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seguito trovate l'Intervento di Ina Praetorius Il mondo come ambiente domestico,
tratto dal libro La vita alla radice dell'Economia a cura di Vita Cosentino e
Giannina Longobardi. Il
libro è reperibile sul sito www.magverona.it, cliccando dall'home page
sulla sezione a sinistra news e andando poi alla seconda pagina delle news, dove
si trova la presentazione del libro La vita alla radice dell'Economia. Il
mondo come ambiente domestico di Ina Praetorius(1) Il
10 marzo 2006 Claudia von Werlhof, una nota docente tedesca di scienze sociali,
mi raccontò qualcosa che, per dire il vero, sapevo già: la etimologia
spiega molte cose, disse, ed è meglio che la utilizziamo entrambe per capire
meglio il mondo. Poiché ogni concetto abbastanza rilevante dispone di un
significato originario che riconduce a una società non ancora patriarcale,
cioè a una società che non aveva ancora imparato a staccare una
sfera alta maschile da una sfera bassa femminile. Come già detto, lo
sapevo già, ma non l'avevo mai pensato in modo così chiaro e lampante.
Il concetto "materia" per esempio risale alla parola "mater",
cioè madre (da quando ho chiaro questa cosa trovo strano, e succede spesso,
che qualcuno parli di materia morta o di puro materialismo). Parole apparentemente
così diverse come ingenuità (Naivität) e natura risalgono alla
parola nasci che significa essere nati; cultura intende originariamente la cura
del corpo e dei campi, il testo ha a che fare con tessile e crea una connessione
tra prodotti di tessitura e testi verbali, ecc. Talvolta è importante
che un'altra mi dica ciò che so già. Aiuta a chiarire le idee e
a rendere più solido il proprio pensiero. Anche la parola economia ha
un interessante significato originario ma di questo oggi non si parla quasi mai.
Per quanto io ricordi bene non ho mai letto nelle pagine economiche di un giornale
che economia significa originariamente "legge dell'ambiente domestico"(2)
. Nei manuali di economia talvolta si spiega nell'introduzione questa connessione.
Nelle prime pagine si legge anche che il senso dell'economia è quello di
soddisfare i bisogni. Nelle pagine successive, comunque, non si parla più
né di ambiente domestico né di soddisfazione dei bisogni bensì
di soldi e mercato, di costo del lavoro e di formazione dei prezzi, si vedono
grafici che rappresentano l'andamento della domanda e i cicli di congiuntura,
si parla di inflazione, deflazione, interessi e interessi composti, di prodotti
finanziari, bilancia di pagamento, di styling, marketing, coaching, consulting,
outsourcing, grounding, crash
E' vero che sempre più persone sembrano
sviluppare un'avversione verso questi discorsi economici perché scambiano
la cosa prima con la cosa seconda (3). Avvertono che un discorso e la sua messa
in pratica che mette al centro i soldi invece dei bisogni si rivolge contro la
vita. Si crede che la soddisfazione dei bisogni si risolva da sé quando
si aumenta la circolazione del denaro. Ho avvertito chiaramente questo tipo di
disorientamento quando ho partecipato nel gennaio del 2007 per la terza volta(4)
al OPEN FORUM di Davos, il forum aperto al pubblico del WORLD ECONOMIC FORUM.
Nel 2006 la maggioranza dei partecipanti aveva ancora ritenuto il cambiamento
climatico una fantasia nata dalle teste di pazzi/e antiglobali. Nel 2007 invece
quasi tutti si sono resi conto che si debba "fare urgentemente qualcosa"
per il clima. Questo evidente cambiamento di tendenza non vuol certo ancora
dire che siano diventati lampanti i capovolgimenti e gli errori nel pensiero e
nell' agire economico attuale. Non abbiamo ancora ottenuto questa consapevolezza,
almeno non ancora a Davos. Ma comunque si fa strada lentamente una sensazione:
non si è più certi che i dogmi, che hanno rappresentato il fondamento
da tanto tempo, possano servire veramente, a lungo andare, a costruire una vita
soddisfacente. Il fatto che su scala mondiale sempre più persone siano
sotto la soglia della povertà e, come sempre, migliaia di persone muoiano
di fame, si può rimuovere come problema quando si vive nelle roccaforti
del potere lontano dagli slums. Ma gli uragani, le ondate di caldo, inondazioni
e nubi tossiche arrivano, alle volte, anche nelle ville dei padroni. Per questo
motivo le catastrofi climatiche si possono tacere meno facilmente di quelle sociali.
