Libreria delle donne di Milano


Lunedì 21 gennaio 2008 all'Università Statale di Milano-Bicocca, nel primo pomeriggio Alain Touraine, su invito di Carmen Leccardi, ordinaria di sociologia della cultura, ha presentato e discusso il suo libro di prossima traduzione e pubblicazione in Italia, Le monde des femmes, Fayard, 2006.
Carmen Leccardi precisa che questo testo fa parte di una lunga riflessione dell'autore in cui le donne appaiono come soggetti.
"Il titolo da me proposto" esordisce Touraine "era Il tempo delle donne, ma l'editore l'ha cambiato perché esisteva già un altro libro con lo stesso titolo. Il mio intento in questa ricerca, che vuole essere di sociologia generale e non uno studio di genere, era il superamento della dicotomia: donne vittime o protagoniste?" Il metodo è quello dell'interazione sociologica: una modalità di tipo relazionale, che utilizza tecniche d'intervista qualitative, molto poco oggettive, distanti da quelle, strutturate, tipiche della ricerca quantitativa. Il libro è dunque frutto di una ricerca sul campo, condotta con due gruppi di donne, francesi e musulmane; un lavoro che si è sviluppato, nel corso di tre anni, all'interno di un seminario alla Scuola di Studi Superiori di sociologia di Parigi, dove A. Touraine insegna.
In premessa (prima di entrare nel merito dei contenuti del libro), l'autore disegna un quadro delle battaglie femministe per i diritti della prima metà del '900: il diritto al voto (protagoniste le donne inglesi) e quello all'aborto, che ha trovato l'opposizione della Chiesa (in Spagna hanno iniziato i vescovi, in Italia il papa, il Vaticano) e portato, in Francia, alla legge voluta da Simone Veil.
Secondo Touraine, con queste battaglie per i diritti si è come imposto, al senso comune, l'immagine della donna come vittima.
"Esempi evidenti dell'ineguaglianza fra uomini e donne, su cui tutti concordano e che producono una rappresentazione debole" continua Touraine "li troviamo (ad eccezione dei paesi nordici e dell'Europa orientale) in ambito economico, nel lavoro, così come in quello politico. in Francia ancora oggi molte donne svolgono lavori meccanici e ripetitivi e, in passato, erano collocate quasi solo in settori allora non di mercato, come l'educazione e la sanità (il che, però, dava loro il vantaggio di godere di più tempo libero…). Nell'industria, nelle banche, nel governo e nell'esercito l'ingresso delle donne è molto lento. Su 40 grandi imprese francesi, ce n'è una sola diretta da una donna ed è quella dell'industria nucleare. Il cammino verso l'uguaglianza è dunque molto lento. Mi sono chiesto, anzi, se esista davvero un percorso in questa direzione o se, invece, potrebbe non esistere.
Nell'ambito familiare, poi, c'è una crescita quantitativa della violenza sofferta dalle donne. Questa scoperta è stata una sorpresa. Un terzo degli episodi di stupro sono subiti in famiglia. Dieci-venti anni fa non si sentiva parlare di questi fatti. E anche il fenomeno dell'incesto dei padri sulle figlie ha raggiunto proporzioni elevate.
Perciò c'è questa percezione della donna vittima di violenze. Ma il paradigma vittima/padrone presuppone una società senza attori, attrici. Siamo veramente oggi a questo punto, dentro un sistema senza attori protagonisti, fatto di colonizzati/colonizzatori, operai/padroni, ecc.?
Di fronte a questa domanda, ho deciso di smettere di leggere libri sulle donne, studi di genere, inchieste, questionari, e di ascoltare la parola delle donne stesse. E così arriviamo al tema del mio libro, al cuore della ricerca.
Alle donne che hanno partecipato ai gruppi di lavoro ho posto domande semplici, dirette, che prevedevano risposte libere, aperte (come anticipavo, non mi sono servito di questionari strutturati).
