Il Tirreno
30/08/2010
Margherita Dogliani: la manager dei biscotti
che ha portato la cultura in fabbrica
MASSA
CARRARA - Addio estati toscane con incontri, concerti, rappresentazioni teatrali
e eventi culturali al chiaro di luna? Il governo Berlusconi taglia i fondi ai
Comuni per le attività culturali e molti sindaci fanno sapere che saranno
costretti, loro malgrado, ad usare le forbici per tagliare drasticamente gli stanziamenti.
Da Carrara si segnala però un'esperienza che dimostra come anche il privato
può contribuire al made in Tuscany della cultura. E' quella che da sei
anni porta avanti Margherita Dogliani, 52 anni, cotitolare del biscottificio Dogliani
di Carrara. Si tratta di una rassegna estiva dal fascinoso titolo di "Donne,
anima e corpo", che ambisce a portare la cultura tra gli operai e le operaie,
in fabbrica. "La cultura non deve essere gestita esclusivamente dal
pubblico. I privati possono contribuire attivamente con risorse ed energie nuove
alla crescita della cultura", spiega la Dogliani. Dai biscotti ai dibattiti.
L'azienda Dogliani opera nel settore dolciario dal 1948. Angelo e Bartolomeo
Dogliani, nativi di Fossano, in provincia di Cuneo, rilevano negli anni Quaranta
un piccolo laboratorio di pasticceria a Carrara, ai piedi delle Alpi Apuane. L'azienda
è oggi guidata dai tre figli di Angelo: Margherita si occupa del marketing,
Bernardo, 49 anni, sommelier è addetto all'amministrazione e Franco, 48
anni è il pasticciere di famiglia, custode delle ricette più antiche. La
scintilla che innesca in Margherita l'idea di promuovere la rassegna "Donne,
anima e corpo", che qualcuno ha definito una sorta di Versiliana al femminile?
E' scoccata per caso, un giorno in cui la Dogliani, parlando di politica con una
sua dipendente, una ragazza di 23 anni, si sente rispondere: "Non mi interessa,
io voto quello che dice mio padre". Una risposta che la sconcerta: "La
mancanza di tempo e di informazione impediva alle operaie di formarsi un pensiero
proprio. Dovevo creare qualche alternativa ai falsi bisogni inventati dalle televisioni
di Berlusconi. Ma per farle uscire dal guscio, invece di accompagnarle nei luoghi
dove si fa cultura, ho pensato di aprire io le porte dell'azienda e portare loro
nuovi contenuti", ha raccontato la Dogliani a Via Dogana, rivista della Libreria
delle donne di Milano. Eros, lavoro e famiglia. L'inizio, nel 2005,
è avvenuto in sordina. Nel cortile interno del biscottificio di famiglia
è stato sistemato un palcoscenico, le luci, i microfoni e qualche decina
di sedie. Poi nel corso degli anni quel pezzo di fabbrica è diventato un
teatro a cielo aperto con ospiti illustri e un pubblico sempre più numeroso,
a tal punto che spesso gli spettatori sono stati costretti a portarsi uno sgabello
da casa. Sullo sfondo poi il fascino aspro delle Alpi Apuane, le segherie di marmo
della zona industriale e nel cortile un dolce aroma di vaniglia. Molti i temi
affrontati in questi anni: amore, eros, relazioni, pace, lavoro, famiglia. Agli
inizi la rassegna era più imperniata sul mondo femminile, poi l'orizzonte
si è allargato. Nel 2008 ad esempio i temi sono stati quelli della libertà
e dei diritti a vari livelli: il diritto di cronaca, la libertà di coscienza,
i diritti della persona, la libertà dei popoli. Dalla Spaak alla
Proclemer. Questa estate invece si è parlato di sentimenti: amore,
amicizia, desiderio, speranza. Tema: "Sentire e Sentirsi". Ricchissimo
il parterre di ospiti: da Pietro Pignatelli, attore di teatro e cinema, a Anna
Proclemer, attrice simbolo del teatro italiano, a Elisabetta Salvatori fino a
Mario Tozzi, geologo e grande divulgatore scientifico. Negli anni scorsi sono
saliti sul palco personaggi del calibro di Caterina Spaak e di Margherita Hack.
Di Ottavia Piccolo e di Pamela Villoresi. Di Norma Rangeri e Umberto Galimberti.
Di Monica Guerritore e Remo Bodei. Un aspetto particolare dell'esperienza del
biscottificio Dogliani, un'esperienza più vicina a Adriano Olivetti che
alla Versiliana di Battaglia, è il ruolo delle dipendenti nell'allestimento
della rassegna estiva. La Dogliani ha saputo coinvolgere le dipendenti che si
sono costituite in un'associazione. All'inizio hanno aderito solo in tre, oggi
ci sono quasi tutte, una quindicina. Ciascuna contribuisce come può, con
tempi e modalità diverse. "Di pari passo, anche il mio rapporto con
loro si è trasformato. Sento di dover rispondere di più dei miei
comportamenti e delle mie scelte, la mia coerenza deve essere vissuta fino in
fondo. È una grande lezione di vita". L'esperienza focolarina.
La Dogliani è politicamente impegnata, area Pd. E questo suo impegno sociale,
politico e culturale affonda le radici nell'esperienza dei focolarini, che ha
fatto ai tenpi dell'università, a Firenze. Era la metà degli anni
'70, Margherita frequentava Scienze politiche: "In quegli anni i giovani
erano coinvolti da grandi ideali, dalla vita di grandi rivoluzionari. Che Guevara,
Luther King. La rivoluzione evangelica mi ha coinvolto. La vita dei primi cristiani
era una proposta di vita rivoluzionaria. Ma soprattutto la storia di Chiara Lubich
e delle sue compagne mi ha affascinato. Così ho vissuto gli anni universitari
dedicandomi alla rivoluzione cristiana. L'amore scambievole, dare la vita come
misura d'amore, la comunione dei beni". Poi negli anni '80 Margherita
prende le distanze da quella sua esperienza giovanile, ma non la rinnega, la considera
ancora oggi "un marchio nell'anima". Ma la necessità di mettere
l'altro al centro dei pensieri è riaffiorata in Margherita. Che si è
negli anni più recenti avvicinata ai valori della sinistra. Da qui, da
questo crogiolo politico e spirituale, nasce la sfida della cultura in fabbrica.
Un'esperienza che la Dogliani vorrebbe trasferire anche in altre fabbriche. Le
scarpe delle operaie. Ma ci sono anche altre radici che contano molto nella
vita e nell'esperienza della Dogliani. Sono quelle dei genitori, il babbo Angelo
e la mamma Maria Fulvia. "I miei genitori si sono conosciuti in fabbrica.
Lui il padrone, lei dipendente. Mia madre era bellissima, una donna affascinante
e mio padre se ne innamora e la corteggia da subito", racconta Margherita. Di
suo padre, la Dogliani ricorda l'onestà e la lealtà. "Da bambina
qualche volta mi sono sentita trascurata dalla cura che aveva per "il lievito
madre", il quarto figlio come lui lo definiva", sorride Margherita.
Che da piccola era anche gelosa di papà Angelo. "Mi ricordo un giorno
che presa dall'ira, sono andata nello spogliatoio delle donne, ho preso le loro
scarpe e le ho gettate in una tinozza d'acqua. Ero gelosa di tutte quelle donne
che circondavano mio padre...", conclude la Dogliani.
|