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Se si dovesse dire in che cosa e in quali luoghi si
cristallizzò l'ideale della più oziosa,
spregiudicata, esigente civiltà europea fra
Seicento e Settecento, si potrebbe rispondere: in alcuni
salotti di Parigi, dove si celebravano i riti, insieme
esoterici e trasparenti, della conversazione. Via via
allontanata, per volontà del sovrano, dall'uso
della forza come dal potere politico più incisivo,
l'aristocrazia spese le sue ultime, dispettose energie
nell'elaborare un modo di vivere che pretendeva di
raggiungere un traguardo di perfezione a partire dal quale
tutto il passato apparisse grezzo e goffo. Con l'ausilio di
alcuni geni della socievolezza - quasi sempre donne, spesso
antagoniste nelle loro inclinazioni e peculiarità,
ma tutte maestre di eleganza e psicologia - si
creò così una corrente impetuosa che
attraversò due secoli e, nella sua apparente
capricciosità, investì vastissimi
territori. Alla fine dovremo constatare che la più
alta e frivola mondanità era riuscita a plasmare
molte forme della vita sociale e intellettuale, oltre che a
diventare veicolo dell'azione politica. Quella corrente si
infranse contro lo sbarramento della Rivoluzione, ma il
sito ricordo ha continuato ad agire potentemente, come
immagine inarrivabile della "civiltà
perfezionata", sino a oggi. Di Benedetta Craveri, che insegna Letteratura francese
all'Università della Tuscia, è apparso
presso Adelphi Madame du Deffand e il suo mondo (1982),
ripubblicato nel 2001 nella collana " gli Adelphi " con un
saggio di Marc Fumaroli. |