18 Giugno 2013
Noi Donne.org

Strasburgo condanna l’arresto della “Signora dell’Est”

di Cristina Carpinelli

 

Ucraina – Il caso Yiulia Tymoshenko

 

La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha ritenuto illegale e arbitraria la decisione presa dalle autorità ucraine di sottoporre Yiulia Tymoshenko al carcere preventivo. Il 5 agosto 2011, l’ex premier era stata, infatti, arrestata, e nello stesso giorno veniva disposta la sua custodia cautelare presso il carcere di Sizo, a Kiev. La Corte di Strasburgo sostiene che non vi siano motivi sufficienti per tenerla chiusa in carcere prima del processo. Nella sentenza della Corte, emessa il 30 aprile 2013, si rileva la violazione da parte delle autorità ucraine di vari commi dell’art 5 (diritto alla libertà e alla sicurezza, a un riesame della legittimità della detenzione e al risarcimento per carcerazione illegale) e dell’art 18 (limitazione dell’uso di restrizioni ai diritti) della Convenzione europea. La Tymoshenko (53 anni) era stata sottoposta al carcere preventivo con l’accusa di aver ostacolato i procedimenti contro di lei e di aver mostrato un comportamento poco rispettoso in aula nei confronti del giudice e dei testimoni. Ma questa accusa non è sufficiente secondo la Convenzione europea dei diritti umani per sottoporre qualcuno a carcerazione preventiva. Inoltre, la Tymoshenko, eseguendo le disposizioni della procura, non aveva mai lasciato Kiev prima del suo arresto ed era stata presente a tutte le udienze. I giudici della Corte di Strasburgo si sono espressi anche in merito ai ricorsi presentati dalla diretta interessata contro la detenzione preventiva ritenendo che questi sono stati respinti dal tribunale di Kiev senza essere analizzati in modo adeguato. La Corte di Strasburgo non ha, tuttavia, accolto il ricorso avanzato dall’eroina della Rivoluzione arancione per presunti maltrattamenti e mancanza di cure durante il suo trasferimento all’ospedale delle Ferrovie di Kharkiv nell’aprile 2012. Per la Corte europea non si è, infatti, rilevata alcuna violazione dell’art. 3 (divieto di trattamenti inumani o degradanti) della Convenzione europea. Ha anche affermato che le autorità ucraine hanno fatto enormi sforzi per assicurare all’ex premier le cure necessarie.

 

L’11 ottobre 2011, l’ex premier veniva condannata in primo e secondo grado a sette anni di reclusione da parte del tribunale di Kharkiv e della corte di Cassazione di Kiev che l’avevano accusata rispettivamente di malversazione ed evasione fiscale, e di abuso di potere, avendo imposto nel 2009 alla società statale energetica Naftogaz un accordo con il colosso russo Gazprom – senza il preventivo consenso del governo da lei guidato – per le forniture di gas russo a un prezzo che il governo ucraino aveva ritenuto “svantaggioso” (450 dollari ogni 1000 metri cubi). Le era stato imposto, inoltre, dal tribunale, un risarcimento di 200 milioni di dollari alla società energetica statale Naftogaz. Il 29 agosto 2012 la Corte suprema dell’Ucraina nell’ultimo grado di giudizio confermava i sette anni di reclusione per la “Tigre bionda”. La sentenza diventava, dunque, definitiva. In questi anni, la Tymoshenko era stata rinchiusa prima nel carcere di Kiev e poi al “Colony Correctional Kachanivska” di Kharkiv.

 

Le autorità ucraine hanno fatto sapere che valuteranno le ragioni sostenute dalla Corte di Strasburgo. Lo ha comunicato alla stampa internazionale il rappresentante di Kiev alla Corte europea dei diritti dell’uomo, Nazar Kulchitsky, precisando, tuttavia, che prima di rilasciare dei commenti le autorità ucraine dovranno entrare in possesso di una copia del dispositivo della sentenza.

