Libreria delle donne di Milano

27 dicembre 2oo8

In mio primo incontro con la Libreria

di Valentina

Che erano mesi che aspettavo di avere una giornata libera.
Che avevo salvato tra i 'preferiti' del pc il sito della Libreria e ogni tanto sbirciavo le novità, gli articoli, i libri consigliati…nell'attesa.
Che le ferie sembravano non arrivare mai.
Che chiacchierando con Elena scopro che Certo, Libreria Delle Donne, io ci sono stata ma tanti anni fa…
Certo.
Ettipareva. Com'è che tu sai sempre tutto? Che le foglie gialle vanno tolte dalla pianta di limone; che per struccarmi devo usare lavanda e tea-tree così non si arrossano più gli occhi…
Lo so perché ho vent'anni più di te, ragazza.

E abbiamo deciso di andarci insieme, allora.

Finalmente, durante quelle che gli studenti chiamano 'vacanze di natale' ma noi si lavora lo stesso, troviamo una data.
Sabato.
Sabato ventisette dicembre.
Treno?
Auto?
Prima auto poi metro?
Prima treno poi tram?
...beh ci sarebbe Diego che ha un appuntamento con amici a Milano, potremmo andare in auto con lui…
Non ci faremo accompagnare da un uomo, alla Libreria, piuttosto che prendere il treno in autonomia!?!?
Sì.
Partiamo che io son tutta agitata e durante il tragitto si chiacchiera si ride si alimentano le aspettative.
Ma tu poi Diego ti levi di torno no? Cioè, ci lasci lì vicino e vai dai tuoi amici giusto?!
Sissì, fossi matto a infilarmi con voi due là dentro.
Infatti.

Autostrada. Uscita. Casello. Tangenziale est. Viale Forlanini che diventa Viale Corsica che diventa Corso 22 Marzo.
Parcheggiamo.
Gli amici di Diego non rispondono al telefono, forse è presto.
Ci dirigiamo a piedi verso il centro alla ricerca di via Pietro Calvi, io cammino cinque metri avanti agli altri perché non ce la faccio più, sono emozionatissima.
Ecco la via, ecco che svolto a destra, ecco l'insegna che spunta…
Ecco la serranda abbassata.

Non è possibile, è chiusa.
Ma porc…

Elena mi raggiunge in pochi secondi e resta basita.
Come mi sento non sono capace di dirlo e soprattutto non credo di averne voglia.
Tutte le maledette gelaterie senza il gusto cannella, i biglietti terminati per il concerto di Patti Smith, l'editore che mi dice No signorina Autobiografia del Rosso non lo stampiamo più…
Ecco…quella faccia lì, avevo.
E, come da copione, l'ho trasformata in rabbia.
perché non è possibile
perché ho controllato sul sito ma non c'era scritto nulla
perché sulla porta neanche un biglietto
perché io, a casa, non ci torno.
Leggiamo tutti i volantini appesi alla porta, mille corsi incontri serate e manco un recapito.
Maledizione.
Maledizionemaledizionemaledizione.
Elena fruga nella borsa alla ricerca di una biro e di un pezzo di carta.
Lasciamo un biglietto, ripasseremo.
Maledizionemaledizionemaledizione.
Biro trovata, foglio no.
Elena strappa l'ultima pagina della sua agendina.
È triste e delusa come me.
Scrive.
" Siamo venute da Bergamo apposta, ma la Libreria è chiusa. Peccato! Sarà per la prossima volta. Elena & Valentina ".
Aggiungo in calce il mio recapito telefonico.
Non abbiamo dello scotch, ça va sans dire, così abbandoniamo il biglietto tra la vetrina e la cler.
Il biglietto cade lento e inesorabile, ondeggiando, e va a infilarsi in un punto morto da cui non sarà più possibile recuperarlo.
Ecco, anch'io mi sento un po' così.

Mentre Diego cerca, nuovamente, di contattare i suoi amici, questa sta diventando una di quelle giornate che non dovrebbero avere la licenza di circolazione.
Io imbronciata, Elena triste e delusa, Diego in attesa.

Passano minuti, è dicembre, fa freddo e a Milano non c'è il cielo.

