5 Giugno 2019

Il 26 maggio non ho votato Lega…

di Cristiana Fischer


Care tutte,

ho ascoltato su youtube la vostra riunione del 2 giugno “Com’è andata con le elezioni europee?” e vi invio le riflessioni conseguenti.

Il 26 maggio non ho votato Lega, ho esitato, ma un anno fa avevo votato un economista che la Lega candidava. Avevo letto nel suo blog l’opzione sovranista per favorire l’economia dei territori appenninici, dove vivo ormai da vent’anni.

Non ero però sicura che un equilibrio tra le grandi città e aree collegate, con un’economia agricola turistica e mercantile delle zone interne, fosse effettivamente la linea economico-politica della Lega.

Mi attrae comunque un programma generale della Lega di ripresa economica, nel senso del lavoro produttivo e non guidato da finanza e rendita. Il voto alla Lega si presentava comunque orientato a lavoro e stipendio, e questo grazie anche ai 5S; quanto alla politica dei diritti si può credere che siano estesi e che si tratti piuttosto di applicarli.

È un programma, questo, che si oppone alla politica economica europea che ha governato da vent’anni, e che da tempo rifiuto.

Le elezioni europee hanno però fatto vedere due fatti: che alcune grandi città hanno votato in modo diverso dal resto del paese; che esperienze politiche radicali e democratiche sono state sconfitte. Il voto in controtendenza delle città mi ha fatto pensare ai Gilets jaunes, si può credere che le idee politiche più radicali sorgano solo in città? O invece il voto diverso delle città era inteso a conservare privilegi? Certo la vita in città è aspra, ha interessi propri e diversi da quelli del più ampio territorio, quasi una diversa antropologia: come si è trasferito questo nel voto?
La Lega è un partito di maschi, gerarchico e retto da un piccolo gruppo affiatato. Pensando alle donne politiche, che “perdono il corpo” e spariscono, frammentate e scisse, trovo che è quasi un conforto che la politica gli uomini la facciano tra loro (la ministra Trenta ha fatto una caricatura del suo essere ministra della difesa. Tre generali della riserva – dato che potevano esporsi – la hanno fortemente criticata per il suo aver esaltato la partecipazione di crocerossine e servizio civile alla sfilata. Intanto tagliava i finanziamenti, ed è ciò che cercava di abbellire, ma è quello che ha fatto imbestialire i militari in servizio).

Trovo miope dire che le donne hanno votato di meno la Lega perché sono più scolarizzate, e che le città non hanno votato Lega perché le donne, più colte, “hanno votato meglio degli uomini”. È proprio così? Non ho dati in proposito, ma il circa 50% di voti alla Lega nel nord, voti di donne dovrebbe comprenderne. Allora davvero quelle che hanno votato Lega diventano le nuove Simplicie di Voghera.
Il voto a destra che ha prevalso a Lampedusa, a Riace, in val di Susa, me lo spiego anche con un sentimento di delusione, di realismo – ribaltato in accuse di cinismo! – e rinuncia a idealizzare, se l’ideale contrasta la vita che si fa e quindi perde lo smalto. Sia la politica in quanto amministrazione a gestire i problemi: nell’amministrazione infatti ci sono tante e tanti che vogliono lavorare al meglio.
L’impoverimento generale, le scarse prospettive e le poche energie circolanti, i piatti dibattiti politici ufficiali sui media, pompati senza risparmio, fanno anche di me una spaventata?
Sul territorio dove vivo, ho incontrato donne e uomini attivi nell’agire e nel pensare. Molte donne sanno di avere una sapienza antica che amministra i rapporti. Alcune votano a destra, anche ultimamente.
Ciao.


(www.libreriadelledonne.it, 5 giugno 2019)

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