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Repubblica - 17 gennaio 2011
L'autocritica delle donne "non facciamo
squadra e basta imitare i maschi"
Cinzia Sasso
MILANO - Li hanno chiamati gli stati generali
della donna e hanno messo insieme una quantità straordinaria di
informazioni.
Hanno indagato tutto: dal lavoro all'amore, dalla maternità al
sesso, dai desideri ai bisogni. Hanno intervistato loro, le donne reali;
hanno parlato con le centinaia di associazioni che le rappresentano e
a volte le dividono e sono miracolosamente riuscite a fare una sintesi;
hanno fatto il punto su quello che si muove a livello politico e oggi,
all'Università Bocconi, le hanno chiamate tutte a raccolta soprattutto
per illustrare le quindici proposte concrete che sono emerse da questa
ricerca.
Otto mesi di lavoro a tappeto, centinaia di interviste, focus group, incontri
a tu per tu, sondaggi; e alla fine un elenco di quindici cose da fare
per rendere più felici le donne. Quasi un programma politico che
ha l'ambizione, però, di non riguardare solo quella metà
del cielo: perché - scrivono - se nella società italiana
sarà possibile migliorare la qualità della vita delle donne,
la vita sarà migliore per tutti.
Quarant'anni dopo la prima volta - era il 1970 e il femminismo cominciava
la sua rivoluzione - il mensile femminile Elle ci riprova e scopre che
quella rivoluzione è compiuta. Le donne, oggi, sono serene. Le
ragazze arrabbiate che scendevano in piazza con gli zoccoli ai piedi e
le gonne lunghe, sono un retaggio passato. C'è ancora molto da
fare, certo; ma il bilancio è positivo e le donne sono più
soddisfatte che critiche. Insomma, si piacciono, non hanno bisogno di
avere da altri il riconoscimento del loro valore, si sentono libere e
autonome. La fotografia che ci mostra il libro bianco "SorElle d'Italia"
è sorprendente: poche le differenze tra il Nord e il Sud; simile
il sentire delle giovani e di quelle mature. Il lavoro è un cardine
fondamentale della loro vita: è realizzazione personale, indipendenza,
libertà. Le professioni non hanno più sesso: ognuna si sente
in grado di poter fare quello che crede.
Se però le donne non hanno più stereotipi, soffrono nel
realizzare che altri li hanno e, intorno, in effetti, c'è chi pensa
ancora che una ragazza vada bene come infermiera ma non come chirurgo.
Coraggiose, le donne accettano anche di fare autocritica e muovono dei
rimproveri alla loro stessa categoria: non sanno fare squadra, non hanno
imparato uno stile di comando originale, quando fanno carriera sono peggio
degli uomini. L'amore, quello romantico, resta uno dei cardini fondamentali
della vita e la coppia è vissuta come una condizione ovvia e fondamentale.
Certo, non è più inossidabile ed è esposta a turbolenze
e rotture; eppure, anche se chiedono una tutela per le coppie di fatto,
il matrimonio è considerato l'unica, vera forma di unione tra due
persone.
Tramontato il mito della single: non che sia una condizione negativa,
ma solo da giovani: non va bene dopo i quaranta. Chiamate a scegliere
cosa sacrificare per fare carriera, solo il 4% rinuncia alla vita di coppia
e il 7 ad avere dei figli. Importantissima la maternità: un figlio
dà un senso alla vita, tanto che per averlo le donne sono disposte
a fare qualsiasi cosa, anche ad essere madri sole e per questo auspicano
una revisione della legge 40e adozioni più facili. Nuovo anche
il vissuto dei rapporti con gli uomini: l'88 per cento ritiene che un
uomo sia in grado di occuparsi di un bambino piccolo e il 57 che possa
sostituire la madre nella cura dei figli, tanto che il 74 per cento auspica
l'introduzione anche in Italia del congedo di paternità obbligatorio.
Anche il lavoro casalingo è vissuto come una scelta, e però
la maggioranza chiede che sia riconosciuto dallo Stato. Il fatto che sia
scomparso l'antagonismo sociale, non significa però che tutto vada
bene: la nuova donna a tutto tondo, quella che non vuole rinunciare né
al lavoro né ai figli, è una donna molto affaticata, tanto
che il 52 per cento dice che oggi la vita delle donne è più
difficile di ieri.
La mole di informazioni raccolte dall'Istituto Piepoli sono state la base
sulla quale costruire proposte facilmente realizzabili e condivise. Con
la collaborazione degli studiosi più autorevoli e delle associazioni
più impegnate, dopo aver individuato le criticità - un tasso
di natalità trai più bassi d'Europa (1,4 figli per donna),
un tasso di occupazione femminile sotto il 50%, la fatica a conciliare
le due vite in una con pochi servizi e scarsa flessibilità - i
gruppi di lavoro di Elle hanno avanzato le loro proposte. Basterebbero
queste quindici, semplici cose, per fare un'Italia migliore.
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