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| Milano,
3/11/2010 Cosa
può dirci ancora oggi un filosofo come Søren Kierkegaard sul rapporto
uomo-donna? Assolutamente nulla, si potrebbe a prima vista sentenziare storcendo
il naso all'idea che un simile pensatore, influenzato dalla misoginia del suo
tempo e vissuto nell'isolamento di una Copenaghen della prima metà dell'ottocento,
abbia in realtà dedicato buona parte della sua speculazione alla elaborazione
di una autentica filosofia dei sessi. Se si guarda alla sua biografia non si può
non constatare che la presenza del femminile riveste un ruolo tutt'altro che secondario
e nella sua esistenza e nella sua opera. Kierkegaard inaugura la sua attività
filosofico-letteraria a seguito della rottura del suo complicato rapporto con
Regine Olsen ed a lei dedica l'intera sua produzione. La scrittura è messa
in scena di un dramma in cui vita e pensiero si richiamano l'uno con l'altro,
ad inaugurare una filosofia dell'esistenza destinata a sconvolgere le categorie
speculative del moderno. Il tema del desiderio, nel suo inscindibile legame tra
i sessi, è scandagliato e messo in luce con ossessiva insistenza nelle
poliedriche forme dei personaggi immaginari che caratterizzano il suo itinerario
speculativo. La sua "filosofia degli stadi" è popolata da uomini
e donne alla ricerca di un equilibrio sentimentale in cui si gioca l'intima struttura
del sé. Lontano dal dibattito femminista del tempo, Kierkegaard è
tuttavia tra i primi a prendere seriamente in considerazione la portata ontologica
del rapporto uomo-donna, spostandone la riflessione da un piano astratto e sovra
individuale a quello personale e soggettivo. La sessualità è assunta
a parte integrante nella esperienza della costruzione del soggetto. Il lavoro
parte da queste considerazioni e cerca di analizzare il ruolo che il desiderio
riveste, nella sua variante sensuale e spirituale, nell'itinerario del filosofo.
La lettura muove da un'angolatura inedita ed originale nell'ambito degli studi
kierkegaardiani: la ricostruzione del significato filosofico rivestito dalla figure
femminili nel loro intimo legame con l'altro sesso. A muoversi nei meandri della
filosofia non è infatti solo un soggetto maschile, incarnato dalle celebri
figure di Don Giovanni, Faust, Johannes, l'assessore Guglielmo, Abramo, Giobbe,
ma una identità femminile il cui cammino è parallelo all'altro sesso.
Elvira, Margherita, Cordelia, Antigone, il personaggio biblico della peccatrice
sono le immagini speculari dei rispettivi compagni in cui si condensa un preciso
significato speculativo. Una seconda parte, più breve, prova a far luce
sul complesso rapporto tra l'uomo-Kierkegaard e l'altro sesso e prende in considerazione
la centralità biografica della figura di Regine. La relazione sentimentale
è letta a partire dalle implicazioni filosofico-letterarie, dal nesso problematico
tra arte e vita. Si tratta di un lavoro inedito in Italia il cui obiettivo è
restituire al pensiero del filosofo una più autentica e feconda dimensione
volta ad affrancare il pensatore da una linea di lettura che, per troppo tempo,
ne ha fatto o il precursore dell'esistenzialismo o il seguace del sistema hegeliano.
La ricerca sul femminile prende la forma di una ben più complessa ricostruzione
del desiderio umano e divino nel suo strutturale legame con la soggettività.
Rispetto a questo, la psicologia e l'acuta riflessione di Kierkegaard hanno ancora
qualcosa di rilevante da raccontare. |