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Noi donne
- Maggio 2006
Piccole verità e genio femminile
Paludarsi
nel mondo maschile della Veriotà o fuggire alla presa? Dialogo,
ancora aperto, tra Julia Kristeva e Carla Lonzi
Giovanna Providenti
La sala Montanara
è uno spazio decisamente troppo piccolo per ospitare una personalità
come Julia Kristeva, nota sia tra le femministe che in ambito letterario
e psicoanalista. Io personalmente ci tenevo a non perdermela, e meno male
che, arrivando con mezzora di anticipo, sono riuscita persino a
sedermi, perchè poco dopo la sala straripava di gente in piedi,
e latrio affollato, la fila sulla strada, avrà certamente
scoraggiato qualcuna ad entrare.
Il motivo dellincontro del 21 marzo scorso è stato il premio
Amelia Rosselli vinto dalleditore Donzelli, per avere
pubblicato Il genio femminile, la trilogia di Kristeva dedicata a tre
protagoniste del XX secolo, che si sono distinte nei tre ambiti di interesse
della loro biografa: Hannah Arendt (filosofia politica); Colette (letteratura)
e Melanie Klein (psicoanalisi).
Stava già parlando lassessora Mariella Gramaglia, quando
i flash impazziti dei fotografi hanno annunciato che Julia Kristeva era
arrivata (in ritardo perchè una tv la stava intervistando), e la
mia vicina, quasi parlando con se stessa, mi sussurra: chissà
lei comè poi... voglio dire... veramente.
Ed è da questo punto in poi che, ricordandomi la lettera che Carla
Lonzi scriveva a Julia Kristeva nel 1975 (riportata nel riquadro in questa
pagina), la mia mente ha fatto entrare in campo anche lei, la fondatrice
del femminismo italiano morta nel 1982, che ha trovato subito qualcosa
da rispondere a chi mi sedeva accanto: tradimento sostanziale delle
donne che si paludano nel mondo maschile? .
Intanto continuavo ad ascoltare relatori e relatrici (Nadia Fusini, Federica
Giardini, Pietro Montani, Elisabetta Rasy) che con interventi molto interessanti
hanno presentato limportanza della recente pubblicazione kristeviana,
dialogando con essa sapientemente, identificandone punti salienti e collocandola
nel più ampio versante culturale.
La mia vicina a un certo punto mi fa: bella complicata questa qui!.
E Carla: La clitoridea è la femminile da scoprire, anzi quella
che si scopre da sé, che non appare disponibile allidentificazione
da parte di altri, quella che non serve al mondo maschile, quella che
parla ma non si sente, quella che sfugge alla presa, ...quella che sta
nascendo alla coscienza delle donne, lentamente e faticosamente nellautenticità
di se stessa riflessa nellaltra, mentre tutti la stanno aspettando
sul versante culturale del godimento o di un altro analogo destino.
(da Taci, anzi parla, in riferimento a una frase della Kriteva ne
Le cinesi).
Certo, pensavo tra me, Julia Kristeva è tutta unaltra persona
oggi rispetto a trenta anni fa quando scriveva Donne cinesi, attirando
lattenzione di donne come Lonzi, abituate a pensare in maniera problematica
alla propria condizione di donne, a coltivare il senso della propria autenticità
e ad accorgersi che la rivoluzione del proletariato non le avrebbe aiutate
a liberare se stesse. E nemmeno ladesione ai partiti di sinistra.
E nemmeno il diventare brave come gli uomini, utilizzandone con grande
proprietà il linguaggio dotto, fino a, quasi inconsapevolmente,
finire col farsi portatrici di valori paterni o di spostare
la lotta femminista sul piano delle idee come mezzo di dominio,
come scriveva Lonzi nella lettera mai spedita a Kristeva. E ancora, nel
suo diario, il 12 settembre del 1975: Naturalmente limpostazione
della Kristeva mi ha messo in moto tutto un lavorio mentale. Vorrei incontrarla,
parlare con lei. Mi chiedo se si aprirebbe con me. Dove non le credo è
in una capacità di godimento diversa dalla mia. Anzi mi sembra
una che passa la sua vita a capire e a studiare
molto più di me. Se quella non è trascendenza......
Ma, quando Julia Kristeva inizia a parlare, Carla si ammutolisce dentro
di me per fare spazio al presente. E a quel punto loratrice pronuncia
le seguenti parole: io mi sono viaggiata attraverso i tre volumi
di questa trilogia.
Poi, pur perplessa per il poco tempo e la probabile stanchezza delle moltissime
persone in piedi, non rinuncia a spiegare cosa sta dietro la sua opera.
Innanzitutto il femminismo, che lei divide in tre fasi: suffragismo, parità
e riconoscimento del secondo sesso (di cui Simone De Beauvoir
è emblema) e una terza fase, a cui appartiene lei stessa, e che
è caratterizzata dal contributo delle donne alla pluralità
del mondo. Oggi, dice Kristeva, la singolarità e libertà,
il chi femminile, costituito dellosmosi di vita, pensiero,
corpo, scrittura, e oggetto damore che costituiscono una unità
costante, la carne del mondo, può, e deve, esprimersi
in tutta la sua pienezza. Una pienezza che va nella direzione opposta
del danno più grave per tutte le società, causa dei mali
peggiori: smettere di pensare, non dare più valore al pensiero
critico e originale. Praticamente, ciò che Arendt intravide nel
nazista Eichmann (La banalità del male), e che sta succedendo adesso
in un mondo robotizzato, in cui il marketing ha più valore della
vita umana, e che sembra dimentico che la vita non è solo zoe,
pura materialità, e non è neanche quella irrilevante nacque-lavorò-
morì, di geni come Mozart, riconosciuti solo per la sua opera.
