Libreria delle donne di Milano

novembre 2010

Romapoesia: poEtiche
Serena Fuart

La relazione con le madri, madri simboliche, madri poetiche, le grandi poetesse della seconda metà del secolo scorso; il rapporto con il linguaggio, tema attraversato in diversi modi. Questi, ma non solo, i nodi cruciali che hanno attraversato la manifestazione tenutasi a Roma dall'11 al 17 ottobre, giunta alla quattordicesima edizione.
Il Festival si è anche arricchito di numerosi contributi da parte di molte delle poete più giovani (ma non solo): contributi visivi e video, performance, teatralizzazioni, lavori con il suono e con la musica.
Di questo ricco e importante momento di incontro ne abbiamo anche parlato con Franca Rovigatti, che insieme a Maria Teresa Carbone, lo ha voluto e diretto, che ci ha spiegato più in profondità i temi toccati e ha raccontato la storia del Festival.

Si è conclusa con successo la quattordicesima edizione del festival romapoesia , intitolata poEtiche, e dedicata alla poesia delle donne, tenutasi a Roma dall'11 al 17 ottobre. Per una settimana settanta autrici di diverse generazioni e provenienti da tutta Italia si sono incontrate in diversi luoghi di Roma, affiancando alle letture di testi poetici momenti di confronto per capire come sia cambiata negli ultimi trent'anni la scrittura delle donne, vista come specchio della presenza femminile nella società italiana. Centrale a tutto il festival, questo tema è stato messo a fuoco nella giornata di convegno La voce poetica, cui hanno partecipato, con le poetesse, studiose di diverse discipline.
Il programma di poEtiche ha previsto letture, conversazioni, proiezioni, ascolti, performance, presentazioni di libri, ed è attraversato da alcuni nodi cruciali:
- quello della relazione con (dell'omaggio a) le madri, le grandi poetesse della seconda metà del secolo scorso - Amelia Rosselli, Patrizia Vicinelli, Anna Malfaiera, Alda Merini, Nadia Campana, Cristina Campo, Claudia Ruggeri, Paola Febbraro, Piera Oppezzo: le nostre Genealogie.
- quello dell'italiano in cui si scrive e del rapporto con altre lingue: la traduzione di poesia (i Passaggi), ma anche il parziale abbandono di una diversa lingua madre (Sul confine).
- quello del rapporto tra parola, musica e immagine: sempre più spesso le giovani poete sono anche artiste visive, video-artiste, musiciste, performer, muovendosi alla luce di quell'idea di "poesia totale" che romapoesia, fin dalla sua prima edizione, ha convintamente sposato.

"Una delle pochissime - quattro - autrici invitate che per necessità o per scelta non saranno con noi in questa avventura ci ha chiesto con tono di sfida: Ma l'anno prossimo farete venire solo uomini? - scrivono Rovigatti e Carbone in PoeEtiche - romapoesia 2010 il 27 settembre 2010 - Che bella idea sarebbe, abbiamo pensato, perché il segno dell'assenza potrebbe forse, finalmente, lasciare ai poeti (si intende: ai poeti maschi) lo spazio per scoprirsi parte di un tutto. Parte di un tutto: l'idea, rovesciata, vale anche per le donne, poetesse o poete che si vogliano dire. E già l'esitazione nel riconoscerci in un nome può essere di aiuto per capire dove siamo, coglie fin troppo bene quel movimento ondeggiante tra un passato al quale non assomigliamo più e un presente che non ci assomiglia ancora. Questo è il territorio incerto in cui ci troviamo e che vogliamo esplorare in una verifica che si vuole aperta, pubblica, non separata...." L'interessante articolo si focalizza sul linguaggio: "L'ipotesi di un linguaggio di genere, formulata quarant'anni fa dal movimento femminista, coincideva con il sogno che le nostre voci avrebbero potuto cambiare il mondo. È arrivato il momento - soprattutto qui e ora, in un paese nel quale è sempre più faticoso riconoscersi - di fare i conti con quella ipotesi, portandone alla luce la forza e le fragilità, per vedere insieme se e come possa essere oggi ancora vitale. E la risposta appassionata delle autrici - non soltanto di quelle che abbiamo chiamato per questo primo incontro, ma anche di tante altre che con generosità hanno accolto come loro il progetto - ci conferma quanto sia necessario strapparci di bocca le parole consumate e spalancare gli occhi sulla realtà, anche a costo di affrontare i limiti che abbiamo preferito ignorare, di portare alla luce i conflitti che abbiamo spesso nascosto.
La poesia è lo specchio impudico e inesorabile che noi puntiamo su questa realtà, senza sapere che immagini, anche di noi stesse, ci potrà restituire..."

