Gennaio
2012
La spada di Elsa Fornero e il cuore di Ada Lucia
De Cesaris di Laura MinguzziMercoledì
pomeriggio, diretta parlamentare, Elsa Fornero, ministra del lavoro e delle pari
opportunità, risponde alle interrogazioni di deputate e deputati. Volto
severo, sguardo diretto e volitivo, tono asciutto e poco indulgente, una bellezza
essenziale e vissuta. Una giovane deputata la interpella con una questione sulla
conciliazione e il lavoro femminile. La ministra fa appello al suo ministero che,
non a caso, dice lei, comprende le pari opportunità, e alle sue competenze
in merito. "Quando ero uno studioso", dice, "ho approfondito questo
tema
Ora che sono ministro voglio occuparmi concretamente delle questioni
di genere... dell'occupazione femminile." "Certo senza il lavoro
femminile non c'è crescita" risponde la deputata. "Soddisfatta
della risposta del ministro, lo ringrazia". Cosa stride, cosa c'è
di paradossale in queste battute? Beh! Il linguaggio colpisce. Sono due donne
che parlano di leggi, provvedimenti che riguardano le donne, il loro stesso sesso,
ma trattate come oggetti fuori di sé, perché di sé loro parlano
al maschile. La figura di Fornero, sobria, ferma, senza sbavature, suggerisce
stabilità. Una roccia che dopo la prima reazione emotiva, umana, si è
stabilmente fissata nel suolo dei ruoli decisionali del potere. Ecco perché
mi si è presentata alla mente l'immagine della spada nella roccia. Sfoderare
la spada dalla roccia sarebbe come uscire dalla infertilità del suolo del
potere neutro-maschile, dal paradosso stridente che porta all'evitamento di pensare
se stesse nel campo delle forze in gioco e dunque scegliere di nominarsi al femminile
(dire io come studiosa, ministra ecc). È forse da imputare al fatto
che il potere riconduce sempre a se stesso, alla sua fonte originaria, cioè
maschile?, di uomini per gli uomini? Destino inerziale a cui non si può
sfuggire? La lingua batte dove il dente duole!! Un altro caso emblematico.
L'assessora all'urbanistica del Comune di Milano, Ada Lucia De Cesaris è
stata invitata all'assemblea del Comitato Quartiere Santa Giulia, Rogoredo, il
mio quartiere. Brava, competente, suscita in noi sentimenti di affidabilità
e di speranza. Ribadisce che considera la risoluzione della bonifica definitiva
del quartiere una parte del suo cuore, perché sente il nostro amore per
il luogo scelto dove vivere e vuole soddisfare le aspettative a lungo tradite.
Una sorta di risarcimento. Non dorme la notte pensando alla grande responsabilità
che si è assunta come assessora. E qualche risultato già è
visibile. Nella promenade si può passeggiare, non è più transennata.
Ma appena comincia a parlare un signore dietro di me non si tiene e commenta:
"Questa ha le palle sotto, non è come l'altra che per noi non ha fatto
niente!". Ecco, penso, la forza, la determinazione, la risolutezza fanno
parte ancora e sempre dell'immaginario legato alla sessualità maschile.
Una sessualità pietrificata! E purtroppo nella conclusione del suo intervento,
l'assessora, che per tutta la durata dell'affollata assemblea aveva parlato con
tono passionale e sessuato - "Voglio vedere tutto risolto prima di diventare
bisnonna!" -si ricompone e come per rassicurare l'uditorio con tono neutro:
"Sono il vostro amministratore, lavoro per tutti, non faccio politica...".
A me suona come dicesse: "Sono un uomo serio". Forse si era guardata
intorno, era seduta, lei, in mezzo a uomini, i suoi collaboratori e il portavoce
del comitato. Non a caso insiste sul suo doveroso rispetto della legge e che siamo
in un sistema capitalistico dove domina la proprietà privata. Ecco, forse,
dire "io sono una donna" è un andare sopra la legge e da sola
non può. Ha rinfoderato la spada e zittito il cuore, non è riuscita
a tagliare il discorso con un: "Sono una amministratrice che ha a cuore il
vostro quartiere, parte della città che amo e me ne prendo cura, e la mia
differenza dalla giunta precedente sta in questo!" Un po' mi si è
stretto il cuore e mi sono immaginata questo finale di discorso. |