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novembre 2010 Romapoesia: poEtiche La relazione con le madri,
madri simboliche, madri poetiche, le grandi poetesse della seconda metà
del secolo scorso; il rapporto con il linguaggio, tema attraversato
in diversi modi. Questi, ma non solo, i nodi cruciali che hanno attraversato
la manifestazione tenutasi a Roma dall'11 al 17 ottobre, giunta alla
quattordicesima edizione. Si
è conclusa con successo la quattordicesima edizione del festival
romapoesia , intitolata poEtiche, e dedicata alla poesia delle donne,
tenutasi a Roma dall'11 al 17 ottobre. Per una settimana settanta autrici
di diverse generazioni e provenienti da tutta Italia si sono incontrate
in diversi luoghi di Roma, affiancando alle letture di testi poetici
momenti di confronto per capire come sia cambiata negli ultimi trent'anni
la scrittura delle donne, vista come specchio della presenza femminile
nella società italiana. Centrale a tutto il festival, questo
tema è stato messo a fuoco nella giornata di convegno La voce
poetica, cui hanno partecipato, con le poetesse, studiose di diverse
discipline.
"Una delle pochissime - quattro - autrici invitate che per necessità
o per scelta non saranno con noi in questa avventura ci ha chiesto con
tono di sfida: Ma l'anno prossimo farete venire solo uomini? - scrivono
Rovigatti e Carbone in PoeEtiche
- romapoesia 2010 il 27 settembre 2010 - Che bella idea sarebbe,
abbiamo pensato, perché il segno dell'assenza potrebbe forse,
finalmente, lasciare ai poeti (si intende: ai poeti maschi) lo spazio
per scoprirsi parte di un tutto. Parte di un tutto: l'idea, rovesciata,
vale anche per le donne, poetesse o poete che si vogliano dire. E già
l'esitazione nel riconoscerci in un nome può essere di aiuto
per capire dove siamo, coglie fin troppo bene quel movimento ondeggiante
tra un passato al quale non assomigliamo più e un presente che
non ci assomiglia ancora. Questo è il territorio incerto in cui
ci troviamo e che vogliamo esplorare in una verifica che si vuole aperta,
pubblica, non separata...." L'interessante articolo si focalizza
sul linguaggio: "L'ipotesi di un linguaggio di genere, formulata
quarant'anni fa dal movimento femminista, coincideva con il sogno che
le nostre voci avrebbero potuto cambiare il mondo. È arrivato
il momento - soprattutto qui e ora, in un paese nel quale è sempre
più faticoso riconoscersi - di fare i conti con quella ipotesi,
portandone alla luce la forza e le fragilità, per vedere insieme
se e come possa essere oggi ancora vitale. E la risposta appassionata
delle autrici - non soltanto di quelle che abbiamo chiamato per questo
primo incontro, ma anche di tante altre che con generosità hanno
accolto come loro il progetto - ci conferma quanto sia necessario strapparci
di bocca le parole consumate e spalancare gli occhi sulla realtà,
anche a costo di affrontare i limiti che abbiamo preferito ignorare,
di portare alla luce i conflitti che abbiamo spesso nascosto. La
manifestazione, realizzata grazie al sostegno dell'Assessorato alle
Politiche Culturali e della Comunicazione di Roma Capitale, è
stata un vero successo: ognuno degli appuntamenti vantava un pubblico
fitto e attento. Grande riscontro anche nei licei: i ragazzi si sono
appassionati davvero ponendo un sacco di domande e questioni anche dopo
lo squillo della campana. Nel dettaglio Per saperne un po' di più di questa interessante manifestazione abbiamo parlato con Franca Rovigatti che, insieme a Maria Teresa Carbone, ha voluto e diretto il Festival. Com'è nata l'idea della manifestazione, la storia, i nodi cruciali trattati, la differenza del fare poesia tra donne e uomini, sono tutte domande a cui ha dato risposta Franca e che ci permettono di entrare nel vivo del Festival. "Come nasce l'idea e qual è la storia di questa iniziativa che arriva quest'anno alla 14 edizione?" "romapoesia nasce nel 1997 - spiega Franca Rovigatti -: lo fondo io insieme a Luigi Cinque: e fin dalla prima edizione è evidente l'idea di una poesia che esce dalla pagina scritta, prende voce e corpo, diventa performance, si coniuga con la musica, il teatro, la videoarte. L'idea di poesia come "arte totale". Da allora (grazie anche agli apporti, tra gli altri, di Nanni Balestrini, Lello Voce, Maria Teresa Carbone, Marco Palladini, Daniela Rossi, Andrea Cortellessa, Lidia Riviello) tutte le edizioni hanno confermato questa concezione anti-intimista della poesia. romapoesia ha ospitato i primi slam poetry italiani; qui è nato un festival nel festival, "doctorclip", di videopoesia; qui si sono svolti concerti di interazione non illustrativa tra musica e poesia; in collaborazione con la Fondazione Baruchello sono nate performance visivo-poetiche. Inoltre, il festival ha creato una serie di importanti vetrine della poesia latino-americana, indiana, africana, russa, giapponese: portando a Roma poeti che, data la lontananza delle lingue e culture, erano di fatto noti a pochissimi. Quest'anno, Maria Teresa Carbone e io abbiamo fortemente voluto poEtiche, un festival dedicato esclusivamente alla voce delle poete, solo donne. "Quest'anno il programma del festival era attraversato da due nodi cruciali: la relazioni con le madri e con il linguaggio." "Forse i nodi erano più di due, forse i nodi sono tanti. La sezione che abbiamo chiamato Genealogie, e che non ha avuto una sede propria, ma è scorsa (come sangue sotterraneo) per tutto il festival, ha voluto essere una presa di coscienza della nostra ascendenza femminile, di chi sono le nostre "madri": a quali voci, di quali poete/sse della seconda metà del Novecento possiamo legittimamente far riferimento, trovare nostro senso e radici. Madri simboliche, madri poetiche. Quanto al linguaggio, è chiaro che, trattandosi di poesia, era il tema centrale. Che abbiamo cercato di attraversare in diversi modi: dal chiederci che ne è oggi della gloriosa utopia del linguaggio-di-genere-che-avrebbe-cambiato-il-mondo frequentata dal femminismo anni Settanta; all'esplorazione dei delicati meccanismi che governano la traduzione di poesia; all'indagine sul rapporto lingua-madre / lingua-matrigna nelle poete di confine o di altra nazionalità che scrivono in italiano; alla riflessione del rapporto tra poesia, biografia e memoria; al rapporto poesia sperimentale / sperimentazione del senso, ecc. Ma, come dicevo, i nodi, gli angoli, gli spunti sono stati tanti: per esempio, molte delle poete più giovani (ma non solo) hanno accompagnato la loro lettura (e/o recitazione) con interessanti contributi visivi e video, ci sono state performance, teatralizzazioni, lavori con il suono e con la musica. Il panorama è stato ricco, variegato, intenso e molto attuale" "C'è una differenza fra il fare poesia degli uomini e quella delle donne? Se sì, quali sono le caratteristiche del fare poesia delle donne? "Ah, qui torna, sotto sotto, il tema del linguaggio di genere contrapposto all'idea di linguaggio neutro... Tema assai complicato, e forse, in questo momento, neanche troppo utile: sul quale non mi sento, non ci sentiamo, di pronunciarci in modo definitorio, tanto meno definitivo. Quello che invece risulta evidente è il gran numero, adesso, delle autrici che si dedicano alla poesia con ottimi risultati. Il non subordine, in questo ambito, del femminile al maschile". FRAGILI
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