25
Aprile 2010
La Biblioteca
delle Donne di Savona
Scriverne la storia
di Marirì Martinengo
con la collaborazione di Betty Briano e di Giovanna
Palmeto
I 1300 volumi
che, insieme a riviste e a documenti, si trovavano nella Biblioteca delle donne
di Savona, dopo una giacenza di molti anni negli scatoloni, sono tornati alla
luce negli scaffali.
L'8 marzo 2010 presso il Liceo Scientifico 'Orazio Grassi'
di Savona, mia città natale, ci sono stati i festeggiamenti per la resurrezione
e l'inaugurazione della nuova sede, una biblioteca di Quartiere, specializzata
nella storia del Novecento, situata all'interno del Liceo Scientifico.
Alle
spalle di questo avvenimento cittadino - ma soprattutto di donne, come significa
la scelta non casuale della data - c'è una lunga storia, iniziata quaranta
anni fa, nei primi anni '70 del secolo scorso, quando un gruppo di donne, ospitate
all'epoca nella sede del "Manifesto", aveva incominciato a raccogliere
e a conservare i primi sacri testi del neofemminismo allora agli albori. L'attività
di raccolta e scambio di testi era poi continuata in altro luogo ove aveva sede
un consultorio autogestito, come si diceva allora.
In seguito, all'inizio degli
anni '80, essendosi accumulata una certa quantità di materiale, germinò
in loro il desiderio di ordinare i libri, le riviste i manifesti, gli opuscoli
- che venivano pubblicati in gran numero e si diffondevano velocemente in quegli
anni di entusiasmo e di vitalità - e di dar vita ad una biblioteca.
Fu
utilizzato il locale di Via Briganti, già sede del consultorio, alla periferia
nord della città, vicino alla nuova stazione ferroviaria. Ricorsero all'autofinanziamento
e anche, per alcuni anni, a qualche contributo pubblico, per il pagamento dell'affitto
e l'acquisto dei libri e del materiale indispensabile al funzionamento di una
biblioteca aperta alla cittadinanza.
Io, che di mia iniziativa ero entrata
in contatto con alcune di queste savonesi e avevo preso a cuore l'iniziativa (e
come non avrei potuto, trattandosi di libri e di luoghi per libri?), proposi loro
di farmi tramite e di rifornire la biblioteca con le pubblicazioni che c'erano
nella Libreria delle donne di Milano, la più attenta e la più aggiornata,
in fatto di pubblicazioni femminili, che potesse esistere in Italia.
Esse,
diventate ormai mie amiche, accettarono e iniziò così una collaborazione
intensa e fruttuosa: mi indicavano i testi che desideravano acquisire, io li prendevo
nella Libreria di Milano e li caricavo, stipati in borsone, sull'automobile che,
con Vittorio, mio marito, alla guida, aspettava posteggiata in Piazza Diaz (allora
la nostra Libreria era in Via Dogana), pronta per partire alla volta di Savona,
meta Via Briganti. Questa operazione avveniva ogni tanto nei fine settimana o
in prossimità di feste, quando io e lui disponevamo di tempo libero dagli
impegni di lavoro. Il pagamento di questi libri, da parte delle bibliotecarie
savonesi, avveniva regolarmente e puntualmente.
A poco a poco la Biblioteca
si arricchì, con materiale proveniente anche da altre fonti, fu completata
la catalogazione, la suddivisione per argomento e fu avviato il prestito.
Nella
sala, circondata tutta intorno dagli scaffali e dai mobiletti degli schedari,
avvenivano incontri, discussioni politiche, dibattiti sulle riviste, sulle iniziative
e prospettive femministe di allora.
Venivano invitate a parlare personalità
diventate note a causa della loro attività di pratica e di pensiero nel
movimento. La Biblioteca era luogo d'incontro, vi si formavano nuove amicizie
e relazioni politiche, vi si parlava dei libri, che erano discussi, suggeriti,
criticati.
Era nata e si era sviluppata una pratica politica di donne.
Verso
la metà degli anni '90 successe che diminuirono contemporaneamente le risorse
finanziarie e le energie delle bibliotecarie, alcune si allontanarono, si verificarono
una dispersione e un riflusso di creatività.
Il locale, il cui affitto
era divenuto insostenibile, fu chiuso. Da lì iniziò la peregrinazione
attraverso varie sedi pubbliche della città, ospiti di volta in volta,
grazie all'interessamento di qualche politica amica, di un Quartiere o di una
Circoscrizione; complessivamente quattro traslochi, ove ogni volta veniva ripetuta
l'estenuante operazione di 'smontaggio' e 'rimontaggio' della biblioteca.
Neppure in quegli anni e nelle diverse sedi mancarono iniziative e collaborazioni
volte a mettere in relazione donne, anche di diverse provenienze ed ispirazioni,
su pratiche inerenti vari aspetti del pensiero e della creatività femminile;
fino ad arrivare, nel 2002, al momento in cui, essendo cambiato il colore politico
dell'Amministrazione Comunale e, nella fattispecie, dell'ultima Circoscrizione
ospitante, queste amiche non poterono più fruire di benevole ospitalità
ed i libri accatastati e inscatolati trovarono posto soltanto negli scantinati
della Biblioteca civica della città. L'impresa sembrava avviata definitivamente
verso un triste epilogo.
Passarono molti anni.
Poi il miracolo: alcune insegnanti
del Liceo Scientifico "Orazio Grassi", vennero a sapere di questo"giacimento"
e, in accordo con la Preside, si misero in contatto con le "superstiti"
e con la Consigliera Provinciale delle Pari Opportunità, allo scopo di
riesumarlo e recuperarlo. Fu così possibile trasportare i libri nei locali
del Liceo. Queste insegnanti, coinvolgendo nel lavoro alunni e alunne, si assunsero
l'incarico di analizzare il patrimonio ereditato e di estrarre dalle casse libri,
riviste, documenti, di catalogarli, di disporli infine negli scaffali a disposizione
di studenti, insegnanti, della popolazione del quartiere e della città.
Molti volumi - narrativa e saggistica - nel frattempo erano diventati dei
classici e sono testimoni di un periodo fulgente della nostra storia recente;
essi possono servire per tesi di laurea in letteratura, storia, filosofia, psicologia
e pedagogia.
Ma il loro maggiore valore consiste, secondo me, nel "fare
storia", documentare cioè le radici di un pensare e di un fare, di
mostrare alle giovani e ai giovani di oggi, che gli agi e la libertà di
cui godono sono stati guadagnati, conservati e trasmessi dalle "madri di
tutti e tutte loro".
Milano,
15/4/2010