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dicembre 2oo8 In
mio primo incontro con la Libreria di
Valentina Che
erano mesi che aspettavo di avere una giornata libera. Che avevo salvato tra
i 'preferiti' del pc il sito della Libreria e ogni tanto sbirciavo le novità,
gli articoli, i libri consigliati
nell'attesa. Che le ferie sembravano
non arrivare mai. Che chiacchierando con Elena scopro che Certo, Libreria Delle
Donne, io ci sono stata ma tanti anni fa
Certo. Ettipareva. Com'è
che tu sai sempre tutto? Che le foglie gialle vanno tolte dalla pianta di limone;
che per struccarmi devo usare lavanda e tea-tree così non si arrossano
più gli occhi
Lo so perché ho vent'anni più di te,
ragazza. E
abbiamo deciso di andarci insieme, allora. Finalmente,
durante quelle che gli studenti chiamano 'vacanze di natale' ma noi si lavora
lo stesso, troviamo una data. Sabato. Sabato ventisette dicembre. Treno?
Auto? Prima auto poi metro? Prima treno poi tram? ...beh ci sarebbe
Diego che ha un appuntamento con amici a Milano, potremmo andare in auto con lui
Non
ci faremo accompagnare da un uomo, alla Libreria, piuttosto che prendere il treno
in autonomia!?!? Sì. Partiamo che io son tutta agitata e durante
il tragitto si chiacchiera si ride si alimentano le aspettative. Ma tu poi
Diego ti levi di torno no? Cioè, ci lasci lì vicino e vai dai tuoi
amici giusto?! Sissì, fossi matto a infilarmi con voi due là
dentro. Infatti. Autostrada.
Uscita. Casello. Tangenziale est. Viale Forlanini che diventa Viale Corsica che
diventa Corso 22 Marzo. Parcheggiamo. Gli amici di Diego non rispondono
al telefono, forse è presto. Ci dirigiamo a piedi verso il centro alla
ricerca di via Pietro Calvi, io cammino cinque metri avanti agli altri perché
non ce la faccio più, sono emozionatissima. Ecco la via, ecco che svolto
a destra, ecco l'insegna che spunta
Ecco la serranda abbassata. Non
è possibile, è chiusa. Ma porc
Elena
mi raggiunge in pochi secondi e resta basita. Come mi sento non sono capace
di dirlo e soprattutto non credo di averne voglia. Tutte le maledette gelaterie
senza il gusto cannella, i biglietti terminati per il concerto di Patti Smith,
l'editore che mi dice No signorina Autobiografia del Rosso non lo stampiamo più
Ecco
quella faccia lì, avevo. E, come da copione, l'ho trasformata
in rabbia. perché non è possibile perché ho controllato
sul sito ma non c'era scritto nulla perché sulla porta neanche un biglietto perché
io, a casa, non ci torno. Leggiamo tutti i volantini appesi alla porta, mille
corsi incontri serate e manco un recapito. Maledizione. Maledizionemaledizionemaledizione. Elena
fruga nella borsa alla ricerca di una biro e di un pezzo di carta. Lasciamo
un biglietto, ripasseremo. Maledizionemaledizionemaledizione. Biro trovata,
foglio no. Elena strappa l'ultima pagina della sua agendina. È triste
e delusa come me. Scrive. " Siamo venute da Bergamo apposta, ma la
Libreria è chiusa. Peccato! Sarà per la prossima volta. Elena &
Valentina ". Aggiungo in calce il mio recapito telefonico. Non abbiamo
dello scotch, ça va sans dire, così abbandoniamo il biglietto tra
la vetrina e la cler. Il biglietto cade lento e inesorabile, ondeggiando,
e va a infilarsi in un punto morto da cui non sarà più possibile
recuperarlo. Ecco, anch'io mi sento un po' così. Mentre
Diego cerca, nuovamente, di contattare i suoi amici, questa sta diventando una
di quelle giornate che non dovrebbero avere la licenza di circolazione. Io
imbronciata, Elena triste e delusa, Diego in attesa. Passano
minuti, è dicembre, fa freddo e a Milano non c'è il cielo. Svogliatamente
leggo altri volantini appesi alla porta a vetri
cene
proposte
discussioni
ad un tratto lo vedo. In basso a sinistra, piccolo, un numero di
cellulare. Accanto la frase " per ulteriori informazioni chiamare ".