Il cambiamento postpatriarcale nei sentimenti di chi è al potere, causato
da queste catastrofi, è una speranza per tutti coloro che vogliono ripensare
tutto o hanno già iniziato a farlo. La mia conferenza vuole partire
da questo presupposto del disorientamento, quello che ho avvertito chiaramente
quest'anno a Davos e anche in altri luoghi. Vorrei mettermi assieme a un tavolo
con persone che sentono questo disorientamento e vorrei porre di nuovo alcune
domande decisive: - Chi siamo noi esseri umani? - Cosa ci tiene in vita
e cosa fornisce senso alla nostra esistenza? - Come possiamo essere qui presenti
e essere attivi senza nuocere all'altro e senza rendere impossibile una vita buona
ai nostri discendenti?
Chi
siamo noi esseri umani? Nessuno in questa sala, suppongo, ha più di
100 anni. Quasi nessuno dei sei miliardi e mezzo di abitanti di questo pianeta
vive per più di 100 anni. Tutti noi siamo allora stati messi a mondo dalle
nostre madri pochi decenni fa. Eravamo dei neonati bisognosi di aiuto, piangenti
e con il naso pieno di muco. Ignoriamo completamente da dove veniamo e dove siamo
diretti dopo la morte, ma sappiamo in compenso che nessuno e nessuna si è
creato da sé, nessuno/a ha deciso se vuole nascere in una villa, un ospedale
altamente specializzato oppure in una stalla. In genere non abbiamo nemmeno deciso
chi ci debba accompagnare durante gli anni della crescita e quale scuola frequentare.
Veniamo dalla dipendenza e se non ci avessero donato molti anni di cura non saremmo
più in vita. Ancora oggi, una gran parte di ciò che ci serve per
vivere, ci viene regalato: l'aria che respiriamo per esempio, la bellezza o il
vero amore che illuminano l'esistenza. Nessuna e nessuno di noi potrebbero anche
solo per 5 minuti vivere senza l'aria. Siamo tutti quanti adulti e ci autoconsideriamo
autonomi e indipendenti. Certo siamo contemporaneamente liberi: liberi in tutta
la nostra dipendenza da altri(5). Fin dalla mia nascita cerco di gettare nel gioco
del mondo, agendo, "la cosa nuova che è successo quando sono nata."(6)
Libertà non significa niente di diverso. Se le persone non fossero libere,
non avrebbero potuto decidere che le madri siano materia bassa, e che i padri
siano invece delle divinità. Non avrebbero potuto dichiarare che l'autonomia
debba essere il fine ultimo, non avrebbero potuto costruire condutture per l'acqua,
neanche strumenti musicali oppure aerei. Se le persone fossero comunque solo libere
- cosa che desiderano talvolta in modo eccessivo - potrebbero anche decidere di
non respirare più, di non morire più e di sovrapporre al mondo reale
un mondo fittizio senza per altro correre qualche rischio. Tuttavia tutto questo
non è possibile all'essere umano anche se si sforza da secoli di proiettare
la sua dipendenza e debolezza su altri: sulle donne per esempio, tempo indietro
sulle schiave e gli schiavi, oggi su gente di ogni genere, che, secondo loro,
non ha ciò che chiamano cultura, e sugli animali. In effetti sviluppi
come il cambiamento globale del clima dimostrano una cosa: tutti e tutte dipendono
da ciò che non possono produrre di propria iniziativa: dall'aria, dall'acqua,
dalla terra, dal fuoco, da animali e piante, da tradizioni e dal tessuto relazionale
umano(7) . Le persone credenti conoscono un nome per la cosa non disponibile che
era prima di loro e che dà loro quotidianamente nutrimento lo chiamano
Dio. Più che guerre e catastrofi sociali che si possono ritenere necessarie
- per esempio per un bene futuro - i cambiamenti ecologici ci fanno presente che
le idee che riguardano l'uomo libero sono un fantasma che alla fine si rivolge
contro tutti quanti, anche a dispetto del progresso. Oikonomia
come base di "libertà" dell'uomo benestante In Occidente a
partire dall'antichità greca e, a condizioni anche più intense,
dalla nascita del colonialismo e della società borghese, il dibattito economico
corrente si basa su un fantasma: la separazione in una sfera più alta,
cioè spirituale, intellettuale, maschile e un'altra bassa, animale e femminile.
