Libreria delle donne di Milano

15 luglio 2011

Napoli, la “rivoluzione gentile” dei rifiuti

Rassegna stampa a cura di Silvia Marastoni

Con la prima delibera comunale della nuova giunta napoletana e la successiva ordinanza del sindaco De Magistris (racconta Pietro Rinaldi, consigliere comunale per la lista Napoli è Tua, in RIFIUTI. A Napoli c'è anche l'autopulizia cittadina - il manifesto, 3 Luglio 2011) “i comitati e le reti contro discariche e inceneritori hanno visto recepiti diversi punti programmatici frutto di 15 anni lotte”. […] L'avvio della raccolta differenziata porta a porta in diversi quartieri della città”, che porterà “a 325 mila abitanti l'utenza […]; la costruzione di impianti di compostaggio che finalmente permetteranno la separazione e il trattamento dell'umido in città; l'istituzione da subito delle isole ecologiche mobili in tutte le dieci municipalità per sopperire […] all'assenza di quelle fisse; la riduzione a monte dei rifiuti e degli imballaggi”. Un segnale chiaro e importante, che agli interessi economici della “lobby degli inceneritori” oppone il “ciclo virtuoso dei rifiuti”: basti pensare, ricorda Rinaldi, che “se la città di Napoli in pochi anni dovesse superare il 50% di raccolta differenziata porta a porta […] l'inceneritore di Acerra risulterebbe inutile”; e ancor più lo sarebbe la costruzione di nuovi impianti.
“Ma ciò che avviene a Napoli” registra Rinaldi, è soprattutto “ un cambiamento […] di carattere culturale”: un cambiamento che parte dalla cittadinanza, senza il quale delibere e ordinanze perderebbero molta della loro potenziale efficacia. Particolarmente interessanti, dunque, sono i segnali che arrivano da chi si è attivata/o in prima persona con azioni concrete e simboliche che vale la pena di raccontare e valorizzare. Perché anche questo è “il popolo dei beni comuni” di cui scriveva Giuseppe Di Marzo (Referendum, chi vince e chi no, Il manifesto, 19 giugno 2011), che “si muove […] attraverso relazioni, pratiche e proposte nuove”. Una “società in movimento”, come l’ha chiamata “per indicare il passaggio che ci ha consentito di uscire dalle forme classiche” della politica dei movimenti, per impegnarsi nella “costruzione di relazioni orizzontali, organizzate ma non gerarchizzate” che coinvolgono cittadini/e “nella ricomposizione di un tessuto sociale e di una prospettiva […] comune”. Nella ricostruzione di una comunità che agisce politicamente, per amore del mondo.
Il primo esempio, da quel che sappiamo, l’ha dato Rino De Martino (titolare della storica libreria Treves di Piazza Plebiscito, luogo simbolo della città), che ha lanciato la proposta di adottare vicoli, strade e piazze napoletani, e coinvolto più di 50 persone in una “una dimostrazione-evento a cui i cittadini hanno partecipato […] pulendo dalle erbacce gli scaloni del Plebiscito, abbandonati da anni al loro destino” (La Repubblica del 4 giugno 2011 (Cittadini autorganizzati puliscono dalle erbacce Piazza del Plebiscito). “E' stato l'inizio di una nuova […] presa di coscienza collettiva”. E l’azione è stata ripetuta poche settimane dopo (Napoli: bimbi e mamme puliscono piazza Plebiscito - blitzquotidiano.it, 21 giugno 2011) con la collaborazione di una cooperativa sociale che ha coinvolto bambini e ragazzi, seguiti dopo poco”, come in un contagio, “da altri bambini presenti in piazza e […] da alcune mamme. […] Da giorni – dice Antonio D' Andrea della Coop. Assistenza e territorio – cerchiamo di spiegare ai nostri ragazzi quello che sta accadendo […] in città' e come si potrebbe concorrere a risolvere il problema collaborando […] a produrre meno rifiuti e a sporcare di meno''. “I bambini […] hanno raccolto in buste separate carta e plastica, […] fino a quando si sono tolti le tute e i guanti per godersi il meritato applauso dei presenti”. ''La cosa che più mi ha fatto piacere – ha sottolineato Rino de Martino – e' stato il coinvolgimento della gente, che si e' mostrata pronta a collaborare per una città più pulita. Uno slancio civico da non sottovalutare, specie in una giornata caratterizzata da numerose proteste e blocchi stradali proprio per la presenza in città di cumuli di rifiuti''.
Ispirata dall’iniziativa di De Martino, poi, una giovanissima studentessa, Emiliana Mellone, ha chiamato a raccolta “in una sola settimana, attraverso il suo blog (emilianamellone.wordpress.com) e una pagina Facebook aperta allo scopo (www.facebook.com/CLEANAP) più di cento persone che, racconta in due articoli Marina Ferrara (CleaNap: ovvero la resistenza della scopa, Il Punto Magazine.it, 12 luglio 2011 e CleaNap, eccoli gli angeli della munnezza, Il Napolista.it, 28 giugno 2011), “sabato 11 giugno hanno messo a nuovo piazza Bellini, ripulendola dal caos e dalla sporcizia”. Il nome del flashmob, CLEANAP, è “una crasi tra il verbo To Clean e NAP(oli)” che pronunciato suona anche come “CLEAN UP”, rimanda a diversi significati: “moralizzare – pulire – raccogliere – regolare – ripulire”. “Il sottotitolo […], Piazza Pulita!, […] ha una valenza didascalica, ma anche metaforica”. Mentre il logo “rappresenta un