La prima e' stata: "come vi definite?" E tutte, nessuna esclusa, hanno risposto: "sono una donna".
La seconda riguardava la cosa che ciascuna percepisce come più importante, nella sua vita. La risposta è stata, per quasi tutte: "costruirmi come donna".
Queste parole apparentemente semplici, in realtà pesano come macigni.
E pongono immediatamente altre domande: cosa vuol dire essere una donna, costruirsi come donna?
Ho poi chiesto "Come potrete sapere se vi siete realizzate o avete fallito la vostra vita?" La maggioranza ha risposto prendendo come riferimento la sessualità.
E ancora: "Siete consapevoli di una certa superiorità delle donne rispetto agli uomini? E in che cosa consiste questa superiorità?"
La risposta più frequente è stata questa: "la differenza fra gli uomini e le donne è che le donne sono in grado di fare due cose alla volta, mentre gli uomini no. Noi siamo capaci di vivere una vita privata e una vita pubblica. Gli uomini sono orientati solo alla vita pubblica." E non si tratta di psicologia femminile o maschile. Stanno parlando di un cambiamento della società di cui loro sono le agenti primarie. Da cinquecento anni, ovvero da quando è cominciata la modernità in Occidente (in Cina e nei paesi arabi no), cioè la civiltà degli uomini a cavallo, le donne si sono sempre occupate dei bambini, del cibo e della salute. Secondo l'immagine di un arco ben teso, l'ineguaglianza si è tirata fino al punto massimo di tensione, il più lontano possibile. L'astuzia della società occidentale ha conquistato le risorse più rare... Aumentando enormemente la forza di concentrazione e l'ineguaglianza sono cresciuti anche il rischio di esplosione dei conflitti e l'accumulazione delle risorse.
Dopo circa 300 anni di funzionamento di questo sistema, le persone a capo dell'arco teso hanno cominciato a ribellarsi: così abbiamo avuto la rivoluzione francese e il taglio della testa del re, il movimento operaio, i sindacati, i diritti, le leggi, la decolonizzazione, lo statuto dei lavoratori. L'arco si è disteso, allentato. Da una società dell'arco teso siamo passati ad una società senza scopi, senza mobilitazioni; una società del supermercato. Ma c'è solo questo? Direi di no. In Francia da 50 anni, altrove più recentemente, si va formando un grande progetto. Poiché la società degli uomini era fondata sulla polarizzazione, bisogna depolarizzare, riunificare ciò che è stato tenuto a distanza, separato. Noi e gli altri... i barbari. Ebbene, le donne sono le agenti principali di questo cambiamento, di questa depolarizzazione, reintegrazione. Perché? Alle donne era vietata la soggettività. Potevano dire noi, loro, il popolo, la collettività ma non potevano dire "Io… A partire da me, creando in me ciò che diventerà il modello che vale per tutti, contro il modello della polarizzazione". Riunire in sé il pubblico e il privato va al di là dell'opposizione uomo-donna e di tutti i conflitti. L'affermazione di sé come essere di desiderio, così si fa la costruzione di sé... E il riconoscimento dell'altro come creazione della propria libertà. Questo non è né egoismo né godimento solitario… Narcisismo come coltivazione di sé e non come immagine di sé da ammirare nello specchio d'acqua (pp. 75-76 del libro). Vorrei portare un esempio per chiarire questo punto e andare al cuore stesso della mia ricerca. Alla terza riunione del gruppo di lavoro, condotto da una ricercatrice musulmana velata, una donna di circa 32 anni stava vivendo un dramma: abitava con i genitori, sottomessa alla legge della verginità obbligata, adorava i genitori però non tollerava più la sorveglianza del fratello maggiore e voleva andarsene. Ma si sentiva lacerata e piangeva. Una scena commovente, tutte erano coinvolte. Poi si è alzata, ha smesso di piangere e ha detto: "Mi rendo conto che per la prima volta in vita mia ho detto Io".
