Il Pensiero, agosto/settembre 2010 ALL'OMBRA
DELLE PUPAZZE IN FIORE di Franca Fortunato
"All'ombra delle pupazze in
fiore. Antropologia di un rito nella Calabria grecanica" è il titolo
del saggio di Alfonsina Bellio, frutto di un'indagine iniziata nel 2007, sulla
festa della domenica delle Palme o delle pupazze, le "Persefoni", che
si svolge a Bova e che si inserisce in un'attività di recupero della lingua
e della civiltà dei padri per "arginare il malessere demografico e
l'abbandono". Un rito che affonda le sue origini nel mito greco di Demetra
e Kore-Persefone che, rimasto in auge fino a tutto il Seicento, è ripreso
a Bova negli anni Sessanta e Settanta del Novecento per iniziativa di alcuni studenti
dei licei classici. "In epoca bizantina - scrive Vito Teti nella prefazione
- tutta la Calabria era ellenofona, in età normanna rimase ellenofona la
Calabria meridionale, fino al passaggio definitivo dal rito greco al rito latino,
sancito ufficialmente nella diocesi di Bova con una bolla del 1574, anche se la
presenza del vecchio rito è documentata per tutto il Seicento". L'autrice
racconta l'organizzazione della festa, indaga le origini e il significato simbolico
del rito nella vita degli uomini e delle donne della comunità di Bova e
narra di come le "pupazze", un culto che nell'area grecanica caratterizzava
l'inizio della Settimana Santa della civiltà contadina, si sono inserite
nel rito cristiano della domenica delle Palme. "Diversi giorni prima, alcuni
uomini - racconta l'autrice - hanno già portato grandi rami d'ulivo delle
varietà locali, la chianota sinopolese, e canne lunghe, che servono per
allestire le strutture portanti delle pupazze. Assemblate le varie parti la pupazza
è pronta. La si decora con nastri colorati, merletti, rami di mimosa e
margherite bianche e gialle e altri fiori spontanei e poi frutta in abbondanza.
Alcune figure sono abbellite da orecchini a forma di minuscolo paniere o altri
monili. Ci sono figure molto grandi e altre più piccole, che vengono definite
"madri" e "figlie", nel segno dell'evocazione del mito greco
(Demetra e Kore-Persefone) e, durante la processione, il sacerdote introduce l'evento
con una riflessione. Egli stesso dice che queste palme evocano antiche figure
mitologiche, segnando il passaggio dall'inverno alla primavera, dalla morte alla
vita. I temi della Pasqua cristiana nell'omelia vengono così ricondotti
alla festa primaverile di morte e rinascita e quindi ad antichi culti agrari.
Dopo la benedizione il corteo ritorna nella chiesa e le pupazze sono disposte
ai lati dell'altare e partecipano alla liturgia. Terminata la messa, la processione
riprende, si torna in piazza, e qui arriva il momento conclusivo e centrale del
rituale: le statue vegetali sono smembrate e distribuite a tutti i presenti".
Come non pensare, nella conclusione del rito, all'Eucarestia, dove a essere "ricordato",
distribuito e mangiato, è il corpo e il sangue divino della madre (Demetra)
e della figlia (Persefone) sulla cui separazione - come insegna Luce Irigaray,
massima teorica della differenza sessuale - gli uomini hanno instaurato il patriarcato,
distruggendo le genealogie femminili? Non è questo che si ripete a Bova
quando - come racconta l'autrice - le pupazze, figure femminili in fiore, sono
preparate e portate solo da giovanotti, in un periodo festivo in cui avviene uno
scambio di doni tra fidanzati? Agli uomini il compito di preparare e portare in
corteo le pupazze, alle promesse spose quello di impastare i dolci pasquali per
il proprio futuro marito. Quel rito della domenica delle Palme non è forse
il modo per ri-immolare sull'altare del patriarcato, ad ogni fidanzamento, l'"agnello
sacrificale" della relazione madre-figlia? Suggestiva è l'interpretazione
che l'autrice dà del ritorno della Persefone-Calabria, "fanciulla
bellissima, martoriata da rapimenti e violenze continue che l'hanno precipitata
negli inferi della storia e del tempo, una Kore che nessuna lacrima di madre o
di coccodrillo riesce ancora a riscattare". Una volontà, nel nome
dei padri, - quella della comunità di Bova - di resistenza all'abbandono
dei luoghi, tanto cara ad Alfonsina Bellio come a Vito Teti con cui condivide,
all'Unical, l'attività di ricerca presso il Dipartimento di Filologia. Alfonsina
Bellio, All'ombra delle pupazze in fiore - Antropologia di un rito nella Calabria
grecanica, Ed. Kurumuny, pagg.115, €16,00.
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