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Milano,
giugno 2006
dibattito
su/tra le generazioni di femministe
Risposta
a Rete sui generis
di Sara Gandini e Laura Colombo
Ciao a tutte, abbiamo ricevuto la vostra lettera e volentieri rispondiamo
alla richiesta di confronto che lanciate. Conosciamo la lettera di Lorena
- è una nostra amica - che è stata pubblicata sulla rivista
della Libreria delle donne, Via Dogana.
Noi apparteniamo alla generazione delle trenta/quarantenni e spendiamo
la nostra passione politica (tempo, energie, lotte, incazzature, soddisfazioni...)
alla Libreria delle donne di Milano, di cui siamo fiere webmater
del sito...forse qualcuna di voi dirà: nella tana delle lupe!
Vogliamo
subito dire che ci sono dei punti importanti e significativi evidenziati
nel vostro scritto che ci trovano daccordo: innanzi tutto la visione
disincantata di una realtà innegabilmente diversa da quella in
cui si sono trovate a vivere e a lottare le femministe degli anni 70,
ma anche una voglia di politica vale a dire di trovarsi, di
parlare, di scambiare, proprio a partire da una situazione di scacco -
esperienza che conosciamo bene. Uno dei punti più rilevanti che
ponete è la necessità di creare un movimento, partendo da
un separatismo di genere e generazione. Per quanto possiamo
dire a partire dalla nostra esperienza, la cosa non ci convince - se messa
in questi termini.
Attenzione:
anche noi siamo convinte che ci siano delle questioni che solo noi, in
prima persona, possiamo assumere e affrontare, sulle quali le nostre verità,
la nostra esperienza non sono seconde a nulla e nessuno, ma vogliamo partire
dalla nostra forza per confliggere anche con chi è venuta prima
di noi. Per esempio come dicevamo noi stiamo alla Libreria
delle donne, ed è lì che vogliamo stare adesso, nonostante
lingombranza delle madri che lhanno fondata. Proprio
per affrontare i nodi della difficoltà di stare in presenza di
chi ci ha precedute, e avere la forza per portare avanti le nostre verità,
abbiamo organizzato un ciclo di incontri in libreria che abbiamo chiamato
Tra il matricidio e il monumento alla madre: la politica delle donne,
in cui abbiamo cercato di interrogarci sulle parti in cui le pratiche
del pensiero della differenza ci fanno problema, su un certo squilibrio
nelle relazioni con le madri che può mettere in scacco,
su quella parte più arcaica della relazione con la madre che inchioda
nella dicotomia rifiuto/idealizzazione (una dinamica che si ripete nei
rapporti tra donne, e potrebbe essere in gioco anche nei rapporti tra
donne e uomini).
Fare politica
in libreria, individuando progetti in cui anche la nostra competenza,
la nostra esperienza, le nostre domande potessero essere valorizzate,
(come il sito della libreria ma anche il ciclo di incontri cui accennavamo),
per noi ha voluto dire confrontarci e lottare con lautorità
di alcune donne che ci davano moltissimo ma che per certi aspetti temevamo.
La nostra scommessa va in questa direzione: che nello scambio con donne
che sono venute prima di noi sia possibile un guadagno reciproco, che
arricchisca entrambe, anche allinterno di una conflittualità
viva e che può creare sofferenza. Il progetto del sito della libreria
ha rappresentato per noi un esempio concreto della possibilità
di lavorare politicamente e confliggere anche con le donne venute prima
di noi, un esempio di come lautorità possa circolare tra
donne di diverse generazioni e le disparità possano portare ad
un rilancio del desiderio reciproco. Certamente non è semplice,
ma in questa esperienza che abbiamo portato avanti tenacemente per anni
abbiamo trovato delle strade praticabili.
Per esempio,
per affrontare questo nodo e stare in libreria con agio per noi è
stato fondamentale trovare altre giovani donne a cui riconoscere autorità,
con cui scambiare e darci forza reciprocamente. Ancora, abbiamo ricercato
intenzionalmente una distanza che non fosse però cesura, ma SPAZIO
separato per coltivare e far crescere una forza che sapevamo essere solo
nostra, cresciuta grazie alla possibilità di esserci prese questo
spazio, senza aspettare nessuna autorizzazione esterna. Questo ci ha permesso
di non vivere come distruttiva la dipendenza dalle donne a cui diamo autorità.
Lo scambio tra noi due e con altre donne, il gioco di rimandi continuo,
di sguardi, di parole, di vissuto che condividiamo, ci ha permesso di
poter trovare le energie per affrontare i conflitti senza permettere che
lemotività e larcaico materno distruggesse la positività
della relazione con le donne che ci hanno preceduto.
Questo per
dire che capiamo e condividiamo la vostra proposta di trovarci a discutere
ed ad assumerci in prima persona la responsabilità di un agire
politico che riguarda noi e il nostro tempo. E anche la nostra sfida
quella di trovare parole nuove per interpretare e abitare un mondo che
è oggettivamente diverso da quello che le donne venute prima di
noi hanno vissuto. Però ci fa problema se si considera come unica
strada per riflettere su alcuni nodi la separazione tra le generazioni,
perché temiamo che possa portare a una identificazione così
forte che chiude conflitti fecondi. Noi abbiamo sperimentato un ritmo
di avvicinamento e allontanamento, senza tempi prestabiliti ma senza negarci
a priori uno dei due movimenti, e questa ci è parsa una strada
che ha portato a spostamenti imprevisti.
Uno dei punti
emersi allinterno del ciclo di incontri ad esempio è stata
la necessità di parlare di genealogie e non solo di generazioni,
perché era evidente che letà - per dinamiche che fanno
problema - può non essere una discriminante così forte.
Capiamo la vostra necessità di creare un movimento e comprendiamo
le difficoltà dellagire politico in questo momento storico.
Ma se guardiamo per esempio al movimento delle donne, vediamo che non
è nato in modo eroico o grandioso, ma è stata la rivoluzione
più scardinante e duratura del 900. Però si tratta di un
fatto che bisogna saper vedere, così come bisogna vedere cosa sta
capitando ora e farci protagoniste.
Leggendo
le vostre parole intuiamo il desiderio di aprire dei conflitti con il
pensiero e le pratiche della differenza italiana (quindi con la Libreria
delle donne). Condividiamo questa tensione ad aprire conflitti, anche
con la Libreria: noi stesse labbiamo fatto nellultimo anno.
Quello che invece ci pare debba essere messo più a fuoco è
il punto, LA COSA che fa problema e su cui vale la pena dibattere e lottare.
Vi incitiamo ad essere più circoscritte, per non finire in una
posizione polemica astratta e generale. Insomma, vorremo capire meglio
qual è la cosa che a voi fa più problema, per poterne discutere
assieme.
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