Qui vorrei citare fra gli altri reazionari Samuel Hungtinton (autore di Scontro di civiltà), che ha predicato l'inevitabilità dello scontro di civiltà. Idea già esposta da altri suoi pari: possono essere i cinesi, gli indiani, gli americani che provocheranno questo shock, non sappiamo, ma... E invece no, questa donna dice che ci può essere un'altra soluzione: "Sono una musulmana, ma non accetto il controllo della comunità musulmana su di me, sono francese e voglio lavorare, voglio una professione moderna, voglio costruirmi il mio io, prendendo da tutte le parti, essere un soggetto dentro di me in relazione alla mia comunità, non mi schiero sennò sarebbe la guerra, non rifiuto a priori niente né del mondo occidentale né del mondo musulmano. Accetto e respingo nello stesso tempo. Voglio scegliere e costruirmi la mia vita, come una vita di donna".
E gli uomini, in tutto ciò? Non ho condotto studi specifici con uomini. Ho tentato con gruppi di uomini in parallelo, ma non hanno parlato.
Siamo in presenza di due livelli. È chiaro che esistono le donne violentate, maltrattate, picchiate, ma non credo che stiamo andando verso un ritorno del maschio. Viviamo già in una società di donne, anche se vediamo gli uomini, o la Chiesa, resistere a questo cambiamento. Gli uomini hanno qualche vantaggio, più soldi, hanno il potere che permette loro una transizione a questa realtà che fanno fatica ad accettare. Siamo in una cultura dell'essere dentro, della soggettività, orientata dall'interno più che dall'esterno e perciò le donne hanno l'iniziativa e gli uomini non resisteranno a lungo. Da 30 anni siamo in questa situazione: gli anni 60-70 sono stati segnati da un cambiamento strutturale, centrato più sulla personalità che sull'economia. Mentre le istituzioni ed il linguaggio sono rimasti ancora vincolati ai valori del passato. Non sono le donne che si devono avvicinare agli uomini, ma viceversa. Per esempio nel campo del lavoro domestico siamo ancora lontani. Gli uomini se ne occupano in percentuali molto ridotte, microscopiche".
Dibattito.
Antonella Nappi
L'ascolto dell'altro che è anche ascolto della natura e saper mediare. Questo è il vero cambiamento. Il mondo è sempre stato delle donne. La soggettività come misura, gli uomini non hanno la misura..
Pinuccia Barbieri
Nella nostra pratica politica alla Libreria delle donne io con altre abbiamo costituito un gruppo sul lavoro e abbiamo ascoltato l'esperienza delle donne: trovo una conferma, molti punti in comune con quanto lei sta dicendo e ha scritto nella sua ricerca. Le donne fanno due-tre lavori contemporaneamente. È uscita una pubblicazione della Libreria delle donne, un Quaderno dal titolo Parole che le donne usano nel mondo del lavoro oggi, in cui diamo conto di parole ed esperienze che non compaiono nelle ricerche tradizionali. Adesso abbiamo creato un altro gruppo che a messo a tema il part-time e la maternità, in cui ascoltiamo la parola delle donne. Come conciliare questi due desideri?
Alain Touraine
La cosa che sorprese me e le altre ricercatrici fu che le donne parlavano assai poco degli uomini. La parola coppia non è stata mai pronunciata. Il loro pensiero profondo non è costruire se stesse per comunicare con l'altro, ma comunicare con l'altro per costruire se stesse. La relazione amorosa era definita come un mezzo, una modalità importante per arrivare al più alto livello di costruzione di sé, il Moi. Non è obbligatorio l'amore eterosessuale, no al grande amore romantico, ma grazie al grande amore potersi costruire .
Per esempio, a Lille hanno chiesto alla sindaca, Mme Audry, che alcune piscine comunali fossero riservate a sole donne. Le piscine pubbliche per legge sono miste. In America ci sono tanti club per sole donne. Questi fatti traducono bene il discorso dell'importanza del rapporto con se stesse o con un'altra donna, più che con un uomo.
