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Repubblica
- 11 gennaio 2008
Vita da
superbambino - l'ossessione del figlio perfetto
Concita De Gregorio
DICIASSETTE
LUGLIO 2007, servizio nel tg delle otto di sera: la pasta corta ha superato
nei consumi la pasta lunga. Gli italiani mangiano più maccheroni
e meno spaghetti, i produttori si sono già adeguati: triplicati
i fusilli. Motivo? I bimbi mangiano meglio la pasta corta, non sanno arrotolare
le fettuccine. I genitori, docili, eseguono. Intervista ad un esperto.
Un cuoco? Un critico gastronomico? Niente affatto: un gastroenterologo.
Il medico compare sullo schermo in camice, dice che in effetti la digestione
della pasta corta è più rapida. Stressa meno lo stomaco.
Pazienza per le trenette al pesto, fine del servizio. Le esigenze del
bambino e i consigli della scienza contro il piacere della carbonara:
uno a zero, non c'è rivincita.
Il bambino
perfetto ha monitorati anche i tempi di digestione. Brevi, perché
alle tre comincia l'attività del pomeriggio e non può essere
appesantito. Canoa, pentathlon, cinese, violino. Mangia biologico, di
preferenza. Non si ammala e se gli capita guarisce subito. E' vaccinato
13 volte nella vita, è sottoposto a cicli di antibiotici almeno
quattro volte all'anno. E' sospettato di patologia ad ogni scarto dalla
rotta prevista. Tre bambini vivaci su dieci sono sottoposti a test del
deficit di attenzione, se faticano ad addormentarsi a luce spenta hanno
probabilmente un disturbo del sonno. I distratti e i pigri non esistono
più: solo principi di dislessia e specialisti pagati all'uopo per
curarli.
I bambini
perfetti imparano una lingua prima del compimento del terzo anno di età
perché è ormai di conoscenza comune che i neuroni preposti
al linguaggio si attivano entro quella data. Vanno dal dentista all'indomani
della caduta dei denti di latte, subiscono interventi di correzione del
palato 150 volte più di dieci anni fa.
A dodici
anni eliminano le orecchie a sventola, un semplice intervento di otoplastica.
A quattordici sono a dieta, a diciotto 25 ragazze su cento desiderano
modificare (diminuire, assai più spesso aumentare) il seno: dieci
lo fanno. Nella fascia d'età elementare le attività sportive
che insidiano il calcio e la danza, per tradizione italica e sessista
i più adatti a sviluppare scatto atletico nei maschi e grazia nelle
femmine, avanzano le nuove discipline: rugby, scherma, golf, canoa (dove
c'è acqua, ovviamente, e anche d'inverno). Pentathlon, caldamente
consigliato dai pediatri per la completezza e autentico inferno dei genitori:
occorrono attrezzature complete da equitazione, fioretto e spada, nuoto
oltreché pomeriggi interi a disposizione per l'accompagnamento.
La domenica le gare. I tornei in trasferta.
I bambini
perfetti sono venuti al mondo con l'anestesia (epidurale, da vent'anni
procedura di massa) e vivono anestetizzati dal dolore, preservati dai
rischi, controllati a vista, accompagnati ovunque. Da baby sitter, in
genere. Le madri lavorano. Sono figli del progresso della scienza e molto
spesso di madri vicine ai 40; 35-45 per l'esattezza: destinati, altrettanto
spesso, a restare figli unici. La "dittatura del figlio", quella
di cui ormai si occupano anche le poste del cuore per via del fatto che
ha soppiantato una qualsiasi anche blanda forma di intimità coniugale
e di vita sociale, ne è la conseguenza diretta: dormono nel letto
dei genitori, dettano la dieta e i tempi di vita, le amicizie. La maggior
parte di frequentazioni fra adulti è conseguenza delle amicizie
dei figli: compagni di scuola o di sport. Magari i genitori si sarebbe
scelti comunque, forse no.
Roberto Volpi,
demografo dell'infanzia e autore di I bambini inventati (sottotitolo:
"la drammatizzazione della condizione infantile oggi in Italia")
sta ora lavorando a un testo sulla tirannia della medicina sull'infanzia:
L'amara medicina. Fa notare come alla sovrabbondanza di stimoli 'cultural'
dei piccoli cresciuti come baby-manager non consegua un miglior rendimento
scolastico dei medesimi: i nostri risultati nei test europei sono tra
i peggiori. Crede che l'ansia da prestazione inculcata dai padri corrisponda
più ad un'esigenza di gratificazione (o di compensazione delle
frustrazioni) degli adulti che non ad una risorsa dei piccoli, che finiscono
per somigliare a robottini identici e sostanzialmente incapaci di affrontare
le vere difficoltà.
