Libreria delle donne di Milano

Al Circolo della Rosa il 29 settembre 2007 c'è stato un incontro dal titolo:
Cosa (ci) dicono le anoressiche? Con Giuliana Grando (psicoanalista dell'ABA di Venezia) e Paola Balzarro, autrice del romanzo "L'infinito in un boccone".

Monica Bonetti ci scrive:

Care amiche,

ho letto l'altro giorno il protocollo sulla vostra riunione
riguardante i disturbi alimentari. Lavoro anch'io quasi
esclusivamente in questo ambito in un centro per la salute
autonomo femminista qui in Germania da 15 anni.
Quello che è stato detto e riportato dalle terapeute o da chi
fece o fa l'esperienza di queste malattie/disturbi è molto
giusto. Eppure come dice la signora Muraro avete presentato
questi disordini solo da un punto di vista patologico e
secondo una visuale del potere materno, che in questi casi
diviene poi impotenza materna con comportamenti a tutti ben
visibili sbagliati. A me in questa visione mancano molti
aspetti e uno di quelli è l'aspetto politico, come appunto
notò la signora Muraro.

Lavorando da anni con queste ragazze, con le loro madri (a
volte i padri o i partner), ho preso coscienza della
complessità del loro comportamento che offre aspetti
variegati. A me pare che queste ragazze, che diventano ogni
anno più numerose (oltre a bulemiche e anoressiche non
dobbiamo dimenticare quelle che fanno vere orgie di alimenti
senza vomitarli e quelle che amministrano la loro vita da una
dieta all'altra e non hanno che pensieri che per
l'alimentazione), queste ragazze e donne ci vogliono dire
qualcosa politicamente importante (come ad es. è già stato
osservato sulle donne che non vanno a votare perché non
apprezzano il sistema politico odierno). Sono ragazze e donne
che seguono quasi con fervore religioso i principi morali o
filosofici di queste nostre società
globalizzate: il senso dell'estetico (giovane, peso da
bambine, abbronzata, senza peli e con muscoli ma non
troppo), il consumare (un lavoro per tutte noi), la passione
per la tristezza, la dimenticanza della rabbia e da ultimo la
ricerca della prestazione perfetta (corporea o della mente).
E si perdono in questi labirinti che noi adulte/adulti
abbiamo dato loro. Ma non siamo anche noi coinvolte? Queste
ragazze non vogliono forse dire "State attente/attenti,
vedete dove ci si ritrova se seguiamo i principi morali di
questa cultura"? La mia domanda è: quanto potere hanno le
madri sui programmi televisivi o sulle sfilate di moda con le
loro modelle di quasi solo ossa o su Madonna o su Sopfia
Loren con il suo viso al butox o forse finito sotto lo
scalpello o sulle proposte di dieta che ogni ragazza o donna
trova nelle riviste rivolte a loro? Un lavaggio al cervello
dalla culla alla morte per tutte noi!

In quel dialogo si parlava anche di "abusi", in Germania non
si usa più questo termine perché non esiste un uso buono del
corpo della donna. I nostri corpi non sono da usare o
abusare, per cui noi parliamo di violenza sessualizzata. Nel
dialogo si parla molto delle madri che tacciono, ci sono
anche quelle che pure uasano violenza sessualizzata, ma sono
poche, pochissime, se paragonate agli uomini. Anche nei casi
da voi proposti erano uomini che usavano violenza
sessualizzata nei confronti di figlie o nipoti e chissà forse
anche verso le mogli. Chi è il primo responsabile di
questa violenza? Per me è chi la fa: un padre o uno zio,
prevalentemente
un uomo. Perché non approfondire il tema da questo punto di
vista, quale influenza ha sulla figlia questa violenza? Come
amare un corpo che ti può causare un tale dolore non solo
fisico ma anche psichico? Perché non si parla chiaramente
con queste ragazze che la violenza sessualizzata è un
problema politico, che ha a vedere con la maschilità e non
con la femminilità? Forse a queste ragazze servirebbe sentire
donne che non confondano i problemi e che prendano una
posizione politica chiara e che non sottolineano solo il
comportamento passivo delle loro madri. Non voglio qui
approfondire le conseguenze delle violenze sessualizzate.
Secondo gli studi che circolano al momento tra il 40% e l'80%
delle pazienti con disturbi alimentari hanno subito violenze
sessualizzate, nel 95% dei casi provocate da uomini.

Vorrei ancora accennare a quattro altri aspetti dei disturbi
alimentari che secondo me è bene non dimenticare: la cultura
odierna del mangiare (il tempo che gli dedichiamo, quello che
le grandi industrie dell'alimentare ci propongono, il modo in
cui le magiamo, le regole della buona alimentazione che
cambiano di anno in anno portando a certi eccessi come la
fobia dei grassi), l'amore dello sguardo, che l'industria dei
prodotti di bellezza o di salute ci aiuta a coltivare
(impiegando miliardi di euro solo in pubblicità e
felicitandosi se riescono a convincerci che i nostri corpi
non sono "in ordine" e che li dobbiamo riordinare),
l'influsso genetico su certi quadri patologici e sui nostri
corpi (mentre la chirurgia estetica vuole che crediamo di
poterlo eliminare) e da ultimo quello che la signora Muraro e
le sue amiche e amici chiamano il posto vuoto di Dio. Per noi
donne e uomini è molto difficile trascendere noi
stesse/stessi senza un appoggio simbolico potente. Non deve
essere un dio cristiano (ci sono anche altri simboli potenti)
ma non credo che il nostro corpo o la nostra mente sia un
simbolico abbastanza potente per salvarci dalle molte
ingiustizie del vivere e della morte. Secondo me queste
ragazze e donne mettono nel mezzo del loro mondo simbolico
il corpo ("quando raggiungerò un certo peso allora avrò
trovato me stessa e sarò felice" "quando avrò un altro naso,
allora....") contro o per la vita, contro o per la morte. Ho
avuto interessantissime discussioni su questi temi con queste ragazze.

Per queste ragioni, qui sono solo accennate, mi sembra
riduttivo mettere in primo piano il rapporto madre/figlia e
l'aspetto patologico di questi disturbi (comunque non
contesto che ci possono essere casi in cui questo rapporto
sia molto importante e distruttivo per la figlia, ma secondo
la mia esperienza mi sono imbattuta in pochi di questi casi).
Forse potete capire perché sono anni che lavoro senza
annoiarmi con queste ragazze e donne (e in queste poche righe
non ho nemmeno accennato alle problematiche riguardanti
l'obesità), il tema è più che interessante e variegato.

Da ultimo scusatemi se il mio italiano non è tra i migliori,
vivo da troppi anni nella lingua tedesca. Ora chiudo questa
lunga lettera e vi saluto cordialmente.


Trappenkamp, il 30 gennaio 2008

Monica Bonetti