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Repubblica
- 12 settembre 2004
Il
terrore secondo Nafisi novella Sherazade
Quando ci sono repressione e totalitarismo saltano le libertà individuali
Mi domando come l' Europa, passata attraverso l' orrore del 900, non abbia
colto le nuove minacce
di Susanna Nirenstein
Azar Nafisi
si muove e parla dolcemente, come una Sherazade dei nostri tempi, e del
resto anche per lei l' arte del raccontare è stata un rifugio salvifico.
Nel 1997 è stata espulsa dall' Iran per essersi rifiutata di indossare
il velo all' Università di Teheran dove insegnava letteratura straniera,
non prima però di aver tenuto un seminario segreto a sette ragazze,
un appuntamento con Nabokov e James, la Austen e Il grande Gatsby, che
rappresentava l' unico spazio di libertà possibile, tanti momenti
da cui nacque Leggere Lolita a Teheran (Adelphi) che anche da noi è
un best seller.
Signora
Nafisi, l' Italia è sotto shock per il rapimento delle due ragazze
a Bagdad. Pochi giorni fa, in cambio dei due ostaggi francesi, i fondamentalisti
hanno chiesto a Parigi l' abolizione della legge sul velo. Cosa c' è
che non va nel rapporto tra Islam e donne?
"Quando ci sono repressione e totalitarismo il primo target è
la soppressione della libertà individuale. Anche il comunismo condannava
che ci si vestisse secondo i propri gusti, lo giudicava decadente. Hitler,
Mao preferivano le divise. E' l' ideologia totalitaria, che in questo
caso usa la religione".
Il problema
riguarda l' Islam o il fondamentalismo?
"Oggi l' importante è il fondamentalismo, anche se questo
non significa che nell' ambito dell' Islam non ci siano cose da cambiare.
La via della libertà passa attraverso le donne: quando queste sono
trattate come schiave, significa che la società è malata".
Davanti
all' esplosione terroristica in atto, la letteratura può ancora
rappresentare un universo di libertà valido, come lo fu per lei
sotto il regime di Teheran?
"Nei campi di sterminio Primo Levi recitava Dante, si cercava di
respirare leggendo Flaubert. Il totalitarismo prende il buono che c' è
in te, e tu cerchi nuovi spazi. Nei lager la gente viveva delle memorie
più amate, della musica, e così celebrava la vita e non
la morte".
Nei lager
non si poteva fare altro.
"E' una reazione comunque. Non si può nemmeno rispondere con
lo stesso metodo del nemico".
Non si
può usare la violenza?
"A volte è necessaria, ma io non inizio mai una risposta violenta".
Esiste
un Islam moderato con cui parlare?
"La democrazia è un valore universale. Il problema non è
il moderatismo, ma il laicismo, il problema sono i diritti umani che dovrebbero
rientrare in una sfera diversa da quella religiosa".
E' in
contatto con le ragazze a cui insegnava di nascosto a Teheran?
"Sì. Due sono ancora in Iran, ma le altre sono venute via,
chi negli Stati Uniti, chi in Germania o in Canada".
E lei
come si sente in America, dentro il "Grande Satana"?
"Libera di scrivere, di insegnare. Mi piace soprattutto parlare di
quanto mi ci trovo bene. Ma dovunque tu sia non devi mai perdere le tue
capacità critiche. Saul Bellow ha scritto "Si può scampare
al dolore dell' olocausto; ma è impossibile scampare al dolore
della libertà"".
Si aspettava
questa ondata terroristica?
"Mi domando come l' Europa, passata attraverso l' orrore del nazismo
e di Stalin, non si rendesse conto di quello che stava per avvenire".
Non si accorse neppure del sopravvenire dei totalitarismi nel Novecento.
"Nell' Occidente c' è una polarizzazione che non permette
nessun dibattito reale. Bisogna essere più riflessivi".
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