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da giudiziouniversale.it
- 10 marzo 2010
Quando
le beghine finivano sul rogo
Nel Medioevo erano chiamate così le donne che
non volevano né sposarsi né chiudersi in monastero, e vivevano
libere di muoversi e pensare. Margherita Porete era una di loro, e giusto
settecento anni fa venne condannata per eresia: aveva solo scritto che
cercare Dio nelle chiese è da asini
di Luisa Muraro
Questanno
è il settimo centenario della morte di Margherita Porete. Era una
beghina e morì sul rogo. Beghina, così come ai nostri giorni
femminista, è uno di quei nomi che gli uomini di potere rendono
ridicoli e sospetti perché sono i nomi di donne indipendenti dal
sistema di potere. Non ho niente contro gli uomini ma critico quelli che
corrono dietro al potere e le donne che corrono dietro a loro. Beghine
si chiamavano nel Medioevo quelle donne che non volevano né sposarsi
né chiudersi in un monastero, e vivevano da sole o in piccoli gruppi,
libere di muoversi e di cambiare idea, occupate nel lavoro, nella lettura
e nella preghiera.
Esattamente settecento anni fa, nel 1310, a Parigi, Margherita spirò
tra le fiamme, davanti a una grande folla. Cera gente che piangeva,
dicono le cronache. Balzac ha immaginato che Dante, ormai in esilio, sarebbe
giunto fino a Parigi proprio in quel tempo, fra persone che parlavano
ancora della morte di Margherita.
La sua unica colpa fu di avere scritto un libro, Lo specchio delle anime
semplici, che venne giudicato eretico e che lei non volle rinnegare. Avrebbe
potuto salvarsi. In quel libro aveva messo in parole, dopo averle messe
in pratica, le idee più avanzate di un vasto movimento spirituale
fatto di laici, fra i quali molte donne: il Movimento del libero spirito.
Erano idee sul filo del rasoio intorno al tema della deificatio, ossia
della mutazione dellessere umano nellessere divino, tema fra
i più rischiosi della vita spirituale perché coinvolge la
libertà come bene assoluto e ha delle ricadute nella vita pratica.
Una, principalmente, era fatta per disturbare il potere clericale. Diceva:
è da asini cercare Dio nelle chiese, nei conventi e nelle cerimonie,
Dio si nasconde nel fondo del fondo di noi stessi.
La frase è da asini è testuale. Margherita scrisse
in francese, che allora era la lingua del popolo, gli istruiti usavano
il latino, e ha un linguaggio che va dalla più ispirata dolcezza,
come il passo sullanima che nuota nel mare della gioia, ad una energica
concretezza, come le invettive contro il clero che diceva asinerie teologiche.
Lo specchio è un libro di ricerca che ha ancora delle cose da dire.
La filosofa Simone Weil lo conobbe e ne fu colpita. In esso troviamo anticipata
una scoperta di Gregory Bateson, quella dellalternanza gerarchica
fra calibrazione e retroazione. In breve, Margherita comprese che a un
certo punto si deve cessare di sforzarsi per ottenere risultati migliori,
e lasciare che il meglio venga da sé. Espose la sua scoperta nella
forma di una canzone di danza per lanima in festa che, non più
sottoposta alla pratica delle virtù, canta la sua libertà.
Consultati dal tribunale dellInquisizione, i magistri (professori)
della Sorbona non riconobbero la giustezza di questa idea. La ritroviamo
infatti nel dispositivo della condanna, insieme ad altre tesi condannate.
Il processo, condotto dal grande inquisitore di Francia, si svolse secondo
le regole. Ciò nonostante, Margherita non si sottomise alla procedura
e rimase in silenzio. Il perché, non lo sappiamo. In silenzio affrontò
la condanna e il martirio.
Oggi alcuni teologi dicono che il libro non è eretico. Ma ci fu
chi lo disse già allora, autorevolmente, tre teologi uno dei quali
illustre: libro difficile ma valido, validissimo. Non furono ascoltati.
Peccato! Peccato per lei, per noi, per tutti. Se le idee di quel movimento
e il pensiero di Margherita fossero stati accolti, approfonditi e assimilati,
la Chiesa cattolica si sarebbe trovata meglio preparata e più disposta
ad ascoltare le critiche di un Martin Lutero e le esigenze di libertà
avanzanti con la modernità.
In considerazione di tutto questo e del grande bisogno che abbiamo anche
noi di vivere sotto cieli più grandi, volendo festeggiare con le
donne e gli uomini di Giudizio Universale lOtto marzo 2010, io,
senza potere ma con lautorità che mi date voi, dichiaro aperto
lanno margheritiano dedicato a ricordare la beghina Porete e a ritrovare
la sua ispirazione.
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