Il mondo viene diviso, generalmente in modo implicito, in spirito e corpo, cultura
e natura, dio e mondo, libertà e dipendenza, polis e oikos, vincitori e
perdenti, oggi: mercato e ambiente domestico, produzione e riproduzione, denaro
e amore, mondo pubblico e privato. Ma così è cominciato tutto.
L'oikonomia fu definita all'epoca dell'antichità greca come dottrina che
riguarda il rapporto utilitario con le merci, le quali servivano alla soddisfazione
dei bisogni dei componenti di una casa. La domanda più importante da porsi
era la seguente: come può un padrone di casa condurre il suo oikos, (che
poteva comprendere una casa padronale, terreno, fabbricati per la produzione agricola,
laboratori e aziende commerciali(8) ) in modo che tutti i componenti abbiano abbastanza
per vivere e il padrone dell'oikos abbia, inoltre, abbastanza per l'esercizio
della sua libertà e che l'ambiente domestico possa conservarsi intatto
nel tempo? Il poeta Esiodo, già prima di Cristo, aveva riassunto in una
formula breve gli elementi essenziali dell'economia patriarcale: "Prima
di tutto solo una casa e la donna e un bue davanti all'aratro."(9) Già
gli insegnamenti antichi sull'economia dicono che nel caso della soddisfazione
dei bisogni si tratta di lavori di livello basso perché riguardano soprattutto
il lato fisico dell'essere umano. Il rapporto quotidiano con i bisogni ineliminabili,
cioè con il nutrimento e con la sua espulsione in senso lato, è
per questo compito delle schiave/i e delle donne, mentre il padrone di casa, da
una parte, predispone in che modo i sottoposti debbano lavorare, ma dall'altra
ha un altro traguardo suo, cioè di impegnarsi nel governo della vita pubblica,
nella filosofia, nella teoria e nella organizzazione dello stato. Per gli antichi
pensatori dell'economia, tutto ciò che aveva a che fare con l'economia
era una parte importante, ma anche molto limitata della convivenza. Il compimento
pratico di questi lavori era compito di coloro che non erano nati liberi. Il commercio
e con ciò la circolazione del denaro era considerato parte dell'arte domestica,
perché entrambi erano legati alla soddisfazione dei bisogni. Nella crematistica,
cioè l'arte di guadagnare denaro per il denaro, già Aristotele vide
il pericolo della sfrenatezza, che doveva essere moderata facendo in modo che
il padre-padrone governasse moderatamente e responsabilmente il patrimonio affidato
a lui (10). E questo è il seguito: oggi il compito più importante
per uomini liberi non è più la creazione di teorie e la organizzazione
finalizzata/adeguata dello Stato bensì il mercato e la circolazione del
denaro (oppure ancora meglio: entrambe le cose assieme, vedi Silvio Berlusconi).
A partire dall'inizio del XVIII secolo al posto dell'insegnamento aristotelico
riguardo alla moderazione virtuosa dell'avidità è subentrato gradualmente
l'idea che i bisogni umani si potevano soddisfare meglio quando il singolo poteva
curare liberamente i propri interessi. Come già nei testi di Aristotele
si intendeva in primo luogo il padre-padrone, cioè uomo adulto e libero
che poteva delegare il soddisfacimento dei bisogni ai suoi sottoposti. Nel corso
dello sviluppo della società borghese e del capitalismo la divisione del
mondo in due si è realizzata anche nell'economia: ora si distingue fra
una sfera dipendente dell'ambiente domestico (11) , che resta responsabile della
necessaria soddisfazione dei bisogni, e un'altra sfera più alta, quella
dell'economia del denaro (economia finanziaria) che si è autodefinita come
la parte decisiva dell'economia e che attira su di sé in misura sempre
maggiore l'attenzione della gente. In modo analogo molti distinguono ancora oggi
fra il primo mondo e il terzo mondo e ritengono naturale che si decida nel primo
mondo cosa deve essere prodotto nel terzo mondo (12) . Circolano, particolarmente
nel XVIII e nel XIX secolo delle teorie per legittimare la cosiddetta naturale
predisposizione alla sottomissione delle donne, delle culture e "razze"
lontane. Essi hanno fatto scomparire nei dibattiti extraeconomici, nei razzismi
e nel sessismo ma anche nei discorsi poetici e religiosi, le prestazioni economiche,
prodotte nell'ambiente domestico e nelle terre lontane subordinate. Il denaro
che in origine era uno strumento abbastanza insignificante dei commercianti, ha
assunto l'importanza di uno strumento di nutrimento (13) , di cui tutti hanno
bisogno e che simboleggia contemporaneamente la potenza della virilità
libera (14). Ciò di cui Aristotele aveva paura, e ciò che lui intendeva
impedire scrivendo la sua dottrina sulla virtù, si è verificato:
il mercato mondiale, dominato sempre più dal mercato finanziario, si allontana
dal soddisfacimento dei bisogni umani e si rivolge contro esistenza e l'agire
umano che era un dono dell'abbondanza. In questa sfera si muovono uomini apparentemente
liberi (15) e, per i successi del femminismo egualitario, anche alcune donne per
realizzare le loro fantasie di immortalità e di fertilità virtuale.
