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Dicembre 2006
Il posto
vuoto di Dio, a cura di LUISA MURARO e ADRIANA SBROGIO', Marietti 1820,
Genova-Milano, 2006, 245, € 18,00.
Recensione
di Piersandro Vanzan, de "La Civiltà Cattolica"
Identità
e Differenza, un'associazione sorta a Spinea (VE) nel 1988, coinvolge
nei suoi incontri - dedicati ai temi più cruciali dell'oggi socioculturale
e politico - donne e uomini di formazione e orientamenti sociali e politici
molto diversi, mentre, quanto alla religione, nel gruppo ci sono persone
laiche, più o meno agnostiche, e cattoliche, sia "lontane"
dalla Chiesa ufficiale, sia variamente "impegnate". Temi diversi,
ma sempre affrontati col metodo originale e fecondo della reciprocità
femminile e maschile. Nel giugno 2002, dopo una vivace discussione tra
la Muraro e due suore. affiorò prepotente l'interrogativo sul come
dire e pensare "il mistero Dio", oggi. Una ricerca ardua ma
ben presto dimostratasi entusiasmante, tanto che i suoi frutti appaiono
in questo libro, decisamente singolare tanto per la genesi, quanto per
i diversi modi di affrontare quel "mistero": girandoci intorno,
balbettando qualcosa, proponendo l'antico ma detto con parole e modalità
rinnovate, per finire con proposte talvolta sconcertanti ma non prive
di suggestione (alla new age, per intenderci).
E se già negli argomenti trattati in precedenza s'era ben collaudato
il geniale metodo della reciprocità, fu soprattutto nel trattare
"il mistero Dio" che brillarono l'ascolto vicendevole e un rispetto
profondo. "Ciascuno ha potuto dire e dirsi con libertà e nella
convinzione di trovare una sincera accoglienza da parte delle altre e
degli altri. In qualche momento le relazioni furono vivaci e conflittuali,
ma aperte a cercare la verità di ognuna, con una costante attenzione
a non scadere nel banale o nei luoghi comuni" (p. 15). In ogni caso,
proprio in quell'occasione fu evidente che, a parte le suore, la maggioranza
non dava importanza - o addirittura trascurava - la realtà e il
discorso "Dio", pur sentendone la nostalgia e avvertendo il
bisogno di tematizzare quel richiamo in forme e prese di coscienza nuove.
Sicché ha ragione la Muraro quando scrive, nella presentazione,
d'essere stati tutte e tutti "attirati dalla possibilità di
liberare la parolaa/realtà "Dio" da presupposti e usi
linguistici che l'avevano spenta". Gli esiti di tutto ciò
li troviamo ora in questo libro, che - percorrendolo trasversalmente,
nella varietà delle forme espressive (dibattiti, lettere, rettifiche)
e degli approcci teologici, sia neofemministi della reciprocità
(Dio è padre e madre) sia, ripetiamolo, di coloritura new age -
troviamo molto interessante, benché talvolta di non facile lettura,
e sintetizziamo in due parti.
Nella prima, riconoscendo che oggi l'idea/realtà Dio è fuori
moda e che nei più resta un vago imbarazzo - soltanto in qualcuno
è ancora cara, specie nei momenti di bisogno -, il libro affronta
questo problema/mistero - sentito come presenza o assenza, posto vuoto
o altro - sia registrando le varie esperienze, sia confortando le reazioni
innescate proprio da quelle comunicazioni. Dall'insieme risulta che quasi
tutti i/le presenti hanno avvertito un malessere non solo per essersi
fatto (o aver ricevuto) un'immagine/idea sbagliata di Dio, e d'aver spesso
rimpiazzato quell'idolo con altri ugualmente fuorvianti, ma anche per
essersi sentiti troppo certi delle posizioni acquisite e che, proprio
da quel confronto, uscivano variamente incrinate. Tutti/e poi riconoscono
alla capacità magistrale della Muraro, col suo modo di problematizzare
le questioni, il guadagno d'aver chiarito un po' "il mistero tutt'altro
e di fondo", che urge a sponda di ciascuno - l'inquietum cor meum
di sant'Agostino -, e di aver captato meglio le forme tematizzanti e comunicative
(spesso puri ma onesti balbettii), proprie e altrui, nel "dire l'indicibile".
In particolare nelle tre suore è bello lo sforzo d'immedesimarsi
nelle incertezze altrui e di trovare anche vie indirette per mostrare
Dio, oltre che parlarne (p. 16). Il tutto concretizzando quanto scriveva
la piccola grande Teresa del Bambin Gesù, da pochi anni dottore
della Chiesa, nell'ultimo suo manoscritto: "Credevo che i miscredenti
parlassero tanto per parlare", quasi si fingesse il silenzio di Dio.
