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Il fragile mondo degli atipici
Forme
contrattuali sempre più flessibili, tutele esigue se non assenti.
Il pianeta degli atipici, popolato soprattutto da donne, rischia di favorire
una sorta di precariato dei lavori meno qualificati. Intervista a Giovanna
Altieri, direttore dell'Ires e autrice del Terzo rapporto sul lavoro atipico
di Antonio Carbone
Anche i
dati e le ricerche sembrano confermarlo: mentre i lavoratori molto qualificati
e con elevati livelli di istruzione hanno maggiori possibilità
di stabilizzazione, quelli meno qualificati e con bassi livelli di istruzione
con il passare degli anni rischiano, invece, di tramutarsi in precari
a vita. Questo in sintesi il quadro che emerge dalla lettura del Terzo
rapporto sul lavoro atipico presentato dallIres.
Andando in profondità si scoprono tutte gli aspetti di queste nuove
forme di lavoro. Si capisce, ad esempio, secondo quali criteri ad essi
si ricorre allinterno della stessa azienda: Le forme flessibili
dimpiego sono usate soprattutto per razionalizzare lorganizzazione
del lavoro, per fronteggiare i picchi della domanda, ma anche per ridurre
il costo del lavoro. ci spiega Giovanna Altieri direttore Ires
e autrice del Rapporto - Ogni forma di rapporto tendenzialmente corrisponde
a specifici obiettivi, ma ci sono anche molte sovrapposizioni. Ad esempio:
il contratto di lavoro a tempo determinato e il lavoro interinale vengono
utilizzati soprattutto per fronteggiare le variazioni della domanda, ma
anche, in alcuni casi per selezionare e provare lavoratori che verranno
poi assunti. Le collaborazioni invece difficilmente danno luogo ad una
vera e propria assunzione.
Esiste
una sorta di discriminazione anche a parità di prestazione professionale?
In generale la professionalità non influenza le forme di flessibilità
impiegate, anche se agli intellettuali si offrono per lo più
rapporti indipendenti mentre agli esecutivi si offre il tempo
determinato o linterinale. Il contratto di collaborazione coordinata
e continuativa ha, comunque, un uso polarizzato: è riservato infatti
ai lavoratori intellettuali e a quelli meno qualificati. E sempre
più frequente che lavoratori con statuti del lavoro diversi lavorino
insieme nello stesso luogo. Da qui deriva da parte dei lavoratori flessibili
una percezione di deprivazione relativa nei confronti degli altri lavoratori
che invece hanno modalità di lavoro tradizionali.
Nel Rapporto
si fa notare come i contratti di collaborazione coordinata e continuativa
non siano una formula riservata prevalentemente ai più giovani
per favorirne lingresso nel mondo del lavoro. Quali sono le categorie
più coinvolte?
Le donne sono maggiormente presenti, sia tra coloro che svolgono professioni
di tipo esecutivo (segretaria, terminalista, intervistatrice telefonica,
operatrice dei servizi telefonici), sia tra coloro che svolgono professioni
intellettuali ed a elevata specializzazione (ricercatrice, insegnate,
redattrice, giornalista). Gli uomini, viceversa, sono più rappresentati
tra gli amministratori di società, consulenti aziendali, e nelle
professioni intermedie e tecniche (programmatori, consulenti informatici,
assicuratori, revisore dei conti).
Quali
sono le differenze tra gli uomini e le donne?
Per le donne, il lavoro coordinato e continuativo è uno strumento
di accesso e parzialmente di permanenza nel mercato del lavoro, sono infatti
maggiormente presenti, rispetto ai maschi, nelle classi di età
più giovani e fino ai 40 anni. Per gli uomini, tendenzialmente
adulti, invece la collaborazione coordinata e continuativa si configura
come una attività di carattere professionale o anche come un prolungamento
della carriera lavorativa, infatti i pensionati, che rappresentano complessivamente
il 13% degli iscritti al fondo, sono prevalentemente maschi.
Insomma,
le donne sembrerebbero uscirne penalizzate sia nella scelta professionale
che nel tipo di inquadramento contrattuale
Le occupazioni atipiche hanno offerto alle donne ampie possibilità
di ingresso nel mercato del lavoro. Ciò è leffetto
combinato di due fatti: le donne rappresentano il maggior bacino di offerta
disponibile sul mercato e, soprattutto per la loro perdurante doppia presenza
famiglia-lavoro, accettano di più i lavori atipici.
Va anche detto, che i lavori atipici costituiscono il grosso
della domanda di lavoro attuale. Più problematico è capire
se la società dei lavori", stia offrendo alle donne
anche maggiori margini di inserimento stabile nel mercato e nei percorsi
di carriera, o se viceversa stia provocando un aumento dei rischi di marginalizzazione
nel lavoro allinterno di circuiti occupazionali precari e segregati
in base a caratteristiche di genere. Forse non è un caso che i
lavoratori dei call center siano prevalentemente donne!
Quanta
flessibilità offre davvero il mercato? Una volta disoccupati quanto
è facile rientare nel mondo dell'occupazione?
