VD 94: Guardare indietro

 

Vita Cosentino

Guardai indietro, dicono, per curiosità,
ma potevo avere, curiosità a parte, altri motivi.
da La moglie di Lot di Wislawa Szymborska

Se nell’uso corrente Primum vivere è associato spesso alla dura necessità e al calcolo egoistico, in questo numero il suo significato è ampliato e trasformato: in tempi di crisi economica pressante istituisce una priorità e la dà al vivere. Ci chiama ad affrontare in ogni campo le cose di base dell’umano, a capire cos’è l’essenziale per sé e per gli altri.
Un numero recente da riguardare per intero è Intossicano gonfiano rubano strozzano… e la chiamano economia (VD 89), che mostra parecchie donne impegnate in una ricerca ampia e plurale sull’economia. Le riflessioni, le domande, le proposte avanzate, hanno in comune uno sguardo che tiene insieme ciò che nell’esperienza non è separato e cerca di liberarci dalla sudditanza ai criteri economici. L’apertura, Ritorno ai dati economici fondamentali, di Ina Praetorius, si propone di ridefinire l’economia, abbandonando la bipartizione patriarcale del mondo in famiglia da una parte e sfera del lavoro dall’altra, natura e cultura, soldi e amore, governo della casa e mercato. Dal suo ragionamento scaturisce quella che chiama l’economia della natalità che infrange la bipartizione e inverte l’ordine di ciò che è di primaria importanza e ciò che è secondario (mercato) nella realtà. Secondo l’autrice, se il fallimento di quell’ordine diventa evidente nell’attuale crisi economica, come nelle cosiddette crisi ambientali, allo stesso tempo si apre la possibilità di riorganizzare la convivenza umana con differenti criteri e priorità. Nel numero compare per la prima volta, introdotta da Lia Cigarini, la formula primum vivere, che sarà poi sviluppata nel Manifesto Immagina che il lavoro, in questo numero più volte ripreso. In La vita poi l’economia invita a riferirvisi mettendo da parte le regole di Maastricht, i bilanci, l’ammontare del PIL. Intende il primum vivere come riuscire a partire da lì, cioè dal vivere come elemento primario per modificare e riorganizzare l’economia e il Welfare senza paura del fallimento.
Andando più indietro sempre sull’aspetto economico, vi segnalo Il cuore invisibile (VD 46/47). Del Rapporto sullo sviluppo umano 1999, pubblicato dall’ONU, viene riprodotta la sintesi del terzo capitolo che fa dell’attenzione nei confronti degli esseri umani, prestata in prevalenza da donne, il cuore invisibile dell’economia mondiale. Il Rapporto si chiede come le società possono dare all’attenzione un nuovo assetto nell’economia mondiale, stante che il modello di focolare patriarcale non è più una soluzione e si propone la ricerca di nuovi criteri e di diversi meccanismi istituzionali e politici al riguardo.
Sarebbe, però, riduttivo riferire il primum vivere solo all’ambito economico. La sua portata investe ogni campo e dice qualcosa in più: la competenza primaria che è nostra in quanto esseri umani viventi, donne e uomini (Luisa Muraro in questo numero). Su questo richiamo un intero numero Quelle che sanno esserci (VD 60) che ha il merito di aver fatto conoscere per la prima volta in Italia la teologa e filosofa svizzera Ina Praetorius e la sua filosofia del saper esserci. Sfogliando i numeri della rivista, sento in sintonia con il tema della priorità al vivere alcuni testi che in modi diversi tornano a ciò che si sente come essenziale. Vi rimando a Sentiamoci bene (VD 84) in cui Chiara Pergola ci racconta di aver sviluppato un orecchio interno che le segnala con un forte malessere quando si trova forzata a competere, quando sta uccidendo in se stessa l’essenziale, quando si sta piegando a un aut-aut che la nega. Ascoltandolo, è riuscita a dire “questo no!” in molte occasioni, senza chiudersi fuori dal mondo, continuando a partecipare a questa straordinaria costruzione collettiva, vincendo la paura.
Vi invito anche a rileggere L’amore più difficile (VD 4), la seconda inchiesta di Roberta Tatafiore su donne (e uomini) che hanno cura dei genitori diventati anziani. Mi colpisce la testimonianza di quattro sorelle, che si mettono in mente di vincere la malattia della madre sofferente di Parkinson e costruire un’assistenza primitiva e casereccia che coinvolge tutta la famiglia, mariti e figli compresi. La maggiore commenta: Qualche volta ho il dubbio che questo castello di solidarietà crolli. Altre mi sgomento di essere troppo autoritaria e di aver usurpato il posto a mia madre. Poi improvvisamente divento euforica: stiamo facendo un’opera ben fatta.
Da ultimo segnalo La bellezza nel paese reale delle donne (VD 72) di Paola Righetti. L’autrice riferisce di un’indagine avviata da una nota azienda di cosmetici per conoscere il pianeta donne. Ne risulta un quadro per cui la bellezza è riconosciuta come il più importante fattore di pressione sociale e suscita un’ampia protesta per come è rappresentata in televisione. Ma i comportamenti reali delle donne differiscono e si sottraggono, per cui l’autrice può concludere che la maggioranza delle donne ha avviato un laboratorio di modelli e canoni autonomi che non ha nulla di ideologico ma al contrario sembra esprimere una sorta di pragmatismo estetico, un voler semplicemente “vivere” al di fuori delle costrizioni estetiche.
Vita C.
P.S. I numeri arretrati possono essere ordinati in Libreria delle donne, tel. 02-70006265 e tramite il sito www.libreriadelledonne.it

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