Svogliatamente leggo altri volantini appesi alla porta a vetri…cene…proposte…discussioni…
…ad un tratto lo vedo.
In basso a sinistra, piccolo, un numero di cellulare.
Accanto la frase " per ulteriori informazioni chiamare ".
È questione di un attimo, l'impulso parte dalla pancia e arriva alla bocca senza passare dal cervello, troppa strada…
e dai denti mi casca fuori un io chiamo
che sento solo dopo aver pronunciato.
Diego dice Ma è per il corso quel recapito, non puoi chiamare! Non c'è nemmeno un nome…
Chisseneimporta.
Elena dice chiama.
Chiamo.
Squilla…ma nessuno risponde.
fffffff
Provo nuovamente.
Ancora squilla…ma a vuoto.
Maledizionemaledizionemaledizione.
Digito un sms, stesse identiche parole del bigliettino scritto poco prima, e lo invio.

Tutto quel che si poteva fare è stato fatto, ma chissà perché non mi sento meglio.

Elena che dice andiamo dai, facciamo due passi…ho visto una libreria dietro l'angolo che faceva sconti…
Macché.
Io lì dentro non ci vengo che schifo è un centro commerciale non è una libreria è la morte del sapere mi rifiuto di spendere così i miei soldi…
(perché ovviamente mi parte la vena polemica, si sa).
Ci avviamo, percorriamo a ritroso la strada fatta poco prima, io borbotto e tontogno e potessi pestare i piedi per terra lo farei ma non è granché chic così mi trattengo.
Entriamo.
Elena e Diego guardano libroni d'arte, monografie, pittori.
Io mi aggiro, anima in pena tra i gironi dell'inferno, con occhio sprezzante lancio dardi alle copertine, le mani ficcate nelle tasche del cappotto, un po' il freddo, un po' il broncio.
Passano pochissimi minuti, quando
d'improvviso
sento vibrare qualcosa nella mia tasca.
E' il cellulare.
Lo tiro fuori e leggo chi è.
Non c'è nome, solo un numero.
E' il numero che ho chiamato prima.
Ohmmioddio!
Mentre con la mano destra apro il display del cellulare con la sinistra ho già arpionato la manica di Elena e la sto trascinando fuori dal negozio, correndo.
Pronto!!!!
Pronto son la Pinuccia
?
sì! dico io, intanto Elena mi fissa e ha già capito tutto.
Diego ci ha seguite fuori e io sposto il telefono dalla bocca per dire è la Pinuccia !
?
Dove siete?
Siamo…dove siamo? Dico io, la prima parola nel ricevitore, la seconda ad Elena.
Corso 22 marzo Vale
Corso 22 marzo!! (perché grido?)
Ecco allora adesso io devo recuperare le chiavi perché non le ho qui con me, ma le ha la libraia, che però oggi è a casa malata…
Ecco adesso lei non ha la libraia ma recupera le chiavi, malata! riferisco prontamente.
Intanto mi venite incontro?
Sì! Le andiamo incontro (la prima parola sempre nel ricevitore, la seconda ad Elena)
Prendete il tram numero 29 o 30 dalle cinque giornate in direzione porta romana (tram 19 o 20 porta romana, riferisco) poi scendete e prendete il tram numero 15 verso porta Lodovica (Lodovica15) e scendete al bar Gattullo (Gattullo). Ci vediamo lì davanti.
Va bene grazie, a dopo!!
Ciao

Chiudo il telefono:ho le mani che tremano.
Il cuore tra poco schizza fuori attraverso le costole e si spiaccica sulla faccia di Elena: istintivamente premo una mano sul petto perché non succeda.
Anche lei è felicissima, ride e parla insieme.
Ci avviamo con passo svelto, Diego ormai resta con noi, i suoi amici l'hanno palesemente bidonato.
Camminiamo in fretta, nella direzione da cui siamo arrivate la mattina, ma dopo poco Elena dice Vale non sappiamo dov'è la fermata del tram e nemmeno in che direzione prenderlo! Stai calma e chiediamo a quell'edicola…
È un fiorista Ele, forse non sono la sola ad essere agitata J
Ma naturalmente ha ragione, dirotto verso il fiorista dicendo buongiorno vorrei prima una rosa gialla e poi sapere dove ferma il tram 29. Per favore.
Rosa gialla in carta stagnola. Monetine. Indicazioni.
Esco.
E quella?
È per la signora Pinuccia.
Perché gialla?
Perché è la mia preferita.