Invece, "si può realmente perdere la fede; lo so perché
io stessa non riesco più a credere, sono avvolta dalla nebbia,
[
] siedo alla stessa tavola di chi non ha fede e mangio lo stesso
pane; ma l'accetto e da questa tavola non mi allontanerò fin tanto
che Dio lo vorrà" (p. 8).
Di qui la seconda parte, che la Muraro introduce scrivendo: "Queste
parole colpiscono per l'eroica forza d'animo di lei, ma di più
dovrebbero colpire per quello che insegnano come risposta al venire meno
di una fede condivisa", proprio "imparando a condividere quella
perdita". Come? Facendo "come il principe della fiaba, al quale
non è rimasto in mano che una scarpetta: si mette a girare la città"
(p. 9). Ecco il senso e la ricerca del gruppo Identità e Differenza
e di questo libro. E quelli che non si mettono in ricerca, accontentandosi
del vuoto - quasi fosse un progresso moderno -, fanno come i loro avversari
- teologi ripetitivi o credenti abituali -, per i quali tutto è
chiaro, e ti spiegano il mistero assoluto, trascendente personale (incarnazione)
come fosse una teorema algebrico o l'esito di un ragionamento filosofico.
E invece proprio i credenti dovrebbero sapere che il Dio Abramo, Isacco
e Giacobbe è altro rispetto a quello raggiunto dalla filosofia,
il cui apporto resta tuttavia notevole, ma soltanto come preambula fidei.
Di qui la risposta che viene data alla sfida iniziale e moduliamo in due
tempi/atteggiamenti fondamentali. Anzitutto i credenti - particolarmente
se teologi - restino aperti e sempre disponibili al dialogo con quanti
sono in ricerca, evitando l'arroganza di possedere tutta la verità.
Almeno loro, infatti, dovrebbero "sapere di non sapere", memori
d'essere ancora in via, nel frattempo del "già e non ancora"
di quanto sarà in pienezza soltanto alla fine (cfr 1Cor 13,12;
1Gv 3,2).
Di conseguenza, almeno loro dovrebbero ricordare quella pagina del Manzoni,
nei Promessi sposi, quando l'Innominato interrompe Lucia che invoca Dio:
"Dio, Dio, sempre Dio: coloro che non possono difendersi, che non
hanno la forza, sempre han questo Dio da mettere in campo, come se gli
avessero parlato". E la Muraro prosegue, sintetizzando così
le indicazioni del libro per quanti sono non (ancora) credenti, lontani
ma in ricerca: "Ho sbagliato a dire che [nel gruppo] abbiamo parlato
di Dio. Sì, abbiamo cominciato a parlarne, ma non è per
questa strada che siamo andati avanti". Infatti, per la via dell'arida
oggettivazione - metafisica nel senso peggiore - "avremmo imprigionato
il significato della parola [Dio] dentro dottrine umane, inevitabilmente
limitate". Perciò, ecco il guadagno principale: "Non
noi abbiamo parlato di
, ma viceversa, semmai. I momenti buoni del
nostro percorso, e del libro, [
] sono quelli in cui Dio, portato
fuori da contesti religiosi, in un linguaggio che non lo prevedeva, a
opera di persone senza titoli speciali, [
] ci ha consentito di capire
e poter dire qualcosa che altrimenti non avremmo saputo, di noi, delle
nostre vite, dei nostri rapporti" (p. 10).
Esiti e affermazioni che possono anche sconcertare, ma innegabilmente
rivelano suggestive vie nuove che alcune (o molte?) persone battono oggi,
nel generale smarrimento postmoderno, cercando - magari a tentoni e con
balbettii - di rispondere ai "gemiti indicibili" (Rm 8,26) che
lo Spirito urge in noi, comunque e sempre. Potremmo qui osare una conclusione,
approssimativa ma non esagerata: in questo libro trapela qualcosa di nuovo
che, peraltro, sta accadendo un po' in tutto quell'Occidente sazio ma
insoddisfatto che, più o meno esplicitamente, ha relegato Dio nel
privato e, in ogni caso, lo ritiene superfluo o addirittura una "passione
inutile". Augurandoci che il gruppo Identità e Differenza
continui in questo significativo lavoro di apripista - visto che il gruppo
non intende concludere qui la sua ricerca, ma proiettarla oltre il testo
stampato: "nel libro della vita" (p. 234) - ci tornano alla
mente e passano su questo foglio le promesse bibliche sullo Spirito (la
ruhà: femminile!) che, nonostante tutto, "sta facendo nuove
tutte le cose" (Ap 21,5). Di fatto, per credenti e non, per lontani
e vicini, stanno avvenendo cose nuove ma i più sono distratti.
Conforta quindi notare che almeno gruppi come Identità e Differenza
se ne accorgono!
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