La manifestazione, realizzata grazie al sostegno dell'Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione di Roma Capitale, è stata un vero successo: ognuno degli appuntamenti vantava un pubblico fitto e attento. Grande riscontro anche nei licei: i ragazzi si sono appassionati davvero ponendo un sacco di domande e questioni anche dopo lo squillo della campana.
Il festival si caratterizza inoltre per essere multimediale: sul canale Youtube è già possibile prendere visione di alcuni filmati e approderanno tra breve tutte le letture dell'esc, che sono una cinquantina. E' attivo anche un blog, romapoesia.blogspot.com e una pagina su facebook.

Nel dettaglio

Per saperne un po' di più di questa interessante manifestazione abbiamo parlato con Franca Rovigatti che, insieme a Maria Teresa Carbone, ha voluto e diretto il Festival. Com'è nata l'idea della manifestazione, la storia, i nodi cruciali trattati, la differenza del fare poesia tra donne e uomini, sono tutte domande a cui ha dato risposta Franca e che ci permettono di entrare nel vivo del Festival.

"Come nasce l'idea e qual è la storia di questa iniziativa che arriva quest'anno alla 14 edizione?"

"romapoesia nasce nel 1997 - spiega Franca Rovigatti -: lo fondo io insieme a Luigi Cinque: e fin dalla prima edizione è evidente l'idea di una poesia che esce dalla pagina scritta, prende voce e corpo, diventa performance, si coniuga con la musica, il teatro, la videoarte. L'idea di poesia come "arte totale". Da allora (grazie anche agli apporti, tra gli altri, di Nanni Balestrini, Lello Voce, Maria Teresa Carbone, Marco Palladini, Daniela Rossi, Andrea Cortellessa, Lidia Riviello) tutte le edizioni hanno confermato questa concezione anti-intimista della poesia. romapoesia ha ospitato i primi slam poetry italiani; qui è nato un festival nel festival, "doctorclip", di videopoesia; qui si sono svolti concerti di interazione non illustrativa tra musica e poesia; in collaborazione con la Fondazione Baruchello sono nate performance visivo-poetiche. Inoltre, il festival ha creato una serie di importanti vetrine della poesia latino-americana, indiana, africana, russa, giapponese: portando a Roma poeti che, data la lontananza delle lingue e culture, erano di fatto noti a pochissimi. Quest'anno, Maria Teresa Carbone e io abbiamo fortemente voluto poEtiche, un festival dedicato esclusivamente alla voce delle poete, solo donne.

"Quest'anno il programma del festival era attraversato da due nodi cruciali: la relazioni con le madri e con il linguaggio."