Torniamo di nuovo verso la libreria
la oltrepassiamo
arriviamo in una piazza
compriamo i biglietti all'edicola
ci mettiamo in attesa del tram che inevitabilmente pare non arrivare mai.
Controlliamo gli orari sul tabellone -sembra una commedia degli equivoci- e apprendiamo il che per alcuni giorni il percorso del tram è variato causa lavori.
(…)
Guardiamo la mappa dei bus appesa alla pensilina, cerchiamo un tram alternativo, non si capisce una madonna, ne vediamo uno in lontananza che si avvicina, si ferma, Elena salta su dicendo Andiamo con questo, basta!
Zompiamo sul tram anche noi e quasi decapito la rosa.
Tutto è buffo e leggero e surreale:
Dove dobbiamo scendere?
Boh!
Come si chiamava il bar?
Gattuso
Sicura?


… forse dovete andare da Gattullo dice una signora occhi neri seduta vicino all'uscita.
Esatto, grazie!
In piedi davanti alla porta del tram, guardiamo i palazzi scivolare via.
Elena come facciamo a sapere qual'é la fermata più vicina al bar??
E' questa, scendete! interviene tempestiva occhi neri - sì, è una candid camera e avremo un tostapane in regalo-
Io che penso quasi quasi do a lei la rosa, ma poi mi dico non fare cazzate e scendi.

Scendiamo, ecco il bar.
Chiuso.
Ma sbirciando dalla vetrina non è esattamente il Bar Sport dei vecchietti del paese mio…sberluccica tutto…aiuto
Ad attenderci, nessuno.
Fa freddo e noi siamo congelati, in piedi davanti alla vetrina come i tre porcellini.
Io con la rosa mi sento una cretina.

Ad un tratto, eccola.
Dall'altra parte della strada, fashionissima, capelli corti, occhiali da sole stile esperame en el cielo (quando mina la canta in studio, però), pelliccia-cappotto lungo beige, con pelo.
Sventola la mano in segno di saluto.
Io attraverso le strada (a Milano c'è il pavé!) volando, sento un clacson suonare ma nemmeno mi volto, e atterro davanti a lei.
Piacere Valentina.
Piacere Pinuccia.
La ringrazio tantissimo (porgo la rosa).
Valentina, come mia nipote.

Arrivano Elena e Diego, lei ci indica un'auto e dice salite.
Saliamo.
Io sono seduta davanti, con la mano attaccata alla portiera, perché madame sfreccia alla velocità della luce per le strade di Milano e mentre sfreccia ci chiede cosa facciamo chi siamo cosa conosciamo della Libreria…
Per fortuna c'è Elena, che risponde, che sa…io conosco un'autrice ogni venti fra quelle citate e penso oddio morirò fra le lamiere senza aver letto Il Secondo Sesso.
Accidenti!
Eccoci di nuovo in via Pietro Calvi.
Non c'è parcheggio, a voler esser fiscali, ma madame parcheggia di traverso, sul marciapiede,
ed il parcheggio le voilà.
Io bisbiglio E il bigliettino nella porta!? Adesso lo trova…………………
Ma Elena mi rassicura Quando solleva la cler lo raccogliamo…

Ragazze entriamo da qui perché non ho le chiavi dell'ingresso principale!

Ecco, appunto.
Entriamo.
Una stanza grande, tavolini, quadri appesi alle pareti.
Questi li hanno fatti le nostre donne, dice madame indicandoli. Qui facciamo riunioni incontri pranzi…dovreste venire una volta. E qui c'è un bagno, qui la cucina…e qui la libreria.

Ci sono delle sensazioni così delicate che non si possono dire, perché appena le dici scompaiono…sono quasi trasparenti, come le orecchie di Nina in controluce, quando si addormenta in fondo al letto, e io sono sdraiata a scrivere, o leggere…
Poi mi interrompo, la osservo e sempre, sempre, mi soffermo su quella piccola vena rossa che arriva fino alla punta dell'orecchietta pelosa e poi torna indietro, disegnandone perfettamente il contorno.
Sembrano fatte di pasta sfoglia, le orecchie dei gatti.
Nina le ha color mandarino, e la tentazione di toccarle mentre dorme è fortissima ma poi mi freno perché lo so, lo so che si scoccerebbe e salterebbe giù dal letto per andare a ronfare altrove.
Non ho una gatta, in casa, ho Gloria Swanson in Viale del Tramonto.


