| TESI
DI LAUREA (ABSTRACT) DI
LIVIA PANICI TITOLO:
Verità e Riconciliazione in Sud Africa: la voce delle donne
RELATRICE:
Prof.ssa FEDERICA GIARDINI
UNIVERSITA' DEGLI STUDI ROMA TRE, FACOLTA' DI
LETTERE E FILOSOFIA, CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN "TEORIA DELLA COMUNICAZIONE"
- A.A. 2006-2007
La mia tesi analizza il contributo delle donne alla Commissione per la Verità
e la Riconciliazione in Sud Africa, istituita nel 1996 dopo decenni di guerra
civile con lo scopo di chiudere i conti con il passato e volgersi insieme al futuro
democratico del paese. Le donne sudafricane hanno portato sulle loro spalle
il peso dell'apartheid e della lotta per la liberazione nazionale. Ne hanno sofferto
in misura diversa dagli uomini, in quanto già sottomesse al sistema tradizionalmente
patriarcale sudafricano che negli anni di oppressione era stato esasperato e legittimato
giuridicamente. Sudafricane di ogni razza e classe sociale hanno dato il loro
contributo per la trasformazione in senso democratico della società; hanno
fornito molto dell'infrastruttura stessa della resistenza, mobilitando il dissenso
ed unendosi su un fronte comune, a livello politico e comunitario. Hanno partecipato
attivamente alle azioni di guerriglia sia come combattenti che come specialiste
di comunicazioni, esplosivi e spionaggio. La Commissione per la Verità
e la Riconciliazione (TRC) ha rappresentato un importante passaggio nella transizione
democratica; l'inclusione delle donne in questo difficile processo è stata
tutt'altro che automatica, ed ha richiesto specifici interventi da parte di ricercatrici,
attiviste, collaboratrici interne ed esterne alla TRC. La storia del Sud Africa
che la Commissione si proponeva di investigare e stabilire sarebbe stata incompleta
senza il loro contributo: la mia tesi è che inserire la tematica delle
donne - dalla loro oppressione sistematica e strutturale al loro contributo alla
liberazione - non abbia significato solo dare voce ed autorità all'altra
metà della popolazione e completare così l'archivio nazionale. Si
è trattato anche e soprattutto di superare i limiti del mandato, di ampliare
il valore e la portata del messaggio della TRC riconoscendo ufficialmente il significato
della liberazione nazionale come lotta affrontata quotidianamente dalla popolazione
nel suo complesso. Le donne hanno raccontato questa storia in un linguaggio che
la TRC non era preparata a comprendere: attraverso il loro silenzio, il racconto
della sfera domestica violata e della distruzione delle proprie famiglie e aspettative
di vita hanno esposto e denunciato il volto più disumano dell'apartheid,
mettendo sé stesse all'ombra, scegliendo sempre di ricordare e celebrare
le figure prevalentemente maschili che avevano perduto. Nelle loro storie emerge
il senso dell'ubuntu, il continuo tentativo di condividere il proprio dolore in
quanto madri, figlie e sorelle con altre donne di ogni razza, classe sociale e
orientamento politico. All'interno della Commissione le donne hanno contribuito
a garantire la trasparenza e visibilità dei processi di selezione dei commissari,
di gestione dei protocolli e organizzazione delle udienze. Hanno introdotto nuovi
temi all'indagine della TRC, con l'obiettivo di includere al suo interno la maggiore
varietà razziale, sociale e religiosa. La partecipazione delle donne alla
trasformazione in senso democratico del Sud Africa può essere letta come
l'applicazione pratica delle recenti normative internazionali riguardo la parità
di genere. L'interesse sulle donne come oggetto di specifica ricerca non è
nuovo, e si inserisce in un contesto più ampio di sensibilizzazione a livello
internazionale alle tematiche del genere, in particolar modo per quanto concerne
la violenza e discriminazione sessuale. Ciò che è meno dibattuto
e più importante nel mio lavoro non è però l'obbligo morale
di includere le donne nei processi di negoziazione e di pace; nelle parole di
Sanam Naraghi Anderlini la questione non è "quanto le donne possono
guadagnare tramite la loro inclusione nei processi di pace, ma (
) quanto
i processi di pace possono perdere quando il carico di esperienze, creatività
e conoscenza delle donne è escluso". In quest'ottica la transizione
sudafricana può essere presa ad esempio nel suo complesso, dalla missione
UNOMSA - guidata da Angela King e gestita da staff prevalentemente femminile -
alla trasformazione del settore della sicurezza, in cui le donne hanno giocato
un ruolo fondamentale. L'esperienza sudafricana si offre come prova delle
potenzialità femminili come motore di pace e sviluppo, dai boicottaggi
contro gli aumenti di beni di prima necessità dei primi anni Cinquanta
alle lotte per la piena trasformazione in senso democratico del paese dall'elezione
di Mandela in poi. La Commissione per la Verità e la Riconciliazione, al
di là dei suoi errori e limiti, ha rappresentato questo successo: la rivelazione
di una parte importante della storia del paese, il riconoscimento del ruolo e
contributo femminile e conseguentemente il suo potenziale per la ricostruzione.
La sfida è stata raccolta da numerosi paesi al mondo, che si trovano recentemente
ad affrontare la transizione; il bagaglio di esperienza in materia di promozione
dei diritti umani e strategie per l'allargamento e sviluppo della democrazia è
oggi patrimonio comune in cui è possibile leggere e sfruttare il contributo
delle donne.
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