14 Novembre 2020
Corriere della Sera

Carrie e le sue alleate mettono alla porta il «Rasputin» di Boris

di Luigi Ippolito


È una svolta che assomiglia a un cambio di governo. Il «Rasputin» di Boris Johnson, ossia Dominic Cummings, il super consigliere di Downing Street che era di fatto il vero primo ministro, di cui Boris è stato spesso solo il docile burattino, ha annunciato ieri le sue dimissioni «con effetto immediato».

Cummings era stato l’architetto della vittoria al referendum sulla Brexit del 2016 e del trionfo elettorale dei conservatori nel dicembre dell’anno scorso: un genio, per alcuni, uno «psicopatico di carriera», a detta dell’ex premier David Cameron. Col suo stile abrasivo e pugilistico si era fatto troppi nemici, anche fra i deputati conservatori: ma per farlo fuori ci è voluto l’intervento di Carrie Symonds, la giovane fidanzata di Boris.

Quello che è andato in scena è stato una specie di «golpe delle donne» a Downing Street. Mercoledì si è consumata una «notte dei lunghi coltelli» dalle implicazioni cruciali per la politica britannica: quando Carrie, assieme alle sue alleate, ha messo nell’angolo la vecchia guardia dei consiglieri del premier.

Ma andiamo per ordine. Fino a mercoledì pomeriggio sembrava che il direttore della comunicazione di Downing Street, Lee Cain, stesse per essere promosso a capo dello staff del primo ministro. Cain è l’uomo di Dominic Cummings e la sua nomina avrebbe cementato la presa sul potere della fazione degli ultra-Brexiter, quelli che avevano guidato la vittoriosa campagna nel referendum del 2016.

Ma all’ultimo momento Carrie si è messa di traverso. La ruggine con Cain e Cummings covava da tempo, accusati di seguire una linea disastrosa di pubbliche relazioni durante la pandemia: e così la fidanzata del premier ha posto il veto sulla nomina. Carrie ha fatto squadra con altre due donne: Allegra Stratton, la 39enne giornalista televisiva appena nominata portavoce di Boris, e Munira Mirza, la 42enne brillantissima capa della cellula politica di Downing Street, una musulmana di origine pachistana con trascorsi trotzkisti in gioventù.

Di fronte a questo muro, non c’è stato nulla da fare: umiliato, Cain mercoledì ha preferito dimettersi. E ieri Cummings è stato costretto a seguirlo. Una svolta clamorosa, che consegna Boris all’influenza determinante del «triumvirato femminile». Carrie ha saputo fare sponda col gruppo parlamentare del partito conservatore, insofferente nei confronti della gestione Cummings: il super consigliere ha sempre ignorato i deputati, disprezzandoli, e loro lo hanno ricambiato con la stessa moneta. La fidanzata del premier si è fatta forte di questa rivolta interna e l’ha usata come un ariete per smantellare gli equilibri interni a Downing Street.

Ora sono la «first girlfriend» e la sua squadra che hanno conquistato l’attenzione di Boris, a scapito della combriccola di Cummings: e con un premier che appare sempre più in balia degli eventi, debole e svuotato di energie, non faranno fatica a imprimere una svolta nella condotta del governo.

Carrie, a soli 32 anni, è ormai la più influente compagna di un premier che la storia ricordi: e c’è già chi prevede, sotto la sua egida, una sterzata in senso ambientalista e un approccio meno dogmatico verso l’Unione Europea. Insomma, un ritorno a quel Johnson «liberal» che si era fatto apprezzare come sindaco di Londra. In queste ore, ha di fatto preso avvio a Londra il «Boris 2».


(Corriere della Sera, 14 novembre 2020)

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