Oggi tutti i settori dell'economia che si occupano dei bisogni primari sono esclusi
dal dibattito economico e sono ritenuti insignificanti rispetto all'economia finanziaria:
l'economia domestica, l'agricoltura a gestione familiare, i lavori di riparazione,
la prevenzione e la cura. Il lavoro, dove occorre davvero aiuto, è considerato
sempre meno appartenente all'economia mentre il plusvalore, in settori sempre
nuovi che creano un bisogno indotto, è ritenuto il cuore dell'economia.
Contro ogni necessità sociale ed ecologica il consumismo è diventato
la colonna portante del cuore d'acciaio del capitalismo (16) ed è diventato
un dovere delle cittadine e dei cittadini (17) mentre migliaia di uomini e donne
continuano a morire di fame e per mancanza di igiene. La divisione del mondo,
causata dal principio organizzativo patriarcale, è mortale per tante persone.
(Naturalmente sappiamo, tutti e tutte, che ci siano stati certi movimenti che
hanno contestato il capitalismo e che hanno anche raggiunto degli obiettivi. Ma
siccome trascurano la bipartizione su basi sessiste che è il nocciolo del
capitalismo anche io trascurerò questi movimenti perché non si basano
su una analisi corretta.). Vita
postpatriarcale Comunque esistono, e sono sempre esistiti, molti uomini e donne
che avevano capito che questa bipartizione era una fantasma senza futuro. Loro
si riconoscono dal fatto che non si fanno dettare il loro stile di vita dalle
riviste di moda. Per esempio a loro piace cucinare e stare seduti nel parco. Sanno
che anche a New York la vita può essere molto noiosa e stanno per questo
a casa. Spesso non hanno assicurazioni sulla vita e non hanno fatto carriera
e non sanno molto dell'andamento della borsa. La loro agenda non è fitta
di appuntamenti e forse non hanno visto tutti i continenti del globo. Talvolta
scrivono una poesia mentre puliscono il bagno. Non ritengono umiliante portare
via la merda degli altri, se non lo fanno per l'intera giornata e per condizione
sociale. Sono a favore di un reddito di base per tutti perché sono convinti
che la maggior parte delle persone vuole impegnarsi in cose sensate anche senza
obbligo, o forse proprio perché non esiste un obbligo, per esempio ascoltare
i loro figli o piantare delle verdure. Le cose che non nuocciono a nessuno sono
la loro occupazione preferita: fanno le passeggiate o leggono - raramente l'inserto
economico dei giornali. Comprano vestiti di seconda mano, talvolta fatti da sé
e non sempre stirati bene. Questa gente ama stare a letto o in un'amaca e trovano
bello ed interessante che assieme a loro sono 6 miliardi e mezzo di importanti
uomini e donne che abitano questo pianeta assieme ad innumerevoli altri esseri
viventi, quell'unico mondo di cui possiamo disporre. Hanno un po' di paura delle
malattie e della vecchiaia, ma non troppa. Trovano urgente fare qualcosa per sostenere
il clima e costruiscono per questo protezioni termiche nelle case. Nonostante
il cambiamento climatico godono del clima più mite che ha portato una primavera
anticipata. Non tutte le persone che si sono rese conto che il patriarcato sta
per finire sono intellettuali e scrivono libri. Molti mettono semplicemente in
pratica l'arte della trasgressione che non è altro che un'arte di ridimensionamento
e di godimento. Essi sono l'avanguardia di una convivenza postpatriarcale: un
avanguardia che non è appariscente e che non ha niente in comune né
con l'ascetismo cristiano né con il protagonismo rivoluzionario. Io invece
sono una lavoratrice del pensiero. Il mio lavoro consiste nel proporre a coloro
che già vivono in modo postpatriarcale (o non ancora) parole adatte in
modo che possano capire e possano esprimere ciò che stanno facendo. Sento
anche che è compito mio litigare con coloro che credono ancora nella bipartizione
del mondo. Essi sono convinti che si tratti di procurarsi a fatica un posto nella
sfera alta di questo mondo bipartito. Prima ho affermato anche che voglio confrontarmi
con coloro che nel frattempo hanno avvertito, fra le due posizioni, un vago senso
di disorientamento. Ora voglio per questo proporre alcune parole adeguate a comprendere
teoricamente le economie postpatriarcali: Il
