21 Giugno 2021

Un contributo per fare il punto sul ddl Zan

rete1dicembre


Qualche riflessione su questi mesi di lavoro comune sul ddl Zan, grande parte dei quali ci hanno viste impegnate nel tentativo di essere ascoltate dai legislatori e di rompere il silenzio mediatico.

Almeno in parte il risultato è stato ottenuto, e da poco: pensate che il sondaggio che abbiamo realizzato in crowfunding, che è stato un po’ il giro di boa, è solo dei primi di maggio.

Questa prima fase si è conclusa.

La seconda fase è iniziata dal momento in cui le nostre voci sono riuscite a farsi sentire – in dibattiti, sui media, in Senato –, presa di parola a cui sono seguite vere e proprie scomuniche pubbliche da parte dell’intero centrosinistra e dei 5Stelle. 

È certamente un bene continuare in un paziente lavoro sotto traccia per convincere senatrici e senatori a considerare il pericoloso merito di questo testo di legge senza fermarsi a letture politiciste ed elettoralistiche. O addirittura personalistiche, per salvare la propria futura candidatura soprattutto in vista della riduzione del numero dei parlamentari.

Ma è bene anche non farsi grandi illusioni sull’efficacia di questa tattica.

È giusto tenere in considerazione i tentativi di Italia Viva di aprire un tavolo di confronto: la partita è sempre di più in mano a Renzi in persona, e si deve tenere conto anche dell’influenza di Maria Elena Boschi, grande sostenitrice di questo ddl.

Ma anche qui, non è il caso di farsi troppe illusioni. 

Difficilmente da un tavolo condiviso potrebbe uscire un testo come quello che tutte insieme abbiamo chiesto dall’inizio:

1. che ometta la parola “sesso”, e quindi si astenga dall’includere tra i reati perseguibili l’odio misogino e, peggio ancora, la misandria

2. che sostituisca il termine identità di genere con transessualità o identità transessuale

3. che riconsideri con attenzione la questione della formazione Lgbtq nelle scuole di ogni ordine e grado, questione che qui non è ancora deflagrata come in Canada e negli USA, ma che ovunque costituisce la prima linea, come si vede anche dalla bozza della Ley Trans che verrà discussa dal governo spagnolo il 29 giugno. È a bambine e bambini che si punta, un vero e proprio grooming per confonderli con l’idea di un genere liberamente scelto e preferibilmente per avviarle-i alla transizione, facendo dell’identità trans un prodotto di massa.

Davvero siamo convinte di avere grandi chance di ottenere questi cambiamenti nel testo di legge?

O invece pensiamo, per amore della mediazione, di poterci accontentare di timide specifiche, cambi di virgole, “ritocchini”?

Pur mantenendoci in stato di attiva vigilanza, senza trascurare nessun tentativo né sminuire il lavoro di chi sta tentando una mediazione, e considerando come possibilità il ripescaggio del ddl Scalfarotto-Annibali, che con l’appoggio di almeno parte del centrodestra garantirebbe senz’altro una buona legge a tutela delle persone omosessuali e transessuali, riteniamo che in questo momento non si possa che dire un netto

NO AL DDL ZAN

così come il femminismo di tutto il mondo occidentale dice NO a leggi analoghe. Sempre pronte a riconsiderare questa posizione, laddove si aprano concreti spiragli. Ma come si direbbe in linguaggio sindacale, di cui molte fra noi hanno esperienza, ormai da settimane la trattativa si è rotta.

Infine, sarebbe anche molto utile considerare, una volta riconfermati i nostri obiettivi unitari come ai punti sopra indicati, la possibilità di riunirci sotto l’ombrello di un’unica sigla, dedicata a dare vita a iniziative pubbliche unitarie, cosa che renderebbe il lavoro più agile ed efficace.


PROVIAMO A DISCUTERNE


 
Maria Laura Antonellini, Alessandra Bocchetti, Annarosa Buttarelli, Rossana Ciambelli, Valeria Damiani, Eloisa Dacquino, Maria Esposito Siotto, Franca Ferrari, Gabriella Ferrari Bravo, Marisa Guarneri, Silvia Guerini, Luisa Muraro, Rita Paltrinieri, Elvira Reale, Monica Ricci Sargentini, Veronica Tamborini, Marina Terragni, Roberta Trucco


(rete1dicembre, 21 giugno 2021)

Print Friendly, PDF & Email