Libreria delle donne di Milano

La Stampa - 25 marzo 2011

Arrivò Alba e le donne d'Italia alzarono la testa

In un Meridiano i romanzi più noti (e un inedito) della scrittrice che fu la testimonial più amata del femminismo.

di Mirella Serri

Una piccola cubana a Roma negli Anni Venti: ovvero una bambina che giocava sotto i pini e raccontava alle amichette storie sull'Isola del Tesoro. Sì, proprio quella di Stevenson, dove però si erano trovati pure suo padre e suo nonno. "Sarà vero?", si interrogavano le altre ragazzette che la scambiavano per una visionaria.

Inizia così, tra autobiografia e favola, tra iguana e vegetazioni lussureggianti dove gli Indios si ingozzano di terra per soffocare e sfuggire alla persecuzione dei conquistadores, Con grande amore, il romanzo fino a oggi inedito di Alba de Céspedes. Che vede ora la luce nel Meridiano mondadoriano pubblicato in coincidenza con il centenario della nascita della scrittrice romana che considerava Cuba la sua vera patria: aveva dato i natali alla nobile schiatta dove i maschi di casa, come suo nonno, presidente della Repubblica cubana in lotta per l'indipendenza, avevano tutti lo stesso nome, Carlos Manuel. Un'ossessione, questo racconto che la seguì tutta la vita, dagli anni Trenta, quando morì il padre, ambasciatore in Italia, al 1968 mentre sotto le sue finestre parigine sfilavano i giovani leoni del maggio francese, fino alla morte nel 1997.

Adesso la ripubblicazione anche dei Romanzi più noti (il Meridiano riunisce Nessuno torna indietro, Dalla parte di lei, Quaderno proibito, Nel buio della notte), con la cura e la bella introduzione di Marina Zancan che ricostruisce percorso culturale, tecniche di scrittura e mix di generi narrativi, riporta sulla scena letteraria la narratrice molto stimata da Palazzeschi e Brancati e divenuta, dopo essere stata a lungo dimenticata, la testimonial più amata del femminismo ruggente a partire dagli anni '70.

Non era un caso: trascinate dalla sua scrittura fluente, le sue irrequiete ragazze, traboccanti di ira e di passioni, di furori e di frustrazioni, incarnano la levata di testa femminile nei momenti più difficili del Novecento, quelli di basso livello, di risacca e ristagno politico e culturale nella vita della penisola. Così nello Stivale in camicia nera, dove echeggiava il trombonesco "siate mogli e madri esemplari!", le studentesse del primo romanzo, Nessuno torna indietro, piombarono come correnti d'aria che raggelavano le parole d'ordine. Le signorine ospitate nell'istituto Grimaldi, in controtendenza, perdono la verginità da ragazzine, diventano le mantenute di borghesi benestanti, reclamano autonomia. "Non erano conformi alla morale fascista", spiegherà la de Céspedes.

Lei stessa era allergica a regole di cui non riconosceva la fondatezza in una esistenza a ritmo accelerato: si sposa a 15 anni, a 17 diventa madre, a 20 si separa, a 23 pubblica il primo racconto, a 24 sconta alcuni giorni di galera per antifascismo, a 27 con il romanzo Nessuno torna indietro è autrice di gran successo. Anche nel dopoguerra le sue donne saranno profondamente irrequiete e desiderose di denunciare che nell'Italia liberata c'erano molti intoppi per il gentil sesso: Alessandra in Dalla parte di lei - scritto tra il 1945 e il 1948 - si compiace per l'egualitarismo nella vita di coppia nella lotta partigiana. Le signore che imbracciavano il fucile e guardavano negli occhi la morte si erano conquistate la parità con i maschi.

La de Céspedes a Bari era divenuta la voce radiofonica della Resistenza e aveva fondato la rivista letteraria Il Mercurio (poi passò a collaborare con Epoca e con La Stampa). Però era arrivata la pace: "Mi esasperava, con il ritorno alla normalità, ritrovarmi nella condizione di subalterna che la società mi attribuiva. Soltanto una donna poteva capire quanto fosse irritante sentirsi sotto tutela". Si profilavano anni non certo ricchi di opportunità: in Quaderno proibito Valeria viene chiamata "mamma" pure dal marito ed è dileggiata e denigrata per il lavoro di impiegata a cui tiene. "Dopo il fascismo era arrivata una classe dirigente infida e cupida di servilismo", spiega Alba. E lei si fa beffe di questi nuovi rampanti della fine degli anni '60 attraverso il ricco e stolido avvocato della Bambolona, portata sullo schermo con gran successo da Franco Giraldi.

Intanto la seguiva fedele nei decenni il romanzo incompiuto dedicato al nonno, un Che ottocentesco e romantico morto per la libertà. "Debbo fare in tempo a concluderlo. Le notti sono diventate troppo veloci", si diceva. Ma anche se le notti fossero state più lunghe probabilmente non l'avrebbe mai portato a termine. Era un libro sognante, un'epopea troppo intima e famigliare per una lottatrice.

Considerata dai detrattori un'autrice per signore, un innocuo dolcificante, al contrario le sue protagoniste hanno incarnato il nervo scoperto, il punto di frattura e di cedimento - ben oltre la questione femminile - di società chiuse, ansimanti e dal fiato corto. E se la storia si ripete, e tante giovani donne del nostro tempo appaiono di nuovo ingabbiate in ambienti asfittici e poco disponibili verso il gentil sesso, queste sue signore e signorine così toste e coriacee oggi anche loro si riaffacciano alla ribalta.