Sulla seduzione per esempio in America le donne parlano contro la seduzione e contemporaneamente usano i prodotti della pubblicità che condannano.
È una contraddizione aperta... In un gruppo di ricerca sulla seduzione eravamo ad un punto morto. Una donna marocchina, molto bella e intelligente trovò una risposta soddisfacente: "quando torno a casa dopo avere visto in giro per la città manifesti e spot, mi guardo allo specchio e penso: mi hanno rubato i miei capelli, hanno rubato il mio viso." Questa frase molto semplice ci dice che le donne sono contro l'apparato perché hanno il sentimento che le diserotizzano trasferendo l'eros nei manifesti, negli spot. Una macchina con un uomo nudo sul cofano è una macchina erotizzata e un uomo diserotizzato. Le donne non hanno niente contro la seduzione, ma capiscono che nella pubblicità è l'oggetto che diventa erotico. Evidentemente ci sono differenze fra i diversi paesi. Negli Stati Uniti gli uomini non amano le donne. Gli uomini sono conquistatori a cavallo, persiste il mito della frontiera che si spostava... E le donne sono prostitute. Questa ostilità contro le donne è una immagine puritana. All'università, per esempio, un professore non può ricevere una studentessa nel suo studio se non tenendo la porta aperta. Sotto c'è la convinzione che tutti gli uomini sono dei violenti. In Europa non ho mai sentito una cosa simile.
Di fronte al comportamento delle donne che cercano di conciliare tutto c'è una reazione machista degli uomini…
Silvia Marastoni
Lei ha detto che sono gli uomini che devono avvicinarsi alle donne e non viceversa. Che cosa ha notato in Francia rispetto a questo, da lei auspicato, avvicinamento? In Italia si sono costituiti negli ultimi anni alcuni gruppi di uomini che lavorano su di sé, a partire dalla sessualità. L'anno scorso hanno scritto e reso pubblico un documento sulla violenza maschile contro le donne. È un segnale importante, anche se gli uomini coinvolti sono ancora pochi… In Francia succede qualcosa di analogo?
A proposito della presenza delle donne nella politica tradizionale/istituzionale: in Italia recentemente è stata avanzata da parte di alcune donne una proposta di legge che chiede l'uguaglianza della rappresentanza politica, il cosiddetto "50/50". Durante una conferenza a Milano, interpellata su questo tema, Luce Irigaray si è detta contraria, auspicando invece da parte delle donne l'impegno per la costruzione di altro dall'esistente, di una propria cultura e civiltà (invece dell'inclusione in quella maschile). Lei cosa ne pensa?
Alain Touraine
Le donne, come tutti, non credono alla politique politicienne, come la chiamano da noi, cioè ai partiti; la considerano uno scacco totale. Ma soprattutto questa politica è il mondo degli uomini.
Francesca Zajczyk
Le donne vogliono scegliere, le giovani donne non riescono a scegliere cosa fare, come essere. È vero che non sappiamo se arriveremo a una società di eguali. È vero che la costruzione della soggettività femminile è importante. Se però persiste una condizione di non potere, di pochi soldi per attuare la soggettività - poter scegliere quando lavorare, fare figli... - a cosa servirà questa soggettività? Qual è la relazione fra la costruzione del sé e la politica della rappresentanza nella società per permettere a tutti l'esercizio della soggettività? Anche noi abbiamo fatto una ricerca sulla seduzione che riguardava donne che lavorano in alte posizioni, vicine al tetto di cristallo e oltre. È emerso che la seduzione è stata utilizzata perché anche gli uomini la utilizzano. È un modo di essere donna e come risposta a forme di discriminazione, di difficoltà di affermare la propria professionalità, il merito. C'è molta consapevolezza e cinismo insieme…
(Trascrizione a cura di Laura Minguzzi e Silvia Marastoni)