mondo come ambiente domestico Il significato originario del concetto di "economia"
è dunque "legge dell'ambiente domestico". Come potrebbe essere
allora la legge per un intero ambiente domestico mondiale che non attribuisce
più agli uni una indipendenza illusoria e che impone agli altri che il
loro compito contemporaneamente umile e naturale sia la soddisfazione dei veri
bisogni? Cerco di creare delle ipotesi provvisorie: 1. Nei concetti "ambiente
domestico" e "mercato" riconosciamo due modalità essenzialmente
diverse per descrivere il tessuto relazionale delle faccende umane. 2. Nel
concetto "mercato" il tessuto relazionale appare come un sistema di
scambio, nel quale individui uguali, uomini e adulti seguendo dei contratti, si
mettono in relazione. Scopo e contenuto del loro rapporto è essenzialmente
scambiare per denaro merci e servizi contrattando condizioni razionali. Facendo
così essi cercano di ottenere un vantaggio per sé. (La soddisfazione
di bisogni umani è solo un prodotto secondario ma automatico.) In che modo
questi "homines oeconomici" diventino soggetti autonomi liberi e uguali
non si considera, perché implicitamente si suppone una sfera pre-economica,
generalmente la famiglia o l'ambiente domestico, dove i partecipanti al mercato
vengono generati e rigenerati seguendo regole "diverse", estranee all'economia
dove lo scambio calcolabile è compensato da azioni come "regalare"
e "amare". 3. Il concetto "ambiente domestico" indica allora
in un dibattito androcentrico - s'intende in questo caso concentrato sul mercato
- l'unità di consumo dipendente sotto il governo di un padre-padrone monarchico
e pre-economico, nel quale gli "homines oeconomici" si sentono a casa.
Nei fatti comunque gli ambiente domestici erano da sempre qualcos'altro, cioè
unità economiche, nelle quali le persone soddisfano i loro bisogni, nei
quali si produce e si scambia qualcosa - perché non si scambia merce con
denaro e non esistono prezzi esattamente calcolati. Oggi l'ambiente domestico
in molta parte del mondo non si intende più neanche de jure come piccoli
regni all'interno di stati democraticamente costituitisi. La trasformazione che
questa nuova concezione della convivenza umana comporta per il dibattito economico
e per l'agire economico resta ancora da compiere. 4. In una visione postpartriarcale
questo concetto "ambiente domestico" intende un tessuto relazionale,
nel quale convivono diverse persone contemporaneamente libere e dipendenti da
altri - donne, bambini, uomini, giovani, vecchi, handicappati - in modo che ogni
singolo uomo o donna possa soddisfare i propri bisogni sempre diversi contraendo
dei rapporti di scambio variabili: bisogni di nutrimento, protezione, abbigliamento,
compagnia, senso di vita ecc. Contemporaneamente avrebbero anche la possibilità
di partecipare liberamente alla cosa pubblica (frei Welt gestalten). Siccome l'ambiente
domestico per definizione non domina una sfera più bassa alla quale potrebbe
delegare la soddisfazione di certi bisogni - come peraltro nel mercato - devono
trovare in esso posto tutte le persone con tutti i loro bisogni e con tutte le
loro capacità. 5. Nel senso della definizione postpatriarcale il concetto
"ambiente domestico" potrebbe diventare un modello per la convivenza
in tutto il mondo. Siccome il mondo è, come l'ambiente domestico postpatriarcale,
un rifugio che offre a tutte le persone una quantità d'occasioni, tenendo
presente i loro limiti che sono l'essere nati, la morte, l'essere bisognosi e
vulnerabili. In questo modo potrebbero restare contemporaneamente liberi e dipendenti
da altre ed altri. 6. Pensare il mondo come ambiente domestico postpatriarcale
vorrebbe anche dire, creare ordine nel pensiero: porre al centro ciò a
cui spetta il centro, spostare al margine ciò a cui spetta una posizione
marginale. Significherebbe anche porre al posto della patriarcale bipartizione
del mondo e del conseguente capovolgimento di realtà primaria e realtà
secondaria, una visione dinamica della libertà in relazione con altri ed
altre"(18). 7. Se il mercato viene di nuovo concepito come un tessuto
relazionale secondario allora perde la sua minaccia e può, limitatamente,
avere di nuovo la sua utilità come istanza distributrice di eccedenze.
