14 Settembre 2025
L’Altravoce il Quotidiano

A Gaza Hind aspetta ancora di essere salvata

di Franca Fortunato


«Salvami, salvami!» è il grido disperato di Hind Rajab, bambina palestinese di cinque anni uccisa dall’esercito israeliano il 29 gennaio 2024, che la regista tunisina Kaouther Ben Hania ha fatto risuonare alla Mostra del cinema di Venezia con il suo film La voce di Hind Rajab, premiato con il Leone d’Argento.

In attesa che il 25 settembre il film arrivi nelle sale cinematografiche, la voce della bimba è risuonata in tutto il mondo e con il suo volto e la sua storia ha dato un volto e una storia alle bambine e bambini palestinesi (20.000) uccisi dall’esercito e dal governo genocida d’Israele e a quelle/i che continuano a morire sotto le bombe, per fame o per malattie. Hind era una bambina, una delle tante, fuggita con gli zii a cui l’aveva affidata la madre e i cugini dopo l’ennesimo ordine di evacuazione dal nord di Gaza. L’automobile su cui viaggiavano era stata crivellata di colpi dai carri armati dell’esercito occupante e tutti, tranne la bimba e la cugina Layan, quindicenne, erano stati uccisi. Sole e sotto attacco, riescono a mettersi in contatto con gli operatori della Mezzaluna Rossa. «Ci stanno sparando, il carro armato è di fronte a me», dice al telefono Layan, prima che una raffica interrompa la comunicazione e l’uccida. Hind, intrappolata nell’auto con accanto i corpi senza vita dei suoi parenti, resta sola e impaurita. Quando gli operatori della Mezzaluna riescono a mettersi in contatto con lei, disperata grida più volte: «Ho tanta paura… vi prego venite a salvarmi». Ma passano ore prima che ottengano il permesso dai militari israeliani di poterla raggiungere con un’autoambulanza e nel frattempo cercano in ogni modo di tranquillizzarla. Quando finalmente arrivano, contravvenendo agli accordi presi, li crivellano di colpi e uccidono la bambina e i due paramedici accorsi in suo aiuto. Quanta disumanità! Quanta crudeltà! Quanto odio! Gli ordinano di evacuare e durante il viaggio li ammazzano. Li affamano e li bombardano mentre fanno la fila per un sacco di farina o una tanica d’acqua. Li lasciano morire di fame e di malattie, impedendo l’entrata a Gaza dei camion carichi di viveri e medicinali. Non conoscono pietà, l’odio li divora e la forza, che domina, schiaccia, annienta, disumanizza, li possiede. Chi pagherà per questi crimini? Chi farà giustizia di tante vittime innocenti? Chi redimerà Israele? Quante generazioni dovranno passare per estinguere l’odio dall’una e dall’altra parte? Potrà mai essere riparata quella rete di pacifica convivenza che donne israeliane e palestinesi, insieme a uomini, hanno tessuto per anni? Chi redimerà la storia del popolo ebraico se non chi da ebrea/o, dentro e fuori Israele, si è opposta/o al governo genocida d’Israele? A Gaza non c’è una guerra contro Hamas per liberare gli ostaggi ma la volontà di cacciare un popolo, vivo o morto, più morto che vivo, da quella che Israele rivendica essere la sua terra, come la Cisgiordania per i coloni. «Vi prego, venite a salvarmi!» grida ancora Hind da Gaza.

Ad ascoltare e raccogliere quel grido sono le migliaia e migliaia di manifestanti che hanno accompagnato in tutti i porti la partenza della flotta della Global Sumud Flotilla, che sta navigando verso Gaza con a bordo tonnellate di viveri, medicinali, solidarietà e umanità. Il governo israeliano ha minacciato di impedirne l’arrivo ad ogni costo e ha bollato gli equipaggi come “terroristi” da arrestare e mettere in galera. I droni che hanno colpito due navi nel porto di Tunisi non sono che un primo avvertimento. Non li hanno fermati, hanno ripreso la navigazione accompagnati dalla solidarietà di migliaia di tunisine/i. Una solidarietà che sta montando in tutto il mondo e, se il governo israeliano dovesse portare a termine le sue minacce, come una marea si abbatterà su Israele e i suoi complici, e li sommergerà. Buon vento Global Flotilla! Il mondo intero è con voi.


(L’Altravoce il Quotidiano, rubrica “Io Donna”, 14 settembre 2025)

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