| Milano,
23/05/2008
Il silenzio e le parole Una
risposta, spero utile, a Patrizia Quartieri e a me. di
Clara Bianchi
Sarò breve, di parole ne sono rimaste poche anche
a me. "Non basta l'indignazione, non bastano le parole..." E' vero.
Dobbiamo misurarci con chi abbiamo vicino ogni giorno: l'amica, i bambini/e che
crescono con noi, i nostri figli, il vicino di pianerottolo, il compagno di una
vita. E' questa a mio modesto avviso la questione vera. Mi sconcertano e
irritano le parole, le troppe parole alle quali non corrispondono sentimenti veri
di rispetto, vicinanza, amicizia, amore. Rischia di diventare una forma narcisistica
di autocompiacimento cara soprattutto alla sinistra e che aiuta solo a nascondere
il vuoto che sentiamo. Mi infastidiscono fiumi di parole "buone"
da tutti, TV, radio, giornali, politici particolarmente buoni e sensibili. Preferisco
in questi tempi bui il silenzio, affrontando i lupi che abbiamo dentro. I
lupi non sono solo fuori di noi. E con questa umiltà, evitando se possibile
ipocrisie, cercare di continuare a vivere, se possibile coerentemente, con rispetto
vero per gli altri e le altre, cercando di perdonare a noi stessi e agli altri
con sincerità e coraggio. Il silenzio non sempre è indifferenza;
mi piace pensare che sia bisogno di raccogliere idee, pensieri, emozioni, buone
o cattive che siano, che creino un varco tra proclami deliranti. Cerchiamo
di avere l'umiltà di ammettere che forse siamo noi a non capire, ci guardiamo
negli specchi per curarci un'immagine di noi tanto cara, non per ricavare uno
straccio di verità. I rom sono un aspetto del problema e forse il più
esteriore e comodo. Funzionano da parafulmine per le nostre cattive coscienze.
Forse ciò di cui abbiamo bisogno davvero è sobrietà di
parole. [...] da "Il tempo ormai breve" di Franco Marcoaldi
Il
modo indicativo Accettare le cose per quello che sono. E l'ombra che si
portano appresso considerarla alla stregua di un dono. |