È questione di un attimo, l'impulso parte dalla pancia e arriva alla
bocca senza passare dal cervello, troppa strada
e dai denti mi casca
fuori un io chiamo che sento solo dopo aver pronunciato. Diego dice Ma
è per il corso quel recapito, non puoi chiamare! Non c'è nemmeno
un nome
Chisseneimporta. Elena dice chiama. Chiamo. Squilla
ma
nessuno risponde. fffffff Provo nuovamente. Ancora squilla
ma a
vuoto. Maledizionemaledizionemaledizione. Digito un sms, stesse identiche
parole del bigliettino scritto poco prima, e lo invio. Tutto
quel che si poteva fare è stato fatto, ma chissà perché non
mi sento meglio. Elena
che dice andiamo dai, facciamo due passi
ho visto una libreria dietro l'angolo
che faceva sconti
Macché. Io lì dentro non ci vengo
che schifo è un centro commerciale non è una libreria è la
morte del sapere mi rifiuto di spendere così i miei soldi
(perché
ovviamente mi parte la vena polemica, si sa). Ci avviamo, percorriamo a ritroso
la strada fatta poco prima, io borbotto e tontogno e potessi pestare i piedi per
terra lo farei ma non è granché chic così mi trattengo. Entriamo. Elena
e Diego guardano libroni d'arte, monografie, pittori. Io mi aggiro, anima in
pena tra i gironi dell'inferno, con occhio sprezzante lancio dardi alle copertine,
le mani ficcate nelle tasche del cappotto, un po' il freddo, un po' il broncio. Passano
pochissimi minuti, quando d'improvviso sento vibrare qualcosa nella mia
tasca. E' il cellulare. Lo tiro fuori e leggo chi è. Non c'è
nome, solo un numero. E' il numero che ho chiamato prima. Ohmmioddio! Mentre
con la mano destra apro il display del cellulare con la sinistra ho già
arpionato la manica di Elena e la sto trascinando fuori dal negozio, correndo. Pronto!!!! Pronto
son la Pinuccia ? sì! dico io, intanto Elena mi fissa e ha già
capito tutto. Diego ci ha seguite fuori e io sposto il telefono dalla bocca
per dire è la Pinuccia ! ? Dove siete? Siamo
dove siamo?
Dico io, la prima parola nel ricevitore, la seconda ad Elena. Corso 22 marzo
Vale Corso 22 marzo!! (perché grido?) Ecco allora adesso io devo
recuperare le chiavi perché non le ho qui con me, ma le ha la libraia,
che però oggi è a casa malata
Ecco adesso lei non ha la
libraia ma recupera le chiavi, malata! riferisco prontamente. Intanto mi venite
incontro? Sì! Le andiamo incontro (la prima parola sempre nel ricevitore,
la seconda ad Elena) Prendete il tram numero 29 o 30 dalle cinque giornate
in direzione porta romana (tram 19 o 20 porta romana, riferisco) poi scendete
e prendete il tram numero 15 verso porta Lodovica (Lodovica15) e scendete al bar
Gattullo (Gattullo). Ci vediamo lì davanti. Va bene grazie, a dopo!! Ciao Chiudo
il telefono:ho le mani che tremano. Il cuore tra poco schizza fuori attraverso
le costole e si spiaccica sulla faccia di Elena: istintivamente premo una mano
sul petto perché non succeda. Anche lei è felicissima, ride
e parla insieme. Ci avviamo con passo svelto, Diego ormai resta con noi, i
suoi amici l'hanno palesemente bidonato. Camminiamo in fretta, nella direzione
da cui siamo arrivate la mattina, ma dopo poco Elena dice Vale non sappiamo dov'è
la fermata del tram e nemmeno in che direzione prenderlo! Stai calma e chiediamo
a quell'edicola
È un fiorista Ele, forse non sono la sola ad essere
agitata J Ma naturalmente ha ragione, dirotto verso il fiorista dicendo buongiorno
vorrei prima una rosa gialla e poi sapere dove ferma il tram 29. Per favore. Rosa
gialla in carta stagnola. Monetine. Indicazioni. Esco. E quella? È
per la signora Pinuccia. Perché gialla? Perché è la
mia preferita. Torniamo
di nuovo verso la libreria la oltrepassiamo arriviamo in una piazza compriamo
i biglietti all'edicola ci mettiamo in attesa del tram che inevitabilmente
pare non arrivare mai. Controlliamo gli orari sul tabellone -sembra una commedia
degli equivoci- e apprendiamo il che per alcuni giorni il percorso del tram è
variato causa lavori. (
) Guardiamo la mappa dei bus appesa alla pensilina,
cerchiamo un tram alternativo, non si capisce una madonna, ne vediamo uno in lontananza
che si avvicina, si ferma, Elena salta su dicendo Andiamo con questo, basta! Zompiamo
sul tram anche noi e quasi decapito la rosa. Tutto è buffo e leggero
e surreale: Dove dobbiamo scendere? Boh! Come si chiamava il bar? Gattuso Sicura?
