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Il Quotidiano
della Calabria - 18 maggio 2009
RICORDANDO
SUSANNA AGNELLI
Franca Fortunato
"La
notizia della morte di Susanna Agnelli ci ha provocato un grande dolore.
È una morte che ci riguarda, perché Susanna Agnelli ha fatto
parte della nostra vita". Inizia così la lettera scritta da
alcune allieve che, negli anni '60, frequentarono la scuola "Eduardo
e Virginia Agnelli" di Roma, la cui presidente era Susanna Agnelli.
Per ricordare questa donna, siamo andate da una delle firmatarie della
lettera, Lorenza Rozzi, che nel 1968, lei emiliana di nascita, venne mandata
a Catanzaro proprio dalla Agnelli e da allora non se n'è più
andata. Ecco come, frugando nella sua memoria, ha voluto ricordare, con
noi, nel giorno della sua morte, Susanna Agnelli, una donna "colta",
"intelligente", "ricca", "privilegiata",
che ha saputo "vivere con altruismo".
"Sono andata - ricorda Lorenza - nella scuola Agnelli nel 1959, per
prendermi il diploma di infermiera professionale e mi sono diplomata nel
1961. Susanna era allora la presidente della scuola e della Croce Rossa,
come tale è rimasta. Era una donna alta, bellissima, elegante e
la sua era una scuola prestigiosa, una delle pochissime scuole italiane.
Ce n'era una a Napoli, una a Milano e una a Bologna. Ho avuto degli incontri
personali molto intensi con lei, perché ho fatto sindacato ed ero
la sua controparte. C'era una profonda stima tra noi, io avevo una enorme
ammirazione per lei e anche timidezza. Nel corso degli anni - una volta
diplomata, sono rimasta otto anni alla scuola Agnelli, e ho fatto anche
il corso di caposala - abbiamo avuto più di una occasione per conoscerci.
Una è stata la normale attività di lavoro. Essendo lei la
nostra presidente e io una persona vivace, combattiva e aggressiva, inevitabilmente
c'è stato questo rapporto di conoscenza. Ero definita da lei la
"comunistaccia". Non facevo politica, facevo sindacato. Fino
al 1965, come infermiere professionali, infatti, non avevamo il contratto
di lavoro per cui abbiamo fatto un'infinità di lotte - era la prima
volta che le infermiere professionali di Croce Rossa lottavano per avere
un contratto di lavoro - per conquistarci diritti come il riconoscimento
delle malattie professionali o il poterci sposare senza doverci dimettere.
Eravamo costrette a lavorare in maniera tremenda, arrivando a fare 30
notti consecutive nei reparti difficilissimi. La scuola, però,
era bellissima, lussuosissima, era stata costruita all'interno della città
della Croce Rossa, per cui avevamo un grande parco. Oggi gremito di case,
allora c'era solo campagna. Io e altre - continua Lorenza con commozione
- abbiamo, comunque, un bellissimo ricordo, maturato nel corso del tempo,
di quella che è stata l'esperienza della scuola Agnelli. È
stata, per noi giovani donne, la scoperta del lavoro che ti piaceva e
ti appassionava e del piacere dell'amicizia tra donne.
"In noi c'è la consapevolezza del valore che ha avuto questa
donna nella nostra vita perché ci ha permesso di acquisire una
professionalità, che ci è stata fatta vivere come una professione
molto nobile e importante. Ho avuto l'opportunità di conoscere
ancora meglio Susanna Agnelli nel 1967, perché fu lei a sostenere
il mio desiderio di andare a Parigi a specializzarmi nell'assistenza al
malato neurochirurgico, in un ospedale della periferia parigina. Tornata
da Parigi ho avuto ancora occasione di frequentarla in occasione del terremoto
della Valle del Belice del 1968. Ci siamo ritrovate nelle zone terremotate.
Lei lavorava tantissimo, come lavoravamo noi. Nel 1968, poi, mi propose
di venire qui a Catanzaro e quindi, se è nata la scuola per infermiere
professionali di Croce Rossa, nel maggio del 1968, che ha poi qualificato
un'infinità di infermiere che si sono sparse in tutta la Calabria,
lo si deve anche a Susanna Agnelli.
"Quando mi sono sposata - ricorda ancora Lorenza con tristezza -
mi ha regalato una bellissima lampada, quando mi sono operata mi ha mandato
un'infinità di telegrammi e fatto tante telefonate. Era questa
Susanna Agnelli, una donna che ha vissuto la sua vita da ricca, da privilegiata
non in maniera egoistica, pensando a sé, ma spendendosi sempre
per le altre. Una grande donna - conclude Lorenza, con riconoscenza -
di grandi risorse umane e civili. È stato un privilegio averla
conosciuta e aver lavorato con lei".
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