di Melania Petriello
Silenziose, mai zitte, sono tornate in piazza, abito lungo rosso e cuffia bianca in testa, come nel romanzo Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood. Siamo a Madrid, ma la loro immagine ha fatto il giro del mondo. Le femministe e militanti spagnole tornano in protesta per dire no alla pratica della gestazione per altri, che chiamano solo “utero in affitto”. Donne, e tutte di sinistra, che sfidano la politica e l’opinione pubblica con posizioni integraliste, inequivocabili. E con parole definitive, come “tratta” di esseri umani.
Ángeles Álvarez, ex deputata socialista, attivista e rappresentante di Alianza contra el Borrado de las Mujeres [‘alleanza contro la cancellazione delle donne’] – il movimento che rivendica il principio «essere donna non è un sentimento» – che ha organizzato la manifestazione, parla per la prima volta di questo alla stampa italiana.
Il 6 settembre eravate in piazza, con l’abito da ancella che evoca un mondo di violenza sulle donne. Perché, da donne e femministe, siete contrarie alla gestazione per altri?
«Noi ci opponiamo alla maternità surrogata perché rappresenta una pratica di mercificazione e sfruttamento del corpo delle donne, riducendoci a meri oggetti o strumenti. La serie Il Racconto dell’ancella illustra, in tutta la sua crudezza, le implicazioni dell’uso del corpo delle donne per soddisfare i desideri altrui, disumanizzando le donne e trasformandole in ancelle riproduttive».
E se una donna, libera e consapevole, non in condizioni di fragilità economica, volesse farlo come atto di altruismo, di benevolenza?
«I bambini non si comprano né si regalano. Non esiste generosità in un evento come questo, i bambini non sono un dono».
Le coppie omosessuali o le famiglie omogenitoriali non hanno diritto ad avere un figlio, con qualsiasi strumento la scienza renda possibile?
«Non esiste alcun diritto ad avere un figlio; avere un figlio è un desiderio, non un diritto. L’orientamento sessuale di una persona è irrilevante. La maternità surrogata non è una tecnica di riproduzione assistita: è tratta di esseri umani».
La vostra manifestazione è stata convocata da diverse associazioni e sigle femministe, undici promotrici e altre venti di supporto. Ma il movimento è spaccato sul tema anche in Spagna. È una rottura insanabile?
«A Madrid abbiamo fatto un atto di protesta organizzato da diversi gruppi femministi abolizionisti e unito donne provenienti da diverse parti della Spagna. Questo tema non dovrebbe essere controverso all’interno del movimento. Tuttavia, abbiamo visto persone di organizzazioni esterne al femminismo presentarsi ai media come “femministe” e usare questo termine come scudo. Difendere lo sfruttamento delle donne non può essere considerato femminismo».
Anche in Spagna, la pratica della gestazione per altri è illegale. Tra il 2010 e il 2023, secondo i dati da voi diffusi, quasi 400 bambini sono nati da coppie spagnole attraverso la GPA in altri paesi. Ma come si regolano i diritti di questi bambini, come deve riconoscerli e registrarli lo Stato?
«In Spagna, il problema risiede nel fatto che una norma [adottata da un ente] di rango inferiore (un’istituzione amministrativa interna del Ministero della Giustizia) consente la registrazione di questi casi a determinate condizioni. Sosteniamo che tale norma sia in contraddizione con la legge, poiché esistono già due leggi che considerano questa pratica una forma di violenza contro le donne e dichiarano nulli i contratti correlati. Non ha senso che, se la legge è così categorica, a questi individui debba essere consentito di mantenere la potestà genitoriale sui minori acquisita attraverso contratti abusivi e pratiche illegittime. Pertanto, chiediamo coerenza e la revoca della potestà genitoriale, poiché viola la legge».
In questi casi, qual è allora secondo voi il supremo interesse del minore?
«La Corte Suprema spagnola, in una sentenza del 2025, ha negato ai genitori che hanno accettato la maternità surrogata la possibilità di modificare all’anagrafe le informazioni relative alla filiazione materna e al Paese di origine. L’interesse superiore del minore è quello di poter conoscere le proprie origini, una volta raggiunta la maggiore età».
Nel vostro Paese, i partiti della sinistra parlamentare come di quella militante sono contrari alla gestazione per altri, che invece è tollerata dai gruppi liberali di destra. Il contrario di quanto avviene in Italia, ad esempio. Come lo spiega?
«I liberali di destra credono che non dovrebbero esserci limiti al mercato e sono chiaramente disposti a oltrepassare i confini che violano la dignità umana».
La vostra protesta andrà avanti? Cosa chiedete al governo?
«Sì, continueremo. Il nostro obiettivo è sensibilizzare le persone sul business spregevole che si cela dietro questa pratica, spiegando come funzionano i contratti e come vengono sfruttate le donne. Condurremo attività di educazione sociale per sensibilizzare sul fatto che non possiamo essere trattate come semplici incubatrici».
“L’utero in affitto”, come lo chiamate voi, dovrebbe essere un reato ovunque?
«La relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, Reem Alsalem, ha chiarito che è necessaria una legislazione universale per opporsi a questa pratica e criminalizzare l’uso improprio delle capacità riproduttive delle donne come crimine contro l’umanità».
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fortemente rivendicato la legge che considera la gestazione per altri reato universale. È una scelta femminista?
«Non sto dicendo che Giorgia Meloni sia femminista, assolutamente no, ma una legge che proibisce lo sfruttamento riproduttivo delle donne è, per definizione, una legge femminista. Queste leggi dovrebbero essere fatte dalla sinistra, eppure la sinistra sembra aver abbandonato l’agenda femminista».
(La Stampa,12 settembre 2025)