"Forse i nodi erano più di due, forse i nodi sono tanti. La sezione che abbiamo chiamato Genealogie, e che non ha avuto una sede propria, ma è scorsa (come sangue sotterraneo) per tutto il festival, ha voluto essere una presa di coscienza della nostra ascendenza femminile, di chi sono le nostre "madri": a quali voci, di quali poete/sse della seconda metà del Novecento possiamo legittimamente far riferimento, trovare nostro senso e radici. Madri simboliche, madri poetiche. Quanto al linguaggio, è chiaro che, trattandosi di poesia, era il tema centrale. Che abbiamo cercato di attraversare in diversi modi: dal chiederci che ne è oggi della gloriosa utopia del linguaggio-di-genere-che-avrebbe-cambiato-il-mondo frequentata dal femminismo anni Settanta; all'esplorazione dei delicati meccanismi che governano la traduzione di poesia; all'indagine sul rapporto lingua-madre / lingua-matrigna nelle poete di confine o di altra nazionalità che scrivono in italiano; alla riflessione del rapporto tra poesia, biografia e memoria; al rapporto poesia sperimentale / sperimentazione del senso, ecc. Ma, come dicevo, i nodi, gli angoli, gli spunti sono stati tanti: per esempio, molte delle poete più giovani (ma non solo) hanno accompagnato la loro lettura (e/o recitazione) con interessanti contributi visivi e video, ci sono state performance, teatralizzazioni, lavori con il suono e con la musica. Il panorama è stato ricco, variegato, intenso e molto attuale"

"C'è una differenza fra il fare poesia degli uomini e quella delle donne? Se sì, quali sono le caratteristiche del fare poesia delle donne?

"Ah, qui torna, sotto sotto, il tema del linguaggio di genere contrapposto all'idea di linguaggio neutro... Tema assai complicato, e forse, in questo momento, neanche troppo utile: sul quale non mi sento, non ci sentiamo, di pronunciarci in modo definitorio, tanto meno definitivo. Quello che invece risulta evidente è il gran numero, adesso, delle autrici che si dedicano alla poesia con ottimi risultati. Il non subordine, in questo ambito, del femminile al maschile".

FRAGILI GUERRIERE

Molto interessante il video presentato da Daniela Rossi con l'intervento di Rosaria Lo Russo. Daniela Rossi, con cui sono in relazione, è autrice, promotrice da sempre del Festival Riso Rosa e di altre importanti manifestazioni, come Bolzano Poesia, che a fine novembre-inizio dicembre 2010 ha in programma tre importanti incontri incentrati sulla figura di Penelope. Rosaria Lo Russo è poetessa, traduttrice, saggista, lettrice-performer, attrice e insegnante di poesia.
Il video porta il nome di FRAGILI GUERRIERE (Amelia Rosselli e Patrizia Vicinelli)

Il video è un personale omaggio di Daniela Rossi. "Il lavoro ha mostrato letture e performance di Amelia Rosselli e Patrizia Vicinelli - scrive Daniela Rossi -, riprese per lo più a Parma a Di Versi In Versi, festival curato da Daniela Rossi negli anni '80, anni in cui,sempre a Parma, Rosselli e Vicinelli pubblicarono, con la casa editrice Aelia Laelia di cui Rossi era una dei fondatori, " Appunti sparsi e persi"" e "Non sempre ricordano". Nel video ci sono letture dai due volumetti di Aelia Laelia, ma anche performance e conversazioni dall' archivio Di Versi In Versi e Aelia Laelia, dall' archivio Vicinelli- Castagnoli e dalla rivista Videor.
Quello che è interessante in queste due grandi donne del 900, che è messo in rilievo nel video,è la rilettura-riscrittura del genere principe della tradizione, l'epico.In Amelia Rosselli con La libellula e in Patrizia Vicinelli con Non sempre ricordano e I fondamenti dell'essere si assiste alla ri-nascita dello stile epico ma dal punto di vista di un'eroina.
Come dice Rosaria Lo Russo (che appare nel video con un intervento sul Poema Epico delle due poete) chi dice io, fra moltissime difficoltà, è un attante, un personaggio donna che intende affrontare di petto la sua sfolgorante entrata nell'agone letterario. L' io femminile che dice il Sé vivente-poetante è uno scandalo da scontare con la morte, un tabù che viene infranto,ma è il rinascimento epico delle nostre autrici, un rinascimento al quale le poetesse successive devono moltissimo.Queste due donne hanno saputo far compiere alla storia letteraria un passo avanti significativo".