Vesuvio stilizzato da cui escono bolle di sapone a simboleggiare la pulizia” e ha “i colori dell’arcobaleno.” “CLEANAP”, ha scritto Emiliana nel suo “manifesto”, “non è un’associazione, non è un organizzazione, né altro… è un gruppo di liberi cittadini accomunati dall’amore per la nostra Napoli e dalla voglia di non stare più a guardare. Ecco perché […] siamo scesi in piazza […]. Armati di scopa, paletta, detersivo, buste e, ovviamente, di buone intenzioni, abbiamo dato dignità ad un luogo stupendo, troppo spesso mortificato”. “Basta con l’ARMIAMMC E IAT! (armiamoci e partite, ndr)” conclude il suo ‘manifesto’, “diamo il nostro piccolo segnale!” L’iniziativa, come si diceva, ha avuto molto successo. “Questo movimento di anziani, giovani, giovanissimi e persone di mezza età” ha ripulito “tutta l’area, riempiendo centinaia di sacchetti di spazzatura estratta dalle mura greche e piantando anche fiori nelle aiuole circostanti con la collaborazione di un altro movimento giovanissimo e ricco di consensi, quello dei Friarielli Ribelli” (che fanno “guerrilla gardening, ndr). “I passanti ringraziano, i turisti si meravigliano, alcune persone si aggregano ai volontari. Il futuro di questa città è all’improvviso nelle mani della gente comune, di chi tratta Napoli con i guanti. […] Loro raccolgono la spazzatura, la differenziano e la portano alle isole ecologiche, riverniciano le ringhiere e le sbarre delle chiese, cancellano dai muri le scritte vandaliche”. “Abbiamo voglia di farlo ancora” ha scritto Emiliana su FB a iniziativa conclusa, convocando un secondo appuntamento per il 26 giugno nella zona dei Banchi Nuovi. “Stesso stile, più partecipanti. Il movimento cresce” registra Ferrara. Mette in moto una reazione a catena: oggi la sua pagina FB piace a quasi 4.000 persone, e per chi non ama o frequenta questo social network è stato creato anche un blog (http://cleanap.wordpress.com/2011/07/07/habemus-blog); l’8 luglio, al loro terzo appuntamento – in Piazza Capuana – è andato anche il sindaco De Magistris; e dai sostenitori vengono indicazioni di altri luoghi da ripulire, di altre iniziative da promuovere….
Nel frattempo (scrivono Vito Laudadio e Andrea Postiglione su Il Fatto quotidiano del 25 giugno 2011 - Rifiuti, la riscossa parte dai Quartieri spagnoli dove i cittadini si fanno netturbini), anche ai Quartieri Spagnoli “arriva la collaborazione dei napoletani che si sono imposti una rigida autoregolamentazione. Via i cassonetti: i rifiuti in strada si portano al passaggio del camioncino […] della municipalizzata del Comune incaricata della raccolta della monnezza. Così, all’arrivo del mezzo, il caratteristico passaparola delle massaie per ritirare dentro i panni stesi in caso di pioggia si è trasformato in segnale per portar giù la spazzatura”. Un’autogestione della raccolta rifiuti che, secondo Pietro Rinaldi, dimostra “come la vittoria delle alternative passa oggi anche per un supporto popolare vero”; e, a ulteriore conferma del desiderio di partecipazione dei napoletani, cita anche “i precari Bros, che […] chiedono di essere impiegati nella raccolta differenziata e che ripuliscono il lungomare. Esempi di protagonismo civico e sociale su cui la […] amministrazione dovrà riflettere comprendendo come oggi speranze, protagonismo e partecipazione si intrecciano in un contesto dove il vero protagonista del cambiamento è la comunità dei cittadini napoletani”.
Infine, c’è chi declina l’autogestione-rifiuti e la raccolta differenziata sperimentando il compostaggio condominiale: succede, racconta Alessio Viscardi (Soluzione all’emergenza rifiuti? Il compostaggio condominiale! - Fanpage.it, 17 giugno 2011), nel condominio Parco della Madonnina di Corso Vittorio Emanuele”, dove si è deciso “di autotassarsi per acquistare una compostiera comune” con cui “riciclare tutta la frazione organica dei rifiuti e creare compost” da utilizzare per “fertilizzare le aiuole del Parco. […] Risultato? Mentre tutto il corso Vittorio Emanuele è una discarica a cielo aperto, i bidoni del Parco sono quasi del tutti vuoti. Autore della proposta è un inquilino molto attivo in campo ambientale, già membro del Wwf: Gianni Morra”. L’esperienza coinvolge circa 60 famiglie, e “l’effetto è che dentro il grosso bidone, i rifiuti, mischiati a strati di terreno e […] micro-organismi […], fermentano per qualche mese per poi diventare ottimo concime”. Per iniziare bastano pochi soldi: “una piccola tassa, tre euro a famiglia, per comprare il necessario. Con questo metodo, il 40% dei rifiuti prodotti […] è scomparso nel bidone. Il resto è tutto materiale riciclabile. Un ottimo esempio da seguire in tutta la città, come ci spiega Gianni Morra: con impianti di compostaggio industriali e incentivi economici ai condomini che si dotino di compostiere, si potrebbe diminuire anche del 60% la quantità di rifiuti da destinare alla discarica. Anzi, con una buona raccolta differenziata si potrebbe arrivare al famoso traguardo dei “rifiuti zero”. E tutto questo, nel cuore della più feroce emergenza rifiuti che Napoli abbia conosciuti negli ultimi anni”.