forse dovete andare da Gattullo dice una signora occhi neri seduta vicino all'uscita. Esatto,
grazie! In piedi davanti alla porta del tram, guardiamo i palazzi scivolare
via. Elena come facciamo a sapere qual'é la fermata più vicina
al bar?? E' questa, scendete! interviene tempestiva occhi neri - sì,
è una candid camera e avremo un tostapane in regalo- Io che penso quasi
quasi do a lei la rosa, ma poi mi dico non fare cazzate e scendi. Scendiamo,
ecco il bar. Chiuso. Ma sbirciando dalla vetrina non è esattamente
il Bar Sport dei vecchietti del paese mio
sberluccica tutto
aiuto Ad
attenderci, nessuno. Fa freddo e noi siamo congelati, in piedi davanti alla
vetrina come i tre porcellini. Io con la rosa mi sento una cretina. Ad
un tratto, eccola. Dall'altra parte della strada, fashionissima, capelli corti,
occhiali da sole stile esperame en el cielo (quando mina la canta in studio, però),
pelliccia-cappotto lungo beige, con pelo. Sventola la mano in segno di saluto. Io
attraverso le strada (a Milano c'è il pavé!) volando, sento un clacson
suonare ma nemmeno mi volto, e atterro davanti a lei. Piacere Valentina. Piacere
Pinuccia. La ringrazio tantissimo (porgo la rosa). Valentina, come mia nipote. Arrivano
Elena e Diego, lei ci indica un'auto e dice salite. Saliamo. Io sono seduta
davanti, con la mano attaccata alla portiera, perché madame sfreccia alla
velocità della luce per le strade di Milano e mentre sfreccia ci chiede
cosa facciamo chi siamo cosa conosciamo della Libreria
Per fortuna c'è
Elena, che risponde, che sa
io conosco un'autrice ogni venti fra quelle citate
e penso oddio morirò fra le lamiere senza aver letto Il Secondo Sesso. Accidenti! Eccoci
di nuovo in via Pietro Calvi. Non c'è parcheggio, a voler esser fiscali,
ma madame parcheggia di traverso, sul marciapiede, ed il parcheggio le voilà. Io
bisbiglio E il bigliettino nella porta!? Adesso lo trova
Ma
Elena mi rassicura Quando solleva la cler lo raccogliamo
Ragazze
entriamo da qui perché non ho le chiavi dell'ingresso principale! Ecco,
appunto. Entriamo. Una stanza grande, tavolini, quadri appesi alle pareti. Questi
li hanno fatti le nostre donne, dice madame indicandoli. Qui facciamo riunioni
incontri pranzi
dovreste venire una volta. E qui c'è un bagno, qui
la cucina
e qui la libreria.