Anche un mercato globale non è angosciante se è chiaro che esso
è un sistema secondario di scambio e non è in grado di soddisfare
i bisogni umani per nutrimento, abbigliamento, compagnia, partecipazione, senso.
Deve perciò essere sempre integrato in una sfera primaria che è
quella domestica mondiale. Note:
(1)Ina Praetorius è dottora in teologia, autrice di testi, docente, casalinga
e madre di una figlia. Da anni ha fondato, insieme ad altre donne, in Svizzera
Weibwerwirtschaft un gruppo di riflessione sull'economia ripensata a partire dalla
competenza femminile. Quella competenza dell'esserci di cui parla in un discorso
pubblico tenuto nel 2000 a insegnanti di economia domestica, pubblicato nel n.
60 della rivista Via Dogana, La filosofia del saper esserci. Un altro scritto
tradotto in italiano è stato pubblicato dal trimestrale Oggi Domani Anziani,
con il titolo "Pensare il mondo come ambiente domestico". Nell'agosto
2006 è intervenuta al 12° simposio Il pensiero dell'esperienza dell'Associazione
Internazionale delle Filosofe organizzato dall'università di Roma 3, nella
sezione Vita quotidiana. I suoi principali studi non sono ancora tradotti in italiano (2)Oikos
gr. = ambiente domestico; Nomos gr. = legge. Oikonomia = regole dell'ambiente
domestico. (3)Ina Praetorius, Handeln aus der Fülle. Postpatriarchale
Ethik in biblischer tradition, Gütersloh 2005. (4)Cfr. Ina Praetorius,
Mit dem Mut und der frömmigkeit davids, in: Neue Wege 06/2005, 184-191; Ina
Praetorius, NoBalance. Bericht über das Open Forum 2006 a Davos, in: neue
Wege 03/2006, 76-83. (5)Cfr. Ina Praetorius ( a cura di), Sich in Beziehung
setzen. Zur Weltsicht der Freiheit in Bezogenheit, Königsstein/Taunus 2005.
(6)Hannah Arendt, Vita activa oder vom tätigen Leben, München 1986,
199. (7)Ivi, pp. 171. (8)Rosemarie von Schweitzer, Einführung in
die Wirtschaftslehre des privaten Haushalts, Stuttgart 1991, 51. (9)Esiodo
citato in Aristotele, Politica, 1. libro (Hamburg 1981, 48). (10)Rosemarie
von Schweitzer, 1991, 56. (11)Simili all'ambiente domestico sono altre forme
d'impresa oggi emarginate come l'azienda agricola a gestione familiare, le trattorie,
i bar e i collegi ecc. (12)Per il nesso fra ambiente domestico e colonie vedi
anche Claudia von Werlhof (Hg), Frauen, die lette Colonie, Reinbeck 1983, Vandana
Shiva, Das Geschlecht des Lebens. Frauen, Ökologie und Dritte Welt, berlin
1989. (13)Cfr. www.gutesleben.org (14)Cfr. Luce Irigaray, genealogie der
geschlechter, Freiburg 1989, 121-143; Mascha Madörin, die Ökonomie und
der Rest der Welt. Überlegungen zur Problematik einer feministischen Politischen
Ökonomie, in: Diskussionskreis "Frau und Wissenschaft" (Hg). Ökonomie
weiter denken!, Frankfurt/New York 1997, 78-106. (15)Cfr. Ina Praetorius,
Die Welt: ein Haushalt, Mainz 2002, 150-161. Zur Verengung des Freiheitsbegriffs
in der Marktökonomie. Cfr. anche Peter Ulrich, Der ethisch-politisch eingebettete
Markt - programmatische Überlegungen zu einer Praktischen Sozialökonomie,
in: Maren Jochimsen (ua. Hg.), Lebensweltökonomie, Bielefeld 2004, 55-81.
(16)Max Weber citato da Ursula Baatz, Buddismus, Kreuzlingen/München 2002,
91. (17)Cfr. Maranne Gronemeyer, Die Macht der Bedürfnisse. Überfluss
und Knappheit, Darmstadt 2002. (18)Cfr. Ina Praetorius (Hg.), ivi (nota 5). |