VD 107: E in risposta i due punti

di Vita Cosentino

vengano messi punti interrogativi,
e in risposta – i due punti:

Wislawa Szymborska

 

 

Disimparare la guerra imparare a confliggere affida alle immagini il compito di ricordarci la guerra, a partire dalla Grande Guerra di cui l’anno prossimo ricorre il centenario. Un solo articolo parla della guerra e lo fa in una versione che è l’unica bella: quando uomini e donne sono riusciti a sfuggire ai suoi effetti di morte. Questo numero nel suo insieme è dedicato specialmente al conflitto, soprattutto a momenti incandescenti del recente incontro di Paestum Libera ergo sum.

Messi così i punti interrogativi, io vi propongo, in aggiunta, letture che hanno a che fare con il conflitto. Sono riflessioni di donne attorno al tema della buona vita o, detto in spagnolo, del vivir bien. Hanno tagli diversi ma tra loro corre un filo comune: un conflitto aperto con il mondo di oggi, soprattutto quello occidentale, che può tuttavia orientare l’agire politico verso esiti non distruttivi.

La ed. Nottetempo di Roma ha da poco pubblicato A chi spetta una buona vita di Judith Butler, in cui la domanda del filosofo tedesco Adorno: come condurre una vita buona in una vita cattiva? diventa un interrogarsi sulla biopolitica, cioè su quei dispositivi del potere che organizzano la vita distinguendo vite che valgono da quelle che non valgono, vite degne di cura da quelle che non lo sono, vite degne di lutto da quelle indegne di lacrime. «Desideriamo vivere, persino vivere bene, all’interno di organizzazioni sociali della vita e di regimi biopolitici che talvolta stabiliscono che le nostre vite sono usa e getta o irrilevanti, oppure, ancora peggio, che cercano di negarle. Se non possiamo vivere senza forme sociali di vita, e se le uniche forme esistenti lavorano contro la prospettiva del nostro vivere, ci troviamo davvero in una situazione difficile, se non impossibile.» Se fin qui è riconoscibile l’influenza del pensiero di Foucault, la Butler se ne discosta e va avanti combinando la critica dei regimi biopolitici con quella, già avanzata dal femminismo, alla separazione tra pubblico e privato. Infatti con questa duplice critica si crea il punto di partenza «per una nuova politica del corpo, che comincia con la comprensione della dipendenza e dell’interdipendenza umana».

Di differente matrice è il saggio di Antonietta Potente Cosmologie del vivir bien. Confronti e conflitti tra universi simbolici, contenuto in Davide e Golia. La primavera delle economie diverse, a cura di Lucia Bertell, Marco Deriu, Antonia De Vita, Giorgio Gosetti, Jaca Book 2013. L’autrice parte dal paese in cui vive, la Bolivia, in cui, come in Ecuador, si è lottato per inserire nella costituzione politica del paese l’idea guida del vivir bien e ora si cerca si realizzare un sistema sociale diverso «bevendo dal proprio pozzo delle sapienze e delle esperienze». Prendono dalla concezione ancestrale andina l’idea della terra come un essere vivo e quindi la terra viene riconosciuta come un soggetto, «un soggetto indispensabile per poter vivere umanamente bene» Di questo nuovo corso l’autrice avverte: «Questo sappiamo che non sboccia all’improvviso, e soprattutto non si riferisce a uno stato paradisiaco, ma a un processo più o meno lento, una vera e propria metamorfosi che dura ormai dall’anno 2005». Il conflitto che delinea tra universi simbolici nella prassi economica del vivir bien vede «da una parte la ricerca esistenziale della sopravvivenza umana collettiva e cosmica (le risorse naturali) dall’altra quella di una vita preoccupata a coltivare degli status economici raggiunti comunque sotto il vortice del consumo».

Da più di un anno è uscito in Germania ABC des guten Lebens (Christel Göttert Verlag, Rüsselsheeim 2012, http://www.abcdesgutenlebens.de/), recensito da Chiara Zamboni per il prossimo numero della rivista online di Diotima Per amore del mondo n. 12 (2013, in uscita attorno a Natale, http://www.diotimafilosofe.it/riv_online.php). Vi anticipo qualcosa della sua bella recensione, con la speranza che qualche casa editrice ci permetta di leggerlo al più presto. ABC della buona vita si presenta come un catalogo di parole tematiche dalla A alla Z e per ogni parola della sequenza vengono messe in campo pratiche, scoperte, esperienze, pensiero. Le autrici sono nove, alcune di esse note a chi legge VD, come Antje Schrupp e Ina Praetorius, e non propongono una definizione di che cosa sia una buona vita, bensì parlano di «come vivere una vita intensificandone le potenzialità». La collocazione delle autrici è quella di un mondo post-patriarcale che ha bisogno di linguaggio che ne dica l’emergere, orientandolo. Per una buona vita abbiamo bisogno di parole che siano in circolo con quello che stiamo vivendo, ma anche che altri le conoscano e le riprendano: «Solo così si tesse una nuova forma di convivenza». Le autrici definiscono il loro lavoro un tentativo di rendere comprensibile il pensiero post-patriarcale in uno spazio pubblico attraversato da altre tradizioni. Per entrare in dialogo, per aprire conflitti «avendo ben presente che gli effetti di dialogo, conflitti, contaminazioni sono imprevedibili». Ma di sicuro non sono guerre.

Vita C.

P.S. I numeri arretrati e altri materiali possono essere ordinati in Libreria delle donne, tel. 02-70006265, e-mail info@libreriadelledonne.it, e tramite il sito www.libreriadelledonne.it

(Via Dogana n. 107, dicembre 2013)

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