Libreria delle donne di Milano
IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 5 giugno 2011

DORINA BIANCHI E IL MASCHILISMO

di Franca Fortunato

«PURTROPPO la Calabria è una regione maschilista», è la spiegazione che la senatrice Dorina Bianchi ha dato al Corriere della Sera (31.05.2011) e che è stata riportata anche da questo giornale, per la sua mancata elezione a sindaca della città di Crotone. La stessa spiegazione avrebbe potuto darla, ma non l’ha fatto, anche la sindaca Letizia Moratti, di fronte alla sua mancata riconferma. Ma davvero la senatrice Dorina Bianchi è stata vittima del maschilismo? Da parte di chi? Degli uomini? Delle donne? Che il maschilismo sia ancora vivo, in gran parte della classe dirigente politica e nella società, non c’è dubbio, ma non credo che abbia a che fare con la sconfitta della Bianchi e meno che mai della Moratti, non fosse altro perché entrambe, nella politica della rappresentanza, non sono delle vittime ma delle vincenti, tanto che la Bianchi è tutt’ora senatrice e la Moratti, prima di diventare sindaca, è stata parlamentare e Ministra di questo paese. O dovremmo pensare che prima il maschilismo della Calabria o della Lombardia non c’era? Le ragioni della sconfitta, perciò, di queste due donne vanno ricercate altrove. Ognuna di loro dovrebbe interrogarsi sul loro rapporto con il potere, con i partiti, con un simbolico maschile, che nega e cancella la differenza femminile. Dovrebbero interrogarsi sulle loro relazioni con le donne, a partire da quelle con cui condividono il potere. A Milano molte donne, durante il governo della Moratti, si erano chieste che cosa fosse cambiato in città in termini di vivibilità e di scelta delle priorità economiche, sociali, politiche e culturali, con l’avvento di una donna anziché di un uomo al governo della città. La risposta era stata: niente, perché quando una donna – come ha scritto Lia Cigarini, su Via Dogana n.80 marzo 2007 - “si limita a prendere il posto di un uomo e ne assorbe le funzioni previste da un ordine sociale pensato da uomini... nulla cambia”. A Milano, in queste ultime elezioni, la maggior parte delle donne ha preferito un uomo, Giuliano Pisapia, a una donna, Letizia Moratti. Questo vuol dire che non basta essere donna per rendersi visibile e riconoscibile dalle proprie simili. Pisapia è un uomo che è piaciuto alle donne, facendo intravedere una politica “altra”, fatta di relazioni, passioni e sentimenti. La Moratti è una donna che non è piaciuta alle donne, perché troppo simile e subalterna alla politica devastante degli uomini. A Dorina Bianchi vorrei chiedere in che modo, durante tutti questi anni di senatrice e durante la campagna elettorale, lei si è resa riconoscibile alle sue simili, in quanto portatrice di una politica “altra”? Non certo per le sue battaglie ideologiche sui valori non negoziabili! Con quali mediazioni, che sia a sinistra o al centro o a destra, si è sempre inserita nella politica? A chi si è sempre affidata? Quale signoria ha messo in campo nel rapporto con la politica? Perché pensa che gli uomini avrebbero dovuto sostenerla, nonostante le sue giravolte? Perché le donne avrebbero dovuto votarla e preferirla a Vallone? Perché parla di maschilismo della Calabria, solo adesso che non è stata eletta? Come pensa di essere credibile quando, durante la campagna elettorale, si è fatta sostenere e promuovere da uno, come Berlusconi, che in fatto di sessismo, misoginia e maschilismo è un maestro? Insomma, capisco la delusione della senatrice, ma presentarsi come vittima del maschilismo non credo sia dire la verità. E lei lo sa. Sono state le cittadine e i cittadini di Crotone che non l’hanno voluta come loro sindaca. Dorina Bianchi e Letizia Moratti, come tante inserite nella politica istituzionale, sono donne piene di energie, di desideri, ma non hanno alcuna signoria femminile. Solo le relazioni femminili, capaci di solidarietà e disposte al conflitto se necessario, danno vita a mediazioni qualificate e generano autorità e signoria femminile. Altrimenti uomo o donna è la stessa cosa. E le donne, al dunque, pagano, come e più degli uomini. Non sono gli uomini, non è la loro misoginia a danneggiare le donne, ma loro stesse, quando mancano di mediazioni femminili qualificate, che disegnino una nuova strada nella vita politica. Niente di veramente essenziale per le donne è più nelle mani degli uomini.