| Seminario
Verona, 20 e 21 settembre 2012 Tra
filosofia e psicoanalisi: l'inconscio Il
Novecento è stato il secolo in cui è stato discusso, articolato,
vissuto l'incrocio fertile tra filosofia e psicoanalisi. Oggi lo rimettiamo a
tema a partire dal nodo essenziale dell'inconscio. È attorno all'inconscio
che si può osservare il bisogno reciproco che la pratica psicoanalitica
ha della filosofia e viceversa, pur in posizioni asimmetriche. È la domanda
dell'inconscio che fa sì che la psicoanalisi non si possa restringere ad
una disciplina fondata su un sapere stabile e oggettivo, tanto che ha via via
bisogno di una discussione filosofica dei concetti che aiutino a illuminare il
percorso della pratica. I più grandi psicoanalisti e psicoanaliste, a cominciare
da Freud, hanno avuto una forte passione filosofica non tanto erudita, quanto
vissuta nel comprendere i processi nei quali erano inseriti. Anche la psicoanalisi
contemporanea ricorre alla filosofia per uscire dai modelli interpretativi cristallizzati
e avere la possibilità di pensare quello che capita nella pratica. Così
la filosofia. E si intende qui per filosofia quella aperta alla trasformazione,
inquieta nel suo procedere, mossa dalla domanda posta sempre di nuovo di dove
stia e quale sia la verità soggettiva di chi procede filosoficamente. L'attenzione
all'inconscio, che la psicoanalisi pone al centro della sua pratica, aiuta chi
intende la filosofia come via di trasformazione a mantenere aperta la domanda
della verità che si assume e allo stesso tempo ci colloca soggettivamente.
A non dimenticarsi di essa, a non perdersi nei rivoli del sapere, dei saperi,
diventando professionista della filosofia. Poniamo al centro la domanda: a
quale tipo di inconscio facciamo riferimento, dato che se n'è parlato in
molteplici modi? A quale psicoanalisi, a quale filosofia? Stare in rapporto
con l'inquietudine dell'inconscio, con il desiderio e il reale a cui esso accenna,
è dare valore al fare pensiero che non coincide illuministicamente con
la coscienza. Non per abbandonare la ragione, piuttosto, come ha scritto magistralmente
Maria Zambrano, per arrivare ad un'altra forma della ragione, del pensiero, che
accolga il sentire. In altre parole, per mostrare una ragione che dia conto dell'inconscio
come una forma di pensiero. Questo è un interrogativo e una scommessa,
su cui invitiamo a discutere nel seminario. Assumere l'intenzionalità
dell'inconscio ha conseguenze su diversi piani. Molti concetti si modificano,
ma soprattutto è la posizione nei confronti dell'io, del soggetto, del
discorso, della pratica e della postura che si prende nell'esistenza a cambiare.
Cambia lo stile, l'entrata, il passo nella vita. L'attenzione alla differenza
sessuale ha portato soprattutto le psicoanaliste e le filosofe, ma non solo loro,
a una critica molto dura ai meccanismi di potere che entrambe le pratiche possono
creare quando viene dimenticata la domanda di verità soggettiva e la capacità
di affrontare il rischio del pensare. Basta ricordare Miseria della psicoanalisi
di Luce Irigaray, filosofa e psicoanalista, che, oltre alle critiche rivolte agli
psicoanalisti, non ha risparmiato in altri scritti le critiche ai filosofi quando
perdono il legame con le proprie radici inconsce, in particolare quelle del materno.
Il rapporto tra simbolico, inconscio e reale, indagato a partire dalla differenza
sessuale, come ha fatto anche Lacan nel seminario XX, apre ad un confronto fruttuoso
sul piano del pensiero. Riconoscere il simbolizzabile, accogliendo un resto non
simbolizzabile, interrogare il rapporto con il corpo, con le pulsioni, con il
materno nell'esperienza femminile, diversa da quella maschile mostra un modo differente
di stare in relazione al pensiero. Il
seminario si svolgerà giovedì 20 settembre al pomeriggio, ad iniziare
dalle 15 e continuerà venerdì 21 settembre in mattinata ad iniziare
dalle 9.15, in aula 2.3 alla facoltà di Lettere e filosofia. Il pomeriggio
del venerdì sarà dedicato ad un confronto con pratiche filosofiche
e psicoanalitiche con lo scopo di cogliere il guadagno di sapere sperimentale
che esse offrono. Si parte dalla consapevolezza dell'eterogeneità di queste
pratiche, diverse per intenzione e per andamento. Si tratterà di considerare
la loro efficacia nel modificare il rapporto con il tessuto della convivenza umana.
Modalità di lavoro. Sono programmati alcuni interventi. Ogni intervento
sarà all'incirca di venti minuti. Ci sarà poi il tempo per la discussione
dibattito, in modo che l'andamento dell'incontro prenda una via seminariale e
si faccia pensiero circolante tra le/i partecipanti.
Programma Giovedì
20 settembre 2012 Ore 15, aula 2.3, fac. Lettere e filosofia, via S. Francesco
22 Luce
Irigaray - L'incertezza della coscienza Discussione Cristina
Faccincani - Il cuscino parlante Discussione Riccardo
Panattoni - L'ottica del fantasma Discussione Wanda
Tommasi - L'invidia, male sacro: María Zambrano e Melanie Klein Discussione Venerdì
21 settembre 2012 Ore 9.15, aula 2.3, fac. Lettere e filosofia, via S. Francesco
22 Manuela
Fraire - Che fare del transfert? Discussione Chiara
Zamboni - Sulla soggettività femminile e l'inconscio Discussione Giorgio
Rimondi - L'amicizia e la differenza: Lacan e Merleau-Ponty Discussione Venerdì
21 settembre 2012 Ore 15, aula 2.3, fac. Lettere e filosofia, via S. Francesco
22
Introduce
e modera Annarosa Buttarelli la sezione intitolata: Pratiche psicoanalitiche
alla prova della dimensione pubblica. Antonella
Leonelli - Il primato della relazione nelle pratiche psicoterapeutiche a orientamento
batesoniano Discussione MariaRita
Conrado e Massimo Termini - La psicoanalisi lacaniana di fronte alle emergenze
sociali Discussione Chiara
De Santis - Le pratiche filosofiche alla prova della terapia dei disturbi alimentari Discussione La
partecipazione è libera e aperta a tutte e tutti.
Università
di Verona, dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia, fac. di Lettere
e filosofia e di Scienze della formazione.
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