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Repubblica
- 11 Febbraio 2006
Il
fuoco della Belmondo la piccola grande donna
Battuto
Tomba, è lei ad accendere il braciere è un simbolo della
fatica e della volontà Ha vinto tutto, ora è mamma di due
bimbi La piemontese, azzurra più vincente nella storia dei Giochi
invernali, preferita al campione bolognese
EMANUELA
AUDISIO
TORINO -
Non una Superwoman, né una siliconata. Ma una piccola donna capace
di grandi cose. Ad accendere l' Olimpiade di Torino e dell' Italia è
il sorriso di Stefania Belmondo, che corre nello stadio come una pulce.
Una come la nostra mamma, come le donne che ci hanno portato fuori dalla
guerra verso la libertà, come le brave maestre che ci hanno insegnato
le poesie. La più grande fondista italiana di tutti i tempi. Uno
scoiattolino di 37 anni, un affarino, «trapulìn», appunto.
Altezza 1.60 per 45 chili. Una che quando vinceva le sue avversarie russe
erano contente, perché a tirarla in aria ci voleva niente. Aveva
ragione Cocteau: «Gli angeli volano perché si prendono con
leggerezza». Una mamma, non una velina. Con due bambini piccoli
di due anni e 9 mesi che si chiamano Mathias e Lorenzo e che sono il motivo
per cui lei a questi Giochi non gareggia. «Loro hanno bisogno di
me, lo sport non so». Una che ha ancora la scrivania in legno («Mi
piace l' arte povera») e che, incredibile, quando ha tempo non si
piazza davanti alla tv, ma legge i classici russi, Tolstoj e Dostojevskij.
Una di montagna che a tre anni scende sulla slitta costruita dal padre
Albino, con l' hobby della falegnameria, e tiene i piccoli sci rossi di
legno all' ingresso, accanto ai bastoncini di bambù con le rotelline
in fondo. Perché è sempre meglio ricordarsi da dove si è
partiti. Una ragazza normale, di provincia, cresciuta a Pontebernardo,
una frazione di Pietraporzio, in provincia di Cuneo. «Dove l' inverno
arriva prima». E che per la prima discesa lungo il pendio di casa
ha usato il coperchio di una vecchia cucina a gas e il telo di nylon,
con buona pace del design italiano. Anche se sua sorella Manuela si spaventava
e suo fratello Enrico, invece, voleva superarla. Una tipa del nord che
però ha paura del freddo e spiega a tutti che «anche chi
sta al polo mica si abitua». Anche perché il freddo è
il grande nemico delle fondiste. «Il più grande dolore l'
ho provato a Mosca nel '90 quando ero magrissima e sono svenuta dopo il
traguardo, avevo mani e piedi congelati e dalle orecchie mi usciva liquido
bianco». Una guardia delle Forestale che quando arriva in caserma
e vede il letto a castello, fa prendere subito aria al materasso, aiutata
da Deborah Compagnoni, e viene punita dal comandante con un doppio turno
in mensa. Una che sulla scrivania ha le bollette da pagare, come tutte
le casalinghe, non le riviste di moda. Una che il fidanzato Davide Casagrande
all'inizio lo teneva a distanza e implorava la sorella di non dargli l'indirizzo.
Anche se le rose e il telegramma in Finlandia, dove lei gareggiava, non
sono mai arrivate. E che all'inizio, visto che lei era più conosciuta,
quando arrivavano insieme in macchina, veniva scambiato per l'autista.
Una così, pulita. Poco cinematografica, non come l'Albertone Tomba,
bel vitellone felliniano, ma molto asino, che nella trasmissione della
Nbc quando gli chiedono cosa significhi Fiat deve pensarci su un sacco,
come un bambino davanti alle equazioni complicate. Chissà se forse
questo ha pesato sulla decisione di non lasciare che fosse Tomba, l'ultimo
tedoforo, molto conosciuto in tutto il mondo, ma ahinoi anche in Italia,
per alcune gag davanti alla commissione di maturità e sulla strada
(quando con una paletta da carabiniere fermò il traffico sulla
strada per Cortina, altrimenti arrivava tardi a una festa). Anche se Tomba
ha appena preso il diploma di sommelier. Una piccola grande atleta, la
Stefy. «Una piemontese brava, tosta, modesta», dice Evelina
Christillin. Quasi una russa per la sua capacità di macinare chilometri
tra i boschi nelle sue cinque partecipazioni ai Giochi. E tanti titoli:
due ori olimpici, Albertville '92 e Salt Lake City 2002, quattro mondiali,
Falun '93 e Ramsau '99, 24 gare vinte in Coppa del Mondo, una collezione
di medaglie capace di far invidia ad una federazione intera. Una che soffriva
tantissimo non il mondo, ma la rivalità di casa, quella di Manuela
Di Centa, più bella, più estroversa, più appariscente.
Come nella scherma Giovanni Trillini ha sempre subito le stoccate di Valentina
Vezzali, una supermamma capace di programmare maternità e successi.
Stefania, la prima azzurra ad imporsi in una gara di Coppa del Mondo vincendo
la 15 chilometri a tecnica libera. Una che ti sbuca dalla fatica con il
sorriso, che ogni giorno scrive ancora il diario. Una che c' era a Seul
nel '99, quando assegnarono i Giochi a Torino e accettò la lezione
di dizione per non far fare brutta figura alla sua regione. Lei lo sa
che lo sport è l' altro passo della nostra società, ma non
l' unico. Per questo odia i genitori che sollecitano i figli a diventare
campioni. Anche perché una volta stava perdendo il titolo perché
le era caduto il bastoncino, quelle cose che ti metteresti a piangere
per una vita, che ti fanno capire che il traguardo è sempre pronto
a sfuggirti. Tra le poche in questo momento di crisi a dire che il suo
sogno è quello di insegnare. La Stefy, una delle tante donne italiane.
Capaci di alzare la testa.
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