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da giudiziouniversale.it
- 12 dicembre 2009
Ipazia,
16 secoli di bugie
La filosofa di Alessandria d'Egitto fu uccisa nel
415 da un gruppo di fanatici cristiani. E' passata alla storia come una
martire della scienza, versione femminile di Galileo. Ma la sua vicenda
nasconde un mistero ancora più inquietante
di Luisa Muraro
Ipazia di
Alessandria ha un conto aperto con la nostra civiltà che dobbiamo
incominciare a pagare.
Parlo, per chi ancora non conoscesse questo nome, della scienziata e filosofa
neoplatonica, maestra nel Museo di Alessandria dEgitto (non un museo,
ma un centro di studi superiori) che, nellanno 415 dellera
cristiana, venne trucidata da un gruppo organizzato di cristiani fanatici.
Il delitto restò impunito perché linviato imperiale
non fece il suo dovere.
Da parte di chi ha a cuore la tradizione religiosa cristiana, io mi aspetto
un preciso contributo. Posto che le fonti non consentono di attribuire
al vescovo di Alessandria, il futuro santo e padre della Chiesa Cirillo,
alcuna responsabilità diretta nella morte violenta della filosofa,
si stabiliscano le innegabili responsabilità indirette, nel contesto
di una diffusione del cristianesimo che è piena di luci e ombre.
Da coloro che hanno a cuore le grandi conquiste della modernità
(libertà di pensiero, pluralismo, libertà di ricerca, valore
delle scienze sperimentali), mi aspetto che smettano di strumentalizzare
la figura della filosofa deformandola in quella di una martire della libera
scienza. Le fonti storiche non autorizzano questa rappresentazione che
si alimenta da una serie di stereotipi, già confutati, sulla storia
delle scienze e la cultura cattolica. Non si faccia di Ipazia un anacronistico
pendant femminile di Galileo. Lei fu indubbiamente una scienziata di prima
grandezza e, come Galileo, si dedicò allastronomia con avanzate
tecniche di osservazione. Lanalogia finisce qui. La famosa vicenda
del processo di Galileo riguarda il protagonista di una svolta epocale
nellidea di scienza, che non ha nulla a che fare con lepoca
di Ipazia, il cui tempo fu agitato da una somma di problemi che non riguardavano
la concezione della scienza, se non molto indirettamente. Detto in breve,
Galileo è il campione e il martire del nuovo che avanza. Ipazia
è lesponente di una tradizione secolare (millenaria, se contiamo
lEgitto) e venne schiacciata dal nuovo avanzante, il cristianesimo,
che fu anche rivoluzione sociale, non dimentichiamo.
Il mio contributo al pagamento del debito che abbiamo verso Ipazia, consisterà
nellesporre, in forma di racconto basato sulle fonti storiche, le
circostanze che portarono alla sua uccisione.
Di Ipazia non abbiamo una data di nascita, possiamo immaginare che fu
intorno al 370. Trascorse la sua vita ad Alessandria; non risulta che
abbia fatto viaggi fuori dalla sua città. Le fonti la ricordano
come figlia di Teone, scienziato del Museo; di lui fu allieva, collaboratrice
e, in un certo senso, successora. Le fonti dicono che lei lo superò.
Della sua opera non si è conservato quasi nulla.
Intorno al 375 nacque ad Alessandria anche Cirillo, che crebbe allombra
dello zio Teofilo cui succedette sul seggio episcopale nel 412. Come lo
zio, era un uomo di grande decisione, al limite della spregiudicatezza.
Per favorire la Chiesa, Cirillo cercò lalleanza del prefetto
imperiale Oreste, un battezzato anche lui ma poco propenso a schierarsi
con i cristiani.
Scoppiarono incidenti, uno gravissimo nel 415: un gruppo di monaci venuti
dal deserto (i cosiddetti parabolani) per servire il vescovo, a che titolo
non sappiamo, assaltarono il carro del prefetto e riuscirono a ferirlo
con una sassata. Il loro capo fu catturato e duramente punito, Cirillo
voleva farne un martire ma i cittadini si opposero, compresi alcuni cristiani.
Siamo alla vigilia delluccisione di Ipazia.
Bisogna sapere che Oreste era un ammiratore della filosofa e aveva preso
labitudine di consultarla sui problemi della città. Allepoca
Alessandria era una città multietnica, abitata da elleni, egizi,
ebrei, costellata da vari edifici religiosi: sinagoghe, templi alle divinità
greche ed egizie, chiese cristiane. Il gruppo dominante è costituito
dagli elleni (gli abitanti di origine greca), molti dei quali stavano
passando al cristianesimo, che era diventato la religione dellimperatore.