I dati Istat sulla mobilità ci dicono che le probabilità
di uscita dalla disoccupazione sono collegati alla durata della disoccupazione
e alla presenza o meno di precedenti esperienze lavorative. Cioè
coloro i quali sono disoccupati da meno di sei mesi hanno molte più
probabilità di uscire dalla condizione di disoccupato rispetto
ai disoccupati di lunga durata, così come conta molto avere avuto
esperienze di lavoro pregresso, ossia avere delle competenze accumulate.
Dunque, occorrerebbe evitare che le persone siano per troppo tempo fuori
del mercato del lavoro le politiche attive del lavoro dovrebbero
proprio servire a questo scopo e offrire percorsi formativi, soprattutto
a quelli meno dotati di competenze di base.
Quali
sono le tutele che ha un lavoratore nellintervallo tra un contratto
e laltro?
Dipende dal contratto di origine. Si passa da una tutela minima concessa
a chi perde un lavoro dipendente a termine- se si sono maturati i requisiti
si ha infatti diritto ad una indennità di disoccupazione- allassenza
completa di tutele nel caso di perdita di un contratto di collaborazione
coordinata e continuativa.
Più
si scende a Sud e più aumenta la percentuale di coloro che hanno
redditi bassissimi. E più aumentano le differenze di reddito a
parità di prestazione professionale: una collaboratrice che lavora
al Nord si dice nel rapporto - svolgendo mansioni di segreteria
guadagna in media 6.600 euro mentre la sua collega del Sud deve accontentarsi
di circa 4.600 euro lorde lanno. Non è un dato preoccupante?
Si lo è, soprattutto se si considera che la femminilizzazione del
lavoro parasubordinato è un fenomeno particolarmente accentuato
in alcune province meridionali. Si pensi che a Caltanissetta il 30% delle
occupate svolge delle collaborazioni coordinate e continuative, così
come a Crotone e a Siracusa, dove il fenomeno coinvolge oltre il 20% delle
occupate. Questi dati ci devono far riflettere in merito alla qualità
delle occasioni di lavoro per le donne del Mezzogiorno.
Ritiene
che le nuove norme sul mercato del lavoro introdotte dal governo possano
servire a far ripartire leconomia?
Non sono molto ottimista sullimpatto positivo sulloccupazione
di queste misure. La proliferazione ulteriore dei rapporti flessibili
contenuti nei provvedimenti governativi rischia di creare più confusione
per le imprese che opportunità e di interrompere un certo equilibrio
che si era comunque creato sul mercato del lavoro tra occupazione standard
e occupazione temporanea. Bisognerebbe cioè interrogarsi su se
e quanto il mercato del lavoro italiano avesse bisogno di nuovi strumenti
di flessibilità o piuttosto se lesigenza non fosse quella
di perseguire una politica di semplificazione e razionalizzazione delle
diverse opportunità contrattuali già a disposizione del
sistema , assicurando che coloro i quali si trovano nel mondo del lavoro
con un contratto flessibile lavorino in condizioni di sicurezza
e tutela e con un alto stato occupazionale.
Si può
dire che, a fronte di situazioni in cui le persone per lo più subiscono
questo tipo di trattamento, ci sia anche chi lo sceglie per dedicare tempo
ed energie ad altre occupazioni non solo lavorative? Penso al volontariato,
allimpegno sociale
Non mi pare che i lavoratori atipici in carne ed ossa abbiano
molte energie e tempo da spendere nel sociale. Il loro tempo è
in parte impiegato in una ricerca perenne di lavoro, visto il carattere
temporaneo di quello attuale e comunque quando lavorano hanno orari di
lavoro da lunghi a lunghissimi. Ad esempio da una ricerca IRES sui collaboratori
emerge che circa un terzo dei collaboratori lavora da 31 a 40 ore settimanali,
oltre il 30% ha un orario di lavoro settimanale che supera le 40 ore,
con un peso rilevante di coloro che lavorano più di 50 ore, mentre
solo il 37,3% ha un orario lavorativo inferiore all'orario standard.
Insomma
anche chi lo sceglie non fa in completa libertà?
E vero che in parte le collaborazioni coordinate e continuative
catturano anche in parte motivazioni individuali alla autorealizzazione,
che esprimono soprattutto le fasce di lavoro più scolarizzate,
che apprezzano l'autonomia e la flessibilità connessa a queste
formule contrattuali. Ma spesso, anche per queste fasce di lavoratori
l'essere self-employed è una condizione subita o presa in assenza
di altre alternative, così che anche questultimi, condividono
con la gran parte dei loro colleghi parasubordinati linsoddisfazione
legata alla mancanza di sicurezza, alla irregolarità e/o esiguità
della ricompensa, alla progettualità.
Per concludere è ancora troppo ottimistica la visione di Ulrick
Beck che auspicava una graduale trasformazione del lavoro in un lavoro
di impegno civile?
Il tempo liberato o lozio creativo appartiene al mondo
dei sogni. La realtà a me sembra piuttosto diversa, anche se non
necessariamente tutta negativa.
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