Libreria delle donne di Milano
care amiche e amici delle città vicine, vi inviamo la traccia per pensare e preparare insieme l'incontro sulle microarchitetture del quotidiano. Come ci siamo dette più volte questo incontro vorrebbe avere l'intento di abbracciare e dare parola ai desideri, ai pensieri e agli intenti delle città vicine e di alcune donne e uomini del politecnico di milano nonchè di quelle/i urbaniste/i, architette, ingegnere/i, donne e uomini interessati alla vita della città e dei suoi abitanti che vorranno proseguire insieme a noi in questa elaborazione e in questo cammino.

Le amiche e gli amici della Città Felice augurano a tutte/i buone feste
Il Politecnico di Milano e la rete delle Città Vicine

indicono l'incontro
Microarchitetture del quotidiano
Sapere femminile e cura della città

Circolo della Rosa, via Pietro Calvi n. 29 - Milano
Domenica 2 marzo 2008 ore 10-17

L'intento è di raccogliere e promuovere esperienze di progetto urbano che esprimano la cura della città a partire dai corpi che la abitano e dalle relazioni che la attraversano.
Nell'epoca della "surmodernità" la città pare vivere esigenze in forte contrasto. Da un lato sta la questione ambientale che comprende una lunga serie di istanze (aria pulita, traffico diradato, tempo lento, consumi consapevoli) che pongono il tema del limite. Dall'altro sta una sorta di "egoismo tecnologico" che impone e si impone una strada senza via d'uscita di consumo cieco e irrinunciabile che guarda con insofferenza qualsiasi limitazione.
Dal sapere femminile addestrato all'intelligenza domestica e all'arte della cura - un sapere capace di uscire dalle case e porsi come competenza sul mondo - sono nate e possono svilupparsi pratiche di progetto e di politiche spaziali in grado di ricucire la ferita ecologica ed esistenziale delle nostre città con una sorta di mediazione tra la "sfida tecnologica" e la verità dello "stato di fatto delle cose".
Il codice della cura può apparire un paradigma antico e sembra contraddire il mito di una potenza tecnologica che si attiva a superare ogni confine naturale e corporeo, tuttavia ci sembra il più adatto ad affrontare il panorama sociale che si va delineando nel nuovo secolo. Un secolo che vede il mescolarsi delle dimensioni del pubblico e del privato grazie alla crescita del protagonismo femminile nella scena del mondo, all'affermarsi dell'associazionismo e delle iniziative spontanee delle e dei cittadini, al potenziamento di una sempre più larga economia di servizi oltre che alla necessità della cura per le cose, per la terra e per l'ambiente.
Il discorso sulla città può partire solo dall'attenzione alla natura sessuata dei corpi che la abitano e al loro divenire.
Non solo quindi un corpo standard, un utente appiattito rispetto a un'unica funzione, come fu concepito secondo il paradigma produttivo della città industriale, ma dai mille corpi abitanti, dalla "città delle molte genti". Come trovare una misura che raduni e concili le molteplici vite che compongono la nostra società ormai sempre più complessa? Ad esempio prendendo come unità di misura i corpi dei più piccoli, i corpi di bambine e bambini rispetto ai quali ricongiungere spazialmente i corpi delle donne e degli uomini con le loro reciproche differenze, dei disabili, degli anziani e dei giovani.
Ormai da molti anni a partire dalle istanze femminili e dalla necessità di conciliare tempi di vita e tempo del lavoro, sono nate le politiche dei tempi urbani, ora "Urbanistica dei tempi", nella ricostruzione disciplinare che ne ha fatto Sandra Bonfiglioli. Questa produzione fertile ha avuto una ricaduta sull'organizzazione degli spazi, dando origine a una nuova generazione di progetti chiamati microarchitetture del quotidiano.
Le microarchitetture si espandono tra le molteplici tipologie dei viventi, diventano percorsi protetti, panchine e agevoli scalinate, luoghi di sosta e di riposo, oggetti nuovi e imprevisti utili allo scambio e alla relazione, esperienze assennate per l'economia delle città, arte urbana, luci e ombre, arte della cura.
Una città che accoglie dentro le sue antiche pietre e i suoi nuovi cementi la misura dei piccoli, dove una carrozzina scivola facilmente sui marciapiedi e per le strade, dove una madre può cambiare o allattare il suo bambino nei bar e nei locali pubblici, dove un nonno può trasportare il passeggino per le scale del metro o salire agevolmente su un autobus, dove scuole, cortili e giardini si aprono nel tempo del giorno, è una città che cambia il suo volto e insieme il carattere del welfare non più ridotto a semplici strutture di asilum, di ricovero in spazi protetti.
Si configura una città aperta tra pubblico e privato, in cui il pubblico si fa domestico.
È un cammino già in parte intrapreso in molte città, soprattutto del Nord Europa e rispetto al quale si vuole chiamare a raccolta intelligenze ed esperienze di donne e di uomini.

Alle e agli invitati a questo incontro chiediamo di fare pervenire entro gennaio 2008:

°Uno scritto (massimo 1 o 2 cartelle) ed eventuali immagini riguardanti progetti di
Architettura urbana propri o di altri.

° Esperienze politiche di un'amministrazione, un'associazione o gruppi di cittadine/i.

° Oggetti di design per la città.

° Esperienze di arte urbana.

° Contributi teorici, riflessioni, idee e pratiche.


Le schede vanno fatte pervenire all'indirizzo e mail: mclausi@unict.it (tel. 3332083308 - 3284850943), queste verranno raccolte e messe a disposizione di tutte/i coloro che intendono partecipare.

Durante l'incontro si potrà discutere avendo preso visione dei contributi e delle esperienze raccolte e individuare in tal modo gli sbocchi futuri tra cui la costruzione di un probabile convegno in primavera.


Un caro saluto da

Ida Farè Politecnico Milano
Anna Di Salvo rete delle Città Vicine

Milano-Catania 10 dicembre 2007