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da questionediprincipi.wordpress.com -
6 dicembre 2011
La politica delle donne
(vere)
di Cinzia Morgani
Vi ha commosso? Vi ha irritato? In questi
giorni si sprecano i sondaggi sulle lacrime della ministra Fornero nell'illustrare
la riforma delle pensioni. Non sono un tecnico, e si tratterà di
pensioni oltre i 960 euro, ma da cittadina ritengo profondamente ingiusto
non adeguare le pensioni all'aumento del costo della vita mentre, e solo
per fare un esempio, si estendono le garanzie per le banche. Certo, quelle
garanzie hanno fatto risalire la borsa e precipitare lo spread. E allora,
putroppo, che vuoi che contino pochi milioni di pensionati di fronte ai
miliardi di euro in ballo tra chi sta giostrando l'economia dell'Europa
intera? Questo è il meccanismo dal quale dobbiamo affrancarci
Ma ci sono fior di esperti che stanno facendo le pulci a questa manovra.
Io voglio parlare di quelle lacrime andando un po' più in là
della facile ironia delle 'lacrime di coccodrillo' e della scontatissima
'anche i ministri piangono'.
Ministra Fornero, prima di quel pianto l'ho osservata mentre parlava,
il suo tono, il sorriso nervoso, il modo preciso in cui esponeva la riforma
(molto più chiaro del suo confusionario collega Passera); ho visto
le sue tante rughe e quella profondissima tra le sopracciglia che le segna
la fronte: mi hanno fatto pensare a una donna che studia, che si impegna
da una vita, che vive i suoi conflitti e non ha bisogno di camuffarli.
Mi piacciono quelle rughe, sono i segni che le ha portato in dote la sua
esperienza, i segni che raccontano una donna vera. Ed è di donne
vere che ha bisogno questo paese e sì, anche di donne che piangono,
perché no? Che c'è da ironizzare?
[...] Perché un ministro non dovrebbe mostrare di piangere in pubblico?
È inopportuno? Un esecrabile segno di debolezza?
Io invece credo che sia un segnale di forza. Sta anche lì, in quelle
lacrime, il potere della politica al femminile. Perché quel pianto
impossibile da trattenere traduce un impegno profondo in ciò che
si fa, l'amarezza e forse anche la rabbia per non aver potuto evitare
qualcosa che si ritiene ingiusto e soprattutto esprime senza maschere
una politica vera, sentita e vissuta come responsabilità. Sì,
le donne si emozionano e che bene che farebbe a tutta la politica! Perché
chiunque siede al Governo o in Parlamento dovrebbe proprio avere la capacità
di sentirsi come si sentono coloro ai quali impongono certe scelte e non
condizionare il loro voto al 'cosa mi conviene fare per non perdere il
posto e piazzarmi bene in alto in lista la prossima volta'. Insieme alla
competenza e alla preparazione questa sensibilità è l'altra
premessa essenziale di una buona politica. Certo, la politica, deve fare
i conti con gli inevitabili compromessi, ma se c'è quella capacità
di 'sentire il sentire della gente' e di non trattenersi se si avverte
qualcosa di sbagliato, allora ci può anche essere speranza che
le cose possano cambiare in questo paese, che cresca una consapevolezza
del bene comune e non della legge dei più forte e che, con pazienza
e con la forza della mediazione, ci si batta per conseguire ciò
che è giusto, senza gettare la spugna.
Condannare e ironizzare su quelle lacrime va proprio nel senso opposto,
e non riconoscere il potenziale del cambiamento insito in una vera politica
del sentire femminile è
non cambiare la politica. È
vero che il cambiamento è un processo lungo, ma solo l'estensione
di questa consapevolezza può cambiare le cose e le donne hanno,
più degli uomini, la forza e la capacità di trasmettere
la necessità di lavorare per bene comune, di intendere la politica
come servizio e devono farlo tutti i giorni in ogni ambito perché
ovunque si fabbrica politica, non importa quale ruolo ricopriamo. Diffondiamo
questa coscienza del sentire, spingiamo le donne e gli uomini di valore
a impegnarsi. Vincerà la società intera, saremo un paese
più coeso e più forte, anche economicamente. Rende bene
l'idea la filosofa Luisa Muraro nel suo splendido libro "Non è
da tutti. L'indicibile fortuna di nascere donna". In un passo cita
così Simone Weil: "Chi trova il punto di coincidenza tra cose
tanto distanti come l'intimità profonda di sé e l'economia
globale guadagna un protagonismo molto diverso da quello che dà
il primeggiare sugli altri. In quel punto si arriva a sentire l'essere".
Ed è questo sentire che può cambiare le cose.
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