Il genio delle donne da cui Kristeva si è lasciata
viaggiare non è quello eccezionale, divino
dei grandi uomini di genio, ma piuttosto il rifiuto a lasciarsi
ridurre al rango di prodotti o di apparenze... linvenzione terapeutica
che ci impedisce di morire di uguaglianza in un mondo privo di al di là
(cito dal volume su Arendt). Il genio è nella loro soggettività
e nella capacità di trovare strade originali e autonome in un mondo
che non le prevedeva.
Questa genialità alla portata di tutti (che caratterizza la vita
dotata di senso bios, non zoe) ha fatto da motore,
in modo diverso, alle tre donne della trilogia, portandole lungo processi
esistenziali complessi e plurali, come sono quelli di ogni individualità
umana. Per Arendt il motore principale era la comprensione: colei
che comprende fa nascere un senso nel quale si legge, trasformato, quello
degli altri. Tocca a noi decifrare questo processo del pensiero in azione,
che si costruisce-decostruisce. Per Colette il godimento continuo
e diffuso, scrupoloso e sensuale. Ma questi sono dettagli, e quando
si scrive sulla vita e lopera di una donna, ci avvisa Kristeva,
bisogna stare molto attente a non farne un elenco di dettagli, che possono
soddisfare la curiosità di chi legge ma impedire di vedere
insiemi assai più attraenti, ma anche pericolosamente più
complessi.
E questo vale anche per me, mentre mi lascio parlare dentro Carla Lonzi,
e ho tutta laria di stare criticando leccesso di cultura maschile
nel modo di scrivere (perchè tutte quelle citazioni molto dotte
e date per scontate?) e di parlare di Kristeva, anche se mi piacciono
le sue idee. Ma linsieme, pericolosamente più complesso,
non si ferma alle critiche e non è fatto di opposizioni bianco/nero,
giusto/sbagliato, perchè contiene le piccola verità
sia di Kristeva che di Lonzi, come di tutte le altre donne come loro,
mosse da autenticità, dal desiderio di volere vivere in maniera
autentica nel mondo, trovando percorsi originali e rinunciando a
paludarsi nel mondo maschile della Verità.
da Carla
Lonzi Taci, anzi parla, Scritti di Rivolta Femminile, Milano, 1978:
5 settembre 1975. Cara Julia (Kristeva), io credo che il dramma tra noi
donne stia in questo: che una parte di noi tenta di funzionare come quella
piccola verità che tu dici, mentre la maggioranza,
per ora, adopra gli elementi di quella piccola verità, scoperta,
vissuta, sminuzzata dalle altre, e se ne fa strumento per paludarsi nel
mondo maschile della Verità. In questo passaggio si opera un tradimento
sostanziale che vanifica la piccola verità e perciò lesistenza
di quelle di noi che si identificano in essa. E vanifica lazione
femminile, poiché luomo è portato a riconoscere la
donna quando essa gli appare come il fondamento di se stesso, e cioè
quando gli garantisce il piano dei valori, quando lo asseconda nella sua
opera di rimozione (come tu hai chiarito).
Il femminismo contiene entrambe queste tipologie femministe, ma il fatto
che si possa vedere il femminismo esclusivamente come unautoinvestitura
delle donne a essere la Verità dellordine temporale
non fa altro che suffragare la mia ipotesi. Di qui lodio tra donne.
infatti queste ultime finiscono per attivare la sofferenza del misconoscimento
nelle altre, la cui autenticità diventa sinonimo di impotenza e
di cancellazione di sé. Elettre non sono solo le donne che, dimentiche
della guerra tra i sessi, si alienano nella società facendosi portatrici
di valori paterni, ma anche quelle che spostano la lotta femminista (analogamente
a quanto fanno i femministi) sul piano delle idee come mezzo di dominio.
Ora entrambe queste categorie femminili rispondono ai richiami della vaginalità
(in senso lato), mentre le donne che agiscono secondo la piccola verità,
sono psichicamente clitoridee. Anche le omosessuali possono essere estremamente
vaginali. Le donne di cui luomo ha parlato e scritto, cioè
di cui ha registrato lesistenza, non sono altra che diversificazioni
di vaginali.
Laltra non esiste e il motivo è il motivo è da ricercare
proprio allinterno del mondo femminile, che per questo risulta così
dilaniato. Laltro femminismo quello di cui non si parla, di cui
non si può parlare perchè parla da sé e che vive
nei focolai del riconoscimento (in questo senso) fra donne focolai
inutilmente clandestini perché sono da un lato invisibili, dallaltro
continuamente mediati dalle volenterose che intendono renderli competitivi,
perciò visibili, mentre è locchio altrui che deve
cambiare lunico femminismo che riscatti un nome altrimenti
equivoco, è questo. Affrontato individualmente questo scoglio,
che per ora collettivamente è insuperabile, resta da vedere in
che modo la piccola verità funziona.
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