Ci
sono delle sensazioni così delicate che non si possono dire, perché
appena le dici scompaiono
sono quasi trasparenti, come le orecchie di Nina
in controluce, quando si addormenta in fondo al letto, e io sono sdraiata a scrivere,
o leggere
Poi mi interrompo, la osservo e sempre, sempre, mi soffermo
su quella piccola vena rossa che arriva fino alla punta dell'orecchietta pelosa
e poi torna indietro, disegnandone perfettamente il contorno. Sembrano fatte
di pasta sfoglia, le orecchie dei gatti. Nina le ha color mandarino, e la tentazione
di toccarle mentre dorme è fortissima ma poi mi freno perché lo
so, lo so che si scoccerebbe e salterebbe giù dal letto per andare a ronfare
altrove. Non ho una gatta, in casa, ho Gloria Swanson in Viale del Tramonto. E
così la prima volta che vedo la Libreria non è dal davanti, ma di
schiena. Che è meraviglioso, a pensarci bene. Privilegio di pochi. E
l'immagine che mi resterà impressa sulla fronte sarà questa, per
sempre. È come stare dietro le quinte a teatro, poco prima del trillo
d'inizio; ci aggiriamo concitati, senza parlare, muovendo solo le labbra e improvvisando
gesti buffi per comunicare. E immancabilmente qualcuno sbatte il ginocchio contro
la cassapanca del camerino
ma poi si apre il sipario. E noi siamo pronti. Di
schiena è come la casa della mia infanzia, che aveva sì la porta
d'ingresso, ma facendo il giro dell'edificio si poteva entrare anche dalla cucina.
Che è tutta un'altra storia, entrare dalla cucina. È quella,
la sensazione. È come riconoscere un'amica dai capelli che sfuggono
al laccetto e si appoggiano sul collo, o un nonno dalle spalle, o una città
arrivando dal mare, e non da terra. Ed è bellissima. La sensazione,
dico. Pizzica in fondo alla pancia.
Sono
ferma sulla soglia, Elena subito dietro di me Vale entri? Sissì, scusa. Una
stanza con scaffali di legno alle pareti, alla mia destra la letteratura (tutte
le autrici divise per lettere dell'alfabeto), alla sinistra invece le tematiche, nell'angolo
poesia musica teatro cucina
davanti a me le vetrine. Al centro della
stanza le novità. Scale scorrevoli di legno scuro sono appoggiate agli
scaffali, proprio come ne La Bella & la Bestia, all'inizio della storia. Mi
muovo piano piano, così piano che in realtà sono quasi ferma e giro
su me stessa. Guardo le copertine, chiedo un po' di titoli, apro, spulcio,
sfoglio, leggo
Sto cercando un titolo ma non lo trovo. È la Fusini.
Domando. Certo, là sopra da qualche parte! Ah, ecco. Ma io posso
salire sulla scala e guardare? Beh, non vorrai certo che salga io. Questa
è sempre madame. Felice
come un grillo mi arrampico sulla scala e salendo vedo un ripiano con scritto
" scorte Woolf " e penso io mi intrufolo lì. Mi faccio
stretta stretta mentre non guardano, mi ficco nello scaffale e dormo lì,
in mezzo alle " scorte Woolf ". Sarebbe un bel dormire, quello; basta
valeriana basta incubi basta tutto. Trovo il libro, inaspettatamente rosa. Infilo
il naso qui e là ancora un po', poi scendo. Appoggio sul banco il libro
e mi volto a guardare gli altri. Diego gironzola qui e là, un poco mi
dispiace che sia costretto qui, mais quoi faire? Elena è nell'angolo
poesia, abbandonata alla Plath. Ognuno ha le sue passioni viscerali, del resto. Il
tempo sembra fermo, chiacchieriamo sfogliamo valutiamo. Compriamo otto libri,
quattro a testa, anche se io ne vorrei almeno venti. Madame non può
aprire la cassa, così fa i conti su un foglietto e mette il ricavato in
una busta. Un caffè al volo e poi ci salutiamo. à la prochaine. Camminiamo
tranquilli verso l'auto, in silenzio, io respiro profondo, stiracchio le braccia,
guardo su
e non so, se è la vista che mi inganna o davvero c'è
ma
quello che vedo pare proprio uno strappo di cielo. Postfazione. Lunedì
pomeriggio, 29 dicembre. Sono al lavoro. Il mio cellulare squilla. Prefisso
o2. Pronto? Pronto Valentina? Libreria delle Donne di Milano, ho appena
trovato il vostro biglietto. Ah, certo!...l'abbiamo lasciato sabato. Qui
c'è anche una busta con dei soldi. Cosa è successo?
Sapesse. |