24 Febbraio 2015
il manifesto

L’antagonismo del «buen vivir»

di Alessandra Pigliaru

La cri­tica al modello neo­li­be­ri­sta inter­roga uomini e donne. Accanto agli stru­menti per soli addetti ai lavori, teo­ri­ca­mente irre­pren­si­bili ma che spesso riman­gono sepa­rati dalla mate­ria­lità delle sin­gole vite, esi­stono comu­nità di pra­ti­che che, da qual­che anno, si inter­ro­gano su nuove moda­lità del quo­ti­diano. Sostan­zial­mente alla ricerca di una rela­zione che tenga conto del vivente e del sapere dell’esperienza di donne e uomini, que­ste comu­nità sono costi­tuite dai molti gruppi che — in Ita­lia e non solo — rispon­dono alle «eco­no­mie diverse», e in altre parti del mondo al cosid­detto buen vivir.

Sostan­zial­mente rifiu­tano l’economicismo neo­li­be­ri­sta e il mer­cato a senso unico che l’iper-produzione pre­vede; hanno poi una matrice eco­lo­gi­sta e vivono della con­ta­mi­na­zione di meto­do­lo­gie pre­cise: quelle pro­dotte dal par­tire da sé e della cura del vivente. Se rima­nere inchio­dati alla sola diva­ri­ca­zione eco­no­mica pre­ve­drebbe una para­lisi, le comu­nità di pra­ti­che com­pren­dono un modo più ampio e arti­co­lato di stare nel mondo; sono Gas, pro­dut­tori e con­su­ma­tori cri­tici, Des/Res, realtà asso­cia­tive e coo­pe­ra­tive, gruppi sulla decre­scita felice e alcuni altri. Sono le eco­no­mie altre che è pre­fe­ri­bile decli­nare, appunto, come «diverse»; è con que­sta con­no­ta­zione che infatti si evince una distanza side­rale dalla spinta necro­fila del capi­ta­li­smo finan­zia­rio. Nono­stante la distanza e la postura dif­fe­rente, que­ste eco­no­mie appar­ten­gono al mer­cato e a una signi­fi­ca­zione poli­tica e sociale su cui sarebbe bene con­ti­nuare a soffermarsi.

Pog­giate sal­da­mente agli studi con­dotti da Ivan Illich su biso­gni, cre­scita indu­striale e con­vi­via­lità, le eco­no­mie diverse hanno il pre­gio di offrire nuove nar­ra­zioni sul lavoro, le rela­zioni e il modo in cui si intende la crea­zione comune.
Del resto già dagli anni ’80 Alain Caillé fonda insieme ad altri il Mou­ve­ment Anti-Utilitariste dans les Scien­ces Socia­les che nel suo acro­nimo ricorda Mar­cel Mauss, rife­ri­mento — insieme a Karl Pola­nyi – della sua posi­zione.
Arriva dun­que da un per­corso lungo il Mani­fe­ste con­vi­via­li­ste. Décla­ra­tion d’interdépendance (Le bord de l’eau 2013, trad. it. Mani­fe­sto con­vi­via­li­sta. Dichia­ra­zione di inter­di­pen­denza, ETS 2014) redatto dallo stesso Alain Caillé insieme al soste­gno di Serge Latou­che, Susan George, Edgar Morin, Chan­tal Mouffe, Ève Chia­pello e molte/i altre/i che lo hanno fir­mato. La rilet­tura dei movi­menti dal basso come occa­sione di ripen­sa­mento del pre­sente, si col­loca epi­ste­mo­lo­gi­ca­mente nella tran­si­zione dall’homo oeco­no­mi­cus all’homo con­vi­via­lis. In Ita­lia è già da diversi anni che esi­stono labo­ra­tori di pra­ti­che poli­ti­che che si sor­reg­gono attra­verso il dop­pio passo dell’ambientalismo e dell’esperienza meto­do­lo­gica fem­mi­ni­sta del par­tire da sé e dun­que da un’assunzione di un pen­siero incar­nato dell’esperienza.

Già con la pub­bli­ca­zione del volume Davide e Golia. La pri­ma­vera delle eco­no­mie diverse (2013) curato da Anto­nia De Vita, Lucia Ber­tell, Marco Deriu e Gior­gio Gosetti all’interno del gruppo vero­nese TiLT/territori in libera tran­si­zione, si segnala una pre­ci­sa­zione rispetto le eco­no­mie diverse, che non sono forme di emar­gi­na­zione etica né la rap­pre­sen­ta­zione tout court del terzo set­tore. «La confusione/adesione tra terzo set­tore ed eco­no­mie diverse — secondo Lucia Ber­tell — va tenuta a bada met­tendo ordine non tanto nelle dif­fe­renti forme giu­ri­di­che, che ora­mai poco par­lano delle stesse imprese e realtà asso­cia­tive, ma piut­to­sto facendo luce sulle moti­va­zioni, sul rap­porto con il sistema eco­no­mico domi­nante, sul posto che si dà al denaro o all’ambiente, o a quello che occu­pano le rela­zioni e la giu­sti­zia, e l’equità».

Le eco­no­mie diverse sono capaci di crea­zione sociale, por­ta­trici come sono di «strut­ture che con­net­tono»; è un’intuizione antro­po­lo­gica fon­da­men­tale, come spe­ci­fica Anto­nia De Vita, in cui alla cen­tra­lità del lea­der si sosti­tui­sce la pro­du­zione di un’autorità cir­co­lante. Infatti, pro­se­gue, «le tante voci ascol­tate sinora riba­di­scono in maniere dif­fe­renti il biso­gno di riap­pro­priarsi di spazi di par­te­ci­pa­zione e di pro­ta­go­ni­smo che resti­tui­scano a cia­scuno un pro­prio posto e una pro­pria respon­sa­bi­lità in aspetti impor­tanti della vita che altri­menti sareb­bero lasciati all’alienazione. La cen­tra­lità delle per­sone, viste non come indi­vi­dui soli­tari, ma assieme ad altri, viene affer­mata con forza».

