20 Novembre 2015

Abusi travestiti da ragionamenti

di Luisa Muraro

 

Il 13 novembre 2015, poche ore prima dei paurosi eventi di Parigi, quando ancora le altre cose mantenevano una loro importanza, il TG 3 delle ore quattordici ha dato una notizia impressionante.

Un tribunale civile di Genova (due donne e un uomo) ha sentenziato che una donna che era stata gravemente maltrattata dal marito, non aveva diritto a nessun risarcimento perché aveva denunciato il marito troppo tardi e lo aveva sopportato troppo a lungo. In pratica, la donna è stata trattata come consenziente e complice dell’uomo violento.

Siamo davanti a un’iniqua interpretazione della legge e dei fatti, travestita da ragionamento. In altre parole: un abuso di razionalità giuridica. Devo questa espressione alla giurista Silvia Niccolai, che parla anche di “abusi sofistici della razionalità”. Lei ci segnala due cose. Primo, che questa tendenza all’abuso travestito da pensiero razionale riguarda l’applicazione del principio di uguaglianza. Secondo, che si torna così al neutro maschile che calpesta la giustizia nei confronti delle donne.

Purtroppo la conferma di quest’analisi mi è arrivata pochi giorni dopo, da un fatto ancor più grave, non in sé ma per le dimensioni.

La Corte costituzionale spagnola (che loro chiamano El Supremo) ha annullato la severa sentenza pronunciata da un tribunale nei confronti di organizzatori e di profittatori (poliziotti compresi) di due megabordelli, uno dei quali a Saratoga. Sentenza emessa dopo una lunga inchiesta sui fatti e un esame delle leggi vigenti. Lo chiamavano “il caso Saratoga”.

Secondo El Supremo è ben vero che le donne sfruttate nei bordelli erano indotte a prostituirsi da disgraziate circostanze sociali, ma, stante che sul posto non vi erano costrette con una violenza diretta, bisogna considerarle “giuridicamente libere”. Testuale. Non veramente ma “giuridicamente”: suprema ingiustizia, fatta anche allo spirito della legge.

In un articolo intitolato Prostituzione “volontaria” (“El País”, pagine Cataluña, del 17.11.15) il magistrato José Maria Mena ha criticato la decisione del Supremo con tutta la calma consentita dalla sua grande e giusta indignazione. Esattamente così ha parlato la speaker del TG 3 dando la notizia della sentenza di Genova. Così ho cercato di fare io.

Ringrazio il magistrato J. M. Mena e l’amica Silvia Niccolai. Chiedo alle persone che non vogliono vivere in un mondo senza libertà femminile, di non distrarsi dal fronte di lotta costituito da una giusta interpretazione del principio di uguaglianza.

 

(www.libreriadelledonne.it, 20 novembre 2015)

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