Ipazia, che apparteneva a questo gruppo sociale, non era cristiana. Fra
i suoi allievi aveva tuttavia dei cristiani, come Sinesio, il futuro vescovo
di Cirene, che la chiamava madre e patrona, e
su di lei ha lasciato una preziosa testimonianza scritta.
Le fonti raccontano che un giorno il vescovo Cirillo si trovò a
passare nei pressi della casa di Ipazia e notò un assembramento
di carri, lettighe e guardie.
Di chi è quella casa? Che cosa sta succedendo?
È la casa della filosofa Ipazia gli rispose uno del
seguito - quelli che vedi, sono i curiali del prefetto, lui deve essere
venuto con altri a salutarla e ad ascoltarla.
Il vescovo, possiamo immaginare, sentì una fitta penosa nellanima.
Per certo il nome di quella donna, famosa in città, non gli era
nuovo. Nuovo fu per lui scoprire che il prefetto si degnasse di farle
visita, dopo che aveva rifiutato lofferta fatta da lui, Cirillo,
che era un uomo e un vescovo. Le fonti ci autorizzano a immaginare anche
il pensiero che seguì a quel penoso, ma così umano! sentimento:
Ad Alessandria le cose andrebbero meglio se io e il prefetto fossimo
amici. Io e il prefetto non siamo amici per colpa di Ipazia che si è
messa di mezzo e ha attirato Oreste nella sua orbita.
Questo è lantefatto. Il fatto è che un giorno del
marzo 415 un gruppo di parabolani, guidati da un tale di nome Pietro il
lettore, sequestrò Ipazia, la portò in una chiesa e qui,
al chiuso, la trucidarono usando strumenti taglienti che non erano coltelli,
forse pezzi di vetro o di conchiglia. Poi ne portarono i resti in una
località, il Cinarone, forse assegnata alla eliminazione di materie
di scarto con il fuoco, e qui li bruciarono.
Da questo insieme di fatti risulta che Ipazia, se siamo alla ricerca di
un titolo da dare alla sua morte, fu principalmente una martire politica.
Colpita per colpire il prefetto imperiale, è la prima supposizione,
Ma, se allarghiamo lo scenario storico, le circostanze suggeriscono piuttosto
che lei fu eliminata perché disturbava, con la sua indipendenza,
lantagonismo fra due poteri, quello imperiale e quello ecclesiastico,
che erano anche due uomini, Oreste e Cirillo, e impediva così che
i due poteri e i due uomini arrivassero a trovare un compromesso per una
conveniente alleanza. A ciò si aggiunga un senso di rivalità
del capo della Chiesa alessandrina nei confronti di quella donna che,
stando alla testimonianza di Sinesio, aveva lautorità di
una sacerdotessa. La filosofa e il vescovo erano entrambi sprovvisti del
potere della forza; lefficacia della loro azione dipendeva dallautorità
della loro parola e dal credito di cui godevano presso i detentori del
potere politico.
Sicuramente contarono anche altre circostanze, fra cui il conflitto tra
la cultura del mondo antico declinante e la nuova religione cristiana,
purchè abbiamo chiaro che il conflitto non si configurava come
un antagonismo e che la vittoria del cristianesimo era ormai evidente.
Contò il fatto che non di un filosofo si trattasse, ma di una filosofa?
La domanda va riformulata, considerato che non esistono culture in cui
la differenza sessuale sia indifferente. Quanto contò, nella vicenda
di Ipazia? E abbiamo noi modo di stabilirlo? Senza addentrarci, consideriamo
che la nascente religione cristiana, a differenza di quella grecoromana
e di quella egizia, non rendeva pensabile e accettabile una donna con
le prerogative di Ipazia, libera di sé, non subordinata a partiti
o fazioni, presente e parlante in luoghi pubblici, sapiente, maestra dotata
di una parola autorevole per donne e uomini.
Questa considerazione ci porta ai nostri tempi per costatare che il tipo
umano femminile incarnato da una Ipazia non ha corso nella nostra cultura,
forse perché essa deriva dalla versione cristiana del patriarcato.
Il che ci fa capire il perché di certi stereotipi laici o laicisti:
questi stereotipi resistono e si ripresentano per non poter ammettere
che quello che faceva veramente problema ai cristiani di Alessandria,
continua a fare problema anche ai nostri giorni, e non solo ai cristiani!
Voglio dire che gli stereotipi anticlericali con cui si accosta la figura
e la vicenda di Ipazia (Chiesa nemica della scienza, della ragione, delle
donne) sono fatti per coprire una certa coda di paglia.
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