 

Intanto, Yiulia Tymoshenko ha espresso dal carcere la sua gioia per la sentenza della Corte europea: “Sono felice che la Corte europea per i diritti umani, l’unico tribunale di verità e giustizia che si è occupato delle questioni in Ucraina, abbia stabilito che il mio arresto e la mia detenzione siano illegali. (…) Sono felice che tutto il fango e le bugie con le quali le autorità hanno cercato di affondarmi negli ultimi anni siano state cancellate”. Yevhenia Tymoshenko, figlia della leader dell’opposizione ucraina, ha definito la decisione della Corte di Strasburgo, in un incontro con i giornalisti a Kiev, “una prima vittoria”: “In questo momento pensiamo che si tratti di una prima vittoria, di un primo passo verso la riabilitazione politica totale e la liberazione immediata”. Il 19 aprile 2013, più di 20 deputate ucraine hanno firmato e inviato al presidente Viktor Yanukovich una richiesta scritta per la scarcerazione della leader dell’opposizione Yiulia Tymoshenko. La richiesta scritta è stata pubblicata nel sito dell’ex eroina della Rivoluzione arancione. Nella sua nota di chiusura si sostiene che ”concedere la grazia all’ex premier sarebbe un vero gesto di perdono in vista della Pasqua” (che per gli ortodossi quest’anno si è celebrata il 5 maggio).

 

La scarcerazione della leader dell’opposizione ucraina Yiulia Tymoshenko rappresenta un punto chiave della politica dell’UE per la conclusione di nuovi accordi commerciali con le autorità di Kiev. Lo ha affermato l’ex presidente del Parlamento europeo, Pat Cox. I nuovi accordi riguarderebbero la possibile firma di un’intesa di associazione e di intercambio commerciale tra le due aree, prevista per il prossimo novembre.

 

Qualche giorno prima della sentenza della Corte europea a favore di Yiulia Tymoshenko, il presidente ucraino, Viktor Yanukovich, aveva concesso la grazia a Yuri Lutsenko, ex ministro dell’Interno del governo di Yiulia Tymoshenko e uno dei leader della rivoluzione arancione, aprendogli le porte del penitenziario, dove sarebbe dovuto rimanerci sino al 2014 per abuso di ufficio e storno di fondi pubblici. La grazia era arrivata anche per un altro ministro della ex-squadra di Yiulia Tymoshenko, per la quale, invece, per il momento non sembra esserci alcuna speranza.

 

D’altro canto, un’indagine Usa, di cui aveva dato notizia l’Ansa il 13 dicembre 2012, non aveva certo favorito la Tymoshenko, dopo che il rapporto aveva clamorosamente smentito la tesi sostenuta dall’ex premier ucraina della sentenza “a sfondo politico”. L’indagine voluta dal presidente ucraino Viktor Yanukovich, e affidata dal ministero della Giustizia allo studio legale statunitense Skadden, Arps, Slate, Meagher and Flom (uno dei più grandi e prestigiosi del mondo) ha negato che vi fosse una motivazione politica nella controversa sentenza Tymoshenko. Il rapporto, di oltre 300 pagine, aveva legittimato il verdetto delle autorità ucraine nei confronti di Yiulia Tymoshenko, pur riconoscendo che vi erano state alcune violazioni del diritto alla difesa ma non tali da ribaltare la sentenza fondata su “supporti probatori” e “non politicamente motivata” o frutto di una “giustizia selettiva”: “Basandoci sulla revisione della documentazione, non crediamo che la Tymoshenko abbia fornito specifiche evidenze della motivazione politica che sarebbero sufficienti a ribaltare la sua condanna secondo gli standard americani”, era scritto nelle conclusioni dell’indagine. Si trattava di un colpo duro per l’ex eroina della Rivoluzione arancione (notoriamente sostenuta dagli Usa), che aveva sempre accusato l’attuale presidente ucraino, suo grande rivale politico, di essere il mandante di una rappresaglia politica nei suoi confronti per mettere a tacere l’opposizione.

 

Per ascoltare in diretta la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul caso Tymoshenko, collegarsi a: http://www.echr.coe.int/ECHR/Homepage_En/

 

(Noi Donne.org, 18/06/13)

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