Il sole 24 ore - 2 novembre 2007

Una medicina della differenza
Uomini e donne non sono uguali. Conoscere le diversità migliora la qualità della vita e la salute di entrambi
Elena Cattaneo

"Effect of gender" o "gender effect", cioè influenza del genere. Si tratta di un'espressione che ricorre sempre più spesso nei titoli di articoli e di progetti di ricerca in ambito biomedico, e consiste nell'interrogarsi su come il fatto di essere uomini o donne, non solo sessualmente maschi o femmine ma anche maschi o femmine con particolari ruoli sociali, possa influenzare il rischio di sviluppare particolari malattie, la percezione delle malattie e il conseguente impatto sulla qualità della vita, i modi in cui queste si manifesteranno clinicamente, quindi anche la gravità, e come i pazienti vengono curati o rispondono ai trattamenti. Per esempio, è ormai dimostrato che la prevalenza delle malattie cardiovascolari aumenta nelle donne dopo la menopausa, e questo può essere dovuto ai cambiamenti ormonali che dipendono dalla biologia femminile. Occorre però considerare anche l'esistenza di una sottovalutazione e un sottotrattamento della malattia cardiaca nella donna rispetto all'uomo dovuto a scarse politiche sociali per ridurre la disuguaglianza di genere.
Vi sono anche situazioni in cui il genere del genitore che trasmette la malattia ne influenza il decorso. Nella corea di Huntington, malattia neurodegenerativa su base genetica che studiamo nel nostro laboratorio, il genere di un individuo può influenzare la trasmissione del tratto mutato di trinucleotidi CAG (citosina, adenina, guanina). "Differenze di genere" insorgono anche per quanto riguarda l'età di insorgenza di questa malattia che infatti dipende non solo dal numero di ripetizioni CAG ereditate nel gene ma anche da altri fattori. In particolare, alcune evidenze indicano che piccole variazioni (polimorfismi) nella sequenza di due geni indipendenti importanti per la funzionalità glutamatergica determinano un ritardo dell'età di insorgenza nei pazienti donna in pre-menopausa rispetto a pazienti uomo con lo stesso numero di ripetizioni CAG. Poiché questi geni sono influenzati da segnali ormonali, questo potrebbe spiegarne la differenza tra i due generi.
Vi sono quindi numerose situazioni nelle quali il fatto di esser maschi e uomini o femmine e donne influenza la salute e il rischio di ammalarsi. Perché e come questo avvenga è il tema di una mostra prodotta dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), che in modo originale tenta di coniugare gli aspetti biologici, sia quelli legati all'evoluzione sia quelli direttamente fisiologici, e quelli culturali per illustrare come si ammalavano le donne nel passato, perché l'alimentazione è così importante per mantenersi in salute e quali indagini sono disponibili e utili per prevenire gravi malattie come il cancro del colon retto o quello del seno.
L'interesse della mostra, che si è avvalsa della consulenza del comitato scientifico di Onda, consiste soprattutto nel fatto che vuole essere divulgativa ed educativa allo stesso tempo, adottando uno stile comunicativo non terroristico o prescrittivo. L'intento della mostra è di stimolare la curiosità del visitatore, in modo da invogliarlo ad approfondire l'argomento sotto molteplici aspetti, inclusi gli aspetti biologici e medici necessari per verificare la validità dei suggerimenti per tenersi in salute e prevenire malattie.
Il ritardo dell'Italia sul piano della valorizzazione della scienza e della medicina come forme di cultura, vale a dire come insieme di conoscenze utili per condurre un'esistenza sociale più piena e attiva, si ripercuote non solo sul piano della latitanza della ricerca biomedica ma anche dell'azione sanitaria per quanto riguarda lo studio e i cambiamenti dei fattori che creano delle disparità nella salute dovute al genere. Ma si evince anche rispetto a una politica della scienza incapace di evitare discriminazioni di genere nell'accesso alla carriera scientifica, nonché di sfruttare la diversità di genere per migliorare la qualità della ricerca. Tutti i rapporti internazionali dimostrano che nella valutazione della ricerca scientifica entrano in gioco dei pregiudizi quando a presentare una proposta è una ricercatrice donna. Ma allo stesso tempo vi sono indagini da cui risulta che le imprese, i gruppi di ricerca e le istituzioni più produttive arruolano una proporzione elevata di donne. Non si può nemmeno più dire che le donne non danno garanzia perché poi si dedicano ai figli e alle famiglie, oppure che gli incentivi a svolgere carriere lavorative riduca la fertilità femminile. Infatti, un rapporto dell'Ocse intitolato "Babies and Bosses" dimostra che proprio i Paesi sviluppati con un più elevato tasso di impiego femminile, accompagnato da adeguate politiche familiari, sono quelli con i più alti tassi di fertilità. Ciò non avviene in Italia, dove le condizioni di discriminazione e l'assenza di politiche sociali e familiari adeguate evidenziano la disuguaglianza di genere tra uomo e donna, influenzando anche lo stato di salute del genere femminile rispetto a quello maschile.

1 "Donne in salute", a cura di Lorenza Merzagora. Progetto architettonico: Giammetta & Giammetta srl - Chiara Caldani. Realizzata da: Onda - Osservatorio nazionale sulla salute della donna, in collaborazione con il Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci e il Post, Perugia officina per la scienza e la tecnologia. Milano, Museo nazionale della scienza e della tecnologia, 6 novembre 2007 - 31 gennaio 2008.