Assemblea
delle donne ucraine immigrate a Brescia
4
luglio 2004
L'Associazione
della speranza
Una
straordinaria organizzazione quella delle donne ucraine immigrate a
Brescia. Scopro questa realtà grazie a due appuntamenti: l'11
maggio alla Libreria delle Donne di Milano e domenica 4 luglio, quando
seguo una riunione dell'Associazione Nadja, in italiano speranza, che
ha come obiettivo l'aiuto materiale e psicologico della comunità
di donne ucraina a Brescia. Tanta passione e lavoro caratterizza questa
'unione di forze' guidata da Olha Vdovychenko, una carismatica leader.
Non
conoscevo la realtà delle donne ucraine in Italia se non da pezzi
di articoli sull'immigrazione che leggevo distrattamente in metrò.
Entro in questo mondo per una via privilegiata: la relazione con Laura
Minguzzi.
L'opinione
delle statistiche
Alla riunione vengo in possesso di alcuni materiali informativi. Li
leggo con il desiderio di farmi un'idea più concreta di questa
situazione. Con l'obiettivo di indagare la realtà dell'immigrazione
ucraina a Brescia sono stati somministrati questionari a un campione
di 500 donne ucraine. Dai risultati emerge che: sono il 60% le regolari,
di cui il 70% sono badanti, 15% sono colf, un altro 15% sono in cerca
di lavoro. Si stima che tutte le irregolari svolgono la professione
di badanti. La giornata di lavoro ha la durata di 12 ore nel 90% dei
casi.
In cima all'elenco delle preoccupazioni c'è il permesso di soggiorno,
che è legato al versamento dei contributi: non di rado le famiglie
risparmiano su questa voce, denunciando magari 24 ore di lavoro settimanali,
a fronte di un impegno quotidiano di 12 ore.
Secondo lo studio sembra che le regolarizzazioni non abbiano risolto
il problema del lavoro in nero: sono 7500 le lavoratrici regolari straniere,
si pensa però che ce ne siano altrettante (almeno nella provincia
di Brescia) irregolari. Secondo una stima proveniente dagli atti del
convegno 'Stranieri di famiglia' organizzato dalla CISL, sono 8000 le
collaboratrici di cura regolarizzate, 15.000 i nuclei famigliari coinvolti,
il 9,7% le famiglie che ricorrono all'offerta privata dei servizi di
cura.
Stando a quesi dati sembra che la questione principale del disagio risieda
in questioni legali: soggiorni 'irregolari', troppe ore di lavoro e
il versamento dei contributi.
Nelle due occasioni in cui ho sfiorato la loro realtà ho avuto
modo di ascoltarle in prima persona. Scopro con stupore che non sono
così sofferenti. Inoltre i disagi accennati dalle statistiche
non sono certo i loro principali problemi. I loro dolori sono altri.
Una
voce ancora soffusa
E' quella delle donne ucraine. Organizzate, agguerrite, poetesse. Entro
nel loro mondo grazie all'incontro avvenuto in Libreria delle Donne
l'11 maggio a Milano. In tale occasione Olha Vdovychenko ed Eugenia,
invitate al Circolo della rosa da Laura Minguzzi, si sono raccontate
nel corso di una discussione che ci ha portato nel cuore delle loro
esistenze e della loro coraggiosa, faticosa e complessa esperienza.
Laura mi propone di continuare a esplorare questa realtà invitandomi
a parteciapare alla riunione dell'Associazione Nadja di Brescia, domenica
4 luglio e in un istante scopro un mondo di donne organizzato, sostenuto
dalla passione e dall'impegno della presidente Olha Vdovychenko.
L'Associazione Nadja nasce due anni fa e ha lo scopo di aiutare concretamente
le donne ucraine emigrate in Italia tramite una linea di assistenza
telefonica ma non solo. E' un modo per trovarsi, ritrovarsi, parlare
la propria lingua, far rivere la cultura ucraina all'interno del gruppo
come fossero ancora a casa. Distanza, solitudine, difficoltà
di ambientazione, le faticose relazioni con i malati di cui si occupano,
sono solo alcuni elementi che si intrecciano nella complessità
della loro esistenza.
"Il mio sogno è la creazione di un caffè letterario
- dichiara Olha - , donne che lavorano qui affrontano fatiche molto
grandi, sono spesso sole e rischiano la depressione. Un modo concreto
di risollevarle dalla situazione gravosa di affaticamento e dolore è
proprio la cultura".
Tra i progetti più prossimi l'ottenimento di una sede tutta loro,
che dovrebbe essere fornita dal sacerdote della parrocchia nel rione
della stazione. La riunione di domenica 4 luglio comincia in ritardo
per un disguido tecnico nella sala.
Ho l'occasione di toccare con mano un pezzetto del loro mondo. Come
si diceva in Libreria, una peculiarità femminile di contrastare
la nostalgia è ricreare all'estero i riti e le tradizioni del
proprio paese. Il gruppetto di partecipanti che si era ritrovato per
la riunione mi ha fatto assaggiare questa verità. Parlavano la
loro lingua, stavano assieme. Ho sentito in loro molta forza e coraggio.
Anche serenità e amore per l'Italia. Certo affrontano difficoltà
e dolori, alcune non ce la fanno, come raccontava Olha. Ma la percezione
che ho avuto, forse mi sbaglio, è stata comunque di trovarmi
di fronte a persone serene che affrontano i problemi con un radicato
amore per la vita. Quella domenica il clima era disteso e vivo.
Ma chi m'ha colpito di più è stata Olha. Una donna elegante,
decisa, gentile. Dai suoi modi, attenti alle relazioni, traspare coraggio
e passione.
Seppur un'estranea, Olha mi rende partecipe, mi irradia della sua energia.
Energia così forte che, stando a quello che ha raccontava mentre
intratteneva tutti noi nell'attesa di entrare nella sede della Cisl,
pare che l'orologio indosso a lei tenda sempre ad essere avanti!
L'Associazione si avvale di un prezioso aiuto che è quello della
CIGL. Nel corso della riunione si sono affrontate tematiche piuttosto
urgenti come il visto, il permesso di soggiorno e questioni legate ai
contributi. Presenti alla riunione esponenti della CISL che hanno interagito
con le partecipanti su questioni burocratiche.
Gli ultimi venti minuti sono stati dedicati alla lettura di poesie.
Una partecipante ha scritto dei versi che ha letto a tutte noi.
"L'Associazione non deve essere solo un mero supporto strumentale
alla permanenza in Italia - ha detto ancora Olha -
sul finire degli
incontri leggiamo poesie e ci troviamo tra noi".