E così la prima volta che vedo la Libreria non è dal davanti, ma di schiena.
Che è meraviglioso, a pensarci bene.
Privilegio di pochi.
E l'immagine che mi resterà impressa sulla fronte sarà questa, per sempre.
È come stare dietro le quinte a teatro, poco prima del trillo d'inizio; ci aggiriamo concitati, senza parlare, muovendo solo le labbra e improvvisando gesti buffi per comunicare. E immancabilmente qualcuno sbatte il ginocchio contro la cassapanca del camerino…ma poi si apre il sipario. E noi siamo pronti.
Di schiena è come la casa della mia infanzia, che aveva sì la porta d'ingresso, ma facendo il giro dell'edificio si poteva entrare anche dalla cucina. Che è tutta un'altra storia, entrare dalla cucina.
È quella, la sensazione.
È come riconoscere un'amica dai capelli che sfuggono al laccetto e si appoggiano sul collo, o un nonno dalle spalle, o una città arrivando dal mare, e non da terra.
Ed è bellissima. La sensazione, dico.
Pizzica in fondo alla pancia.

Sono ferma sulla soglia, Elena subito dietro di me Vale entri?
Sissì, scusa.

Una stanza con scaffali di legno alle pareti,
alla mia destra la letteratura (tutte le autrici divise per lettere dell'alfabeto),
alla sinistra invece le tematiche,
nell'angolo poesia musica teatro cucina…
davanti a me le vetrine.
Al centro della stanza le novità.
Scale scorrevoli di legno scuro sono appoggiate agli scaffali, proprio come ne La Bella & la Bestia, all'inizio della storia.
Mi muovo piano piano, così piano che in realtà sono quasi ferma e giro su me stessa.
Guardo le copertine, chiedo un po' di titoli, apro, spulcio, sfoglio, leggo…
Sto cercando un titolo ma non lo trovo. È la Fusini. Domando.
Certo, là sopra da qualche parte!
Ah, ecco. Ma io posso salire sulla scala e guardare?
Beh, non vorrai certo che salga io.
Questa è sempre madame.

Felice come un grillo mi arrampico sulla scala e salendo vedo un ripiano con scritto " scorte Woolf " e
penso io mi intrufolo lì.
Mi faccio stretta stretta mentre non guardano, mi ficco nello scaffale e dormo lì, in mezzo alle " scorte Woolf ".
Sarebbe un bel dormire, quello; basta valeriana basta incubi basta tutto.
Trovo il libro, inaspettatamente rosa.
Infilo il naso qui e là ancora un po', poi scendo.
Appoggio sul banco il libro e mi volto a guardare gli altri.
Diego gironzola qui e là, un poco mi dispiace che sia costretto qui, mais quoi faire?
Elena è nell'angolo poesia, abbandonata alla Plath.
Ognuno ha le sue passioni viscerali, del resto.

Il tempo sembra fermo, chiacchieriamo sfogliamo valutiamo. Compriamo otto libri, quattro a testa, anche se io ne vorrei almeno venti.
Madame non può aprire la cassa, così fa i conti su un foglietto e mette il ricavato in una busta.
Un caffè al volo e poi ci salutiamo.
à la prochaine.

Camminiamo tranquilli verso l'auto, in silenzio, io respiro profondo, stiracchio le braccia, guardo su…e non so, se è la vista che mi inganna o davvero c'è…ma quello che vedo pare proprio uno strappo di cielo.

Postfazione.

Lunedì pomeriggio, 29 dicembre.
Sono al lavoro.
Il mio cellulare squilla.
Prefisso o2.
Pronto?
Pronto Valentina? Libreria delle Donne di Milano, ho appena trovato il vostro biglietto.
Ah, certo!...l'abbiamo lasciato sabato.
Qui c'è anche una busta con dei soldi. Cosa è successo?
…Sapesse.