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cur. Adelina
von Fürstemberg
Balkan
Epic
Skira, 2006
€ 29,00 - 112 p., ill., brossura
Reduce da
una perfomance/installazione inedita intitolata Seven Easy Pieces,
svoltasi nel novembre del 2005 al Guggenheim Museum di New York, Marina
Abramovic´ presenta il nuovo lavoro Balkan Erotic Epic, che
l'artista così racconta: "Balkan Erotic Epic prende spunto
dai miei studi sulla cultura popolare nei Balcani e sull'uso dell'erotismo.
Attraverso l'erotismo, l'essere umano ambisce a diventare simile agli
dei. Nella cultura popolare la donna sposa il sole o l'uomo sposa la luna
per conservare il segreto dell'energia creativa e, attraverso l'erotismo,
entrare in contatto con le indistruttibili energie cosmiche. La gente
credeva che nell'energia erotica ci fosse qualcosa di sovrumano proveniente
non dall'uomo bensì da forze superiori. Gli oggetti osceni e i
genitali maschili e femminili hanno una funzione molto importante nei
riti per la fertilità e l'agricoltura dei contadini dei Balcani.
Se ne faceva un uso assolutamente esplicito per un'infinità di
scopi. Durante i riti, le donne esibivano la vagina, il sedere, il seno
e il sangue mestruale. Gli uomini mostravano apertamente il sedere e il
pene durante la masturbazione e l'eiaculazione".
La monografia,
catalogo dell'esposizione allestita presso l'Hangar Bicocca di Milano,
presenta sei opere realizzate dall'artista jugoslava, considerata dalla
critica internazionale tra i nomi più autorevoli della nostra epoca:
il nuovo lavoro Balkan Erotic Epic e le cinque video installazioni, Balkan
Baroque (la straordinaria performance/installazione con la quale nel 1997
vinse il Leone d'Oro come Migliore Artista alla Biennale di Venezia),
The Hero, Count on Us, Tesla Urn e Nude with Skeleton.
Preceduto dall'introduzione di Adelina von Fürstenberg, il volume
comprende i testi di Fulvio Salvadori e Steven Henry Madoff, seguiti dalle
opere, da una conversazione di Fredrik Carlström e Marina Abramovic´
su Balkan Erotic Epic e da un'intervista di Jeanette Fischer all'artista.
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| Nata
a Belgrado nel 1946, Marina Abramovic´ è un'antesignana
nell'uso dell'arte performativa come forma di arte visiva. Da sempre utilizza
il corpo sia come soggetto che come mezzo. Mette alla prova i limiti fisici
e mentali del suo essere, arrivando a sopportare dolore, sfinimento e a
correre dei rischi alla ricerca di trasformazioni emotive e spirituali.
L'artista si dedica alla creazione di opere che ritualizzano le semplici
azioni del vivere quotidiano, come stare stesi oppure seduti, pensare o
sognare che sono in sostanza espressioni di un unico stato mentale. In quanto
esponente vitale di una generazione di performance artist d'avanguardia,
di cui fanno parte anche Bruce Nauman, Vito Acconci, e Chris Burden, Marina
Abramovic´ è autrice delle primissime esibizioni che hanno
fatto la storia della performance art ed è l'unica che ancora continua
a produrre opere importanti destinate a lasciare il segno. |