Le eco­no­mie diverse sono anche punto nevral­gico di un dif­fe­rente modo di inten­dere le rela­zioni; sov­ver­tono il para­digma del sistema pro­dut­tivo main­stream, della sovra-esposizione e del brand di se stessi, della mor­ti­fera seria­lità che si spec­chia nelle ango­sce di ognuna e ognuno.
E se è vero ciò che sot­to­li­nea Fede­rica de Cor­dova, cioè che sce­gliere di agire le eco­no­mie diverse signi­fica sot­trarsi alla vio­lenza neo­li­be­ri­sta, è altret­tanto plau­si­bile che la nomi­na­zione di quella «vio­lenza strut­tu­rale» porti uno spo­sta­mento: «di fronte a que­sto senso di impo­tenza i pro­ta­go­ni­sti delle nostre sto­rie fanno un pas­sag­gio: par­tendo da sé, dal con­tatto vivo con que­sto stato di males­sere, iden­ti­fi­cano le «eco­no­mie diverse» come stra­te­gia di fuo­riu­scita da quella con­di­zione, come com­por­ta­mento resi­liente. Non si tratta di soprav­vi­venza in ter­mini pura­mente eco­no­mici, ma di una neces­sità vitale (di vita) che porta a «sele­zio­nare» que­sta tra le molte scelte pos­si­bili di stare in rela­zione con il sistema». La dimen­sione di que­ste azioni eco­no­mi­che ha un pre­ci­pi­tato diretto nella forma del lavoro. Un ripen­sa­mento che si muove, secondo Gior­gio Gosetti, nella «ten­sione costante tra movi­mento e isti­tu­zione», pro­ba­bil­mente non risol­ven­dola mai del tutto. Eppure a com­porre la ricerca sociale sono mate­riali straor­di­nari di testi­mo­nianze, inter­vi­ste, casi stu­dio e inter­pel­lanze dirette dei e delle pro­ta­go­ni­ste, come è acca­duto lo scorso novem­bre in occa­sione di un con­ve­gno dedi­cato al lavoro nelle eco­no­mie diverse rea­liz­zato su nume­rosi scambi nel ter­ri­to­rio del Veneto e della Sar­de­gna (Qua­lità del lavoro e forme eco­no­mi­che emer­genti. Donne e uomini nella crea­zione di nuovi modelli di lavoro e pro­du­zione, in corso di pub­bli­ca­zione, Angeli).

Nella stessa dire­zione si apre domani a Verona il quarto incon­tro nazio­nale di Prove di futuro intorno alle eco­no­mie diverse e quest’anno dedi­cato al tema della non-violenza che si svol­gerà in tre appun­ta­menti (uno al mese) fino ad aprile, orga­niz­zato da TiLT e Le Matonele/donne e uomini verso un’altra società, insieme a Uni­Mat — gruppo di auto­for­ma­zione Uni­ver­sità e Ter­ri­to­rio e Il Cir­colo della Rosa di Verona. Le rifles­sioni sulle eco­no­mie diverse hanno avuto ini­zio intorno a ricer­che sociali, inda­gini e pra­ti­che poli­ti­che sia nella costi­tu­zione della Rete di Eco­no­mia Soli­dale vero­nese che nell’interscambio tra eco­no­mie locali. Al gruppo di TiLT par­te­ci­pano nume­rose com­pe­tenze che si muo­vono negli scambi di pra­ti­che poli­ti­che tra filo­so­fia, socio­lo­gia, peda­go­gia e psicologia.

Anche in que­sta quarta edi­zione di Prove di futuro si darà spa­zio ai movi­menti della tran­si­zione che signi­fi­cano nuove inter­pre­ta­zioni dell’antagonismo, la rico­stru­zione di luo­ghi e spazi in comune. Si sta cioè den­tro il con­flitto esat­ta­mente dove la con­flit­tua­lità ha perso i suoi con­torni, nella spro­por­zione e nella dispa­rità si cam­bia il posto in cui risiede la forza. Come suc­cede a Davide e Golia appunto. Il sim­bo­lico di que­sta rap­pre­sen­ta­zione tut­ta­via cam­bia così come muta il con­te­sto e la rela­zione con il ter­ri­to­rio, con lo spa­zio urbano e con gli scon­fi­na­menti disci­pli­nari. Il primo incon­tro di domani avrà come tema Fare la pace con natura e ter­ri­to­rio (Gior­gio Gosetti — Uni­ver­sità di Verona/TiLT; Mar­tina Lucia Lanza — Movi­mento non vio­lento; Marco Pas­si­gato — Amici della bici­cletta). Il 25 marzo ci si inter­ro­gherà intorno al «Matriar­ché: c’è un prin­ci­pio fem­mi­nile della non vio­lenza?» (Anto­nia De Vita — Uni­ver­sità di Verona/TiLT; Michela Pereira — Uni­ver­sità di Firenze; Mimmi Spu­rio — Res Verona Le mato­nele), men­tre il 22 aprile sarà la volta di tre rifles­sioni attorno alla «Vio­lenza del super­fluo» (Vero­nica Polin — Uni­ver­sità di Verona; Anto­nella Valer — Bilanci di Giu­sti­zia; Michele Bot­tari — Res Verona Le matonele).


(il manifesto, 24/2/2015)

Print Friendly, PDF & Email