"E'
chiaro che il figlio unico di genitori quarantenni è il destinatario
di tutte le aspettative: o lui o nessun altro". Dice: "Non c'è
più nessuna capacità di accettare l'idea di rischio. Dalla
gravidanza in poi la nascita di un figlio è una questione affidata
agli specialisti. Ecografie, diagnosi prenatali sofisticate che scongiurano
la possibilità di anomalie e difetti. Parti pilotati e anestetizzati.
Infanzie concepite come slalom tra timori da scongiurare: vaccini, profilassi,
tutori. Per tutto si chiede il parere della scienza: dai giochi sicuri
ai lettini anatomici. Tuttavia non ci sono studi che certifichino, per
esempio, che le vaccinazioni antinfluenzali facciano diminuire il rischio
di morte per influenza che negli anziani è rimasto identico, 5
per cento, prima e dopo le campagne di prevenzione. L'Unicef dice che
l'Italia è al quarto posto tra i paesi per tasso di mortalità
infantile dovuta a cause non naturali, prima fra i grandi paesi e molto
avanti a Giappone e Stati Uniti: negli ultimi trent'anni le morti di bambini
per cause violente si sono ridotte del 75 per cento ma la percezione è
opposta. Di un pericolo in costante aumento".
Nelle catene
di negozi per bambini interi reparti sono dedicati alla sicurezza: angoli
di gomma per i tavoli e reggisportelli, cancelletti per le scale e cuscini
antisoffocamento. La notizia di premi Nobel cresciuti orfani e fra gli
stenti del vagabondaggio non inficia le vendite. I prodotti per sterilizzare
gli alimenti sono il top di gamma. Le nonne dicevano che mangiare un po'
di terra faceva bene agli anticorpi, roba dell'altro mondo nell'era Napisan.
Vincenzo Calia, pediatra e direttore della rivista Un pediatra per amico:
"L'Italia ha il più elevato numero di pediatri per abitante
del mondo. Tuttavia il tasso di ospedalizzazione è doppio che in
Inghilterra pur essendo le condizioni di salute le stesse. La medicalizzazione
dell'infanzia è capillare. Il sabato e la domenica i pronto soccorso
sono gironi infernali: la gente ci va per qualunque motivo e nessuno li
scoraggia. Quando si decise di introdurre un ticket sui codici bianchi,
quelli delle persone che non hanno niente, per demagogia e per interesse
si stabilì che i bambini fossero tutti come minimo codice verde:
è rimborsato, il bianco no. Inoltre è chiaro che l'eccesso
di medici provoca un'offerta distorta: commercio di malattie. Si enfatizza
una patologia per vendere la sua cura. Il fatto che i bimbi siano pochi
e dunque pregiatissimi è il terreno ideale per coltivare l'ansia".
La vera ragione
per cui un bimbo su tre finisce di notte al pronto soccorso (ci sono folle
la notte, a Roma, al Bambino Gesù) è per traumi causati
non dalla mancanza di salvasportello ma dal fatto che i piccini si sono
lanciati da un armadio (da un letto, da un divano) e fratturati o contusi
pensando di essere come Batman. Pensavano di poter volare, ecco. I cartoni,
la tv: il tema è sconfinato ma la questione del modello è
chiara. Il regalo più grande sarebbe spiegargli fin da piccoli
non solo che volare è impossibile ma che persino camminare è
piuttosto difficile: si cade, spesso. Spesso cadere è utile. Farsi
male serve. Sentire dolore aiuta: per esempio a sentire meglio il piacere.
Da adolescenti,
poi, gli ex bambini perfetti vengono portati in massa da neuropsichiatri
dell'età evolutiva: in prevalenza per sanare lo scarto tra il peso
delle attese e le loro effettive possibilità. Ferita del sé
grandioso, si chiama. Se alimenti un senso del sé grandioso prima
o poi si sfracella. Nell'uso di droghe, per dire: un modo per dimenticare
il fallimento del progetto. L'alternativa è restare da mamma fino
a trent'anni: nemmeno questa un'idea particolarmente felice. Scrive la
madre (separata) di un figlio preadolescente: "Ci siamo iscritti
entrambi a un corso per imparare ad accettare le sconfitte. E' un'iniziativa
del nostro comune, si chiama "Gli ultimi saranno i primi. Bella,
sa?". Ecco, un bel corso a pagamento magari Vangeli alla mano. I
figli perfetti a scuola di imperfezione, fra un corso di cinese il lunedì
e uno di tai chi il giovedì. A lezione per arrivare ultimi e insieme
campetti da allenamento sportivo a porte chiuse, se possibile. Moltissimi
club già lo fanno visto che i genitori, dalle tribune, urlano "ammazzalo".
Poi telefonano agli allenatori - non solo Previti - per far giocare i
figli titolari. I coach, esausti, chiudono i cancelli alle famiglie. Meazza
del resto era orfano.
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