Lettera di Graziana Canova Tura
Concordo pienamente con la polemica del signor Stefano Zamberlucchi (Corriere, 9 settembre). Mi chiedo da tempo se i “geni” che cambiano le procedure dal manuale (umano) al digitale sappiano che un quarto della popolazione italiana (tra poco saremo un terzo) ha più di 65-70 anni. E se ha senso escludere una così gran parte della popolazione da tutte le incombenze che la vita moderna ci impone. Se molti di noi non possono, non vogliono o non sanno usare la tecnologia, dovrebbe, anzi deve essere lasciata in atto l’antica funzione manuale di tutte le procedure che oggi sono passate al sistema tecnologico. Poi ognuno sceglierà di quale servirsi. Ho 85 anni, guido, faccio bonifici online, uso il computer e lo smartphone, ma non voglio essere obbligata a imparare in continuazione nuovi sistemi! Noi vecchietti abbiamo ancora poco tempo da vivere e non vogliamo perdere ore dietro a istruzioni astruse che spesso ci innervosiscono e non portano a facili soluzioni. Inoltre ci viene detto che dobbiamo uscire, camminare, muoverci per tenerci in salute, ma se ci tolgono la banca, la posta, i negozi, il dottore, la farmacia e invece siamo costretti a stare in casa e passare ore seduti davanti a uno stupido computer per risolvere tutti i problemi che sarebbero risolti meglio davanti a un essere umano… allora? Come dice il signor Zamberlucchi, questo non ci piace! Infine desidero il giovane, gentile, efficientissimo impiegato della Posta di Castro (Bergamo) che, da solo, ascolta, aiuta, risolve ogni problema in tempi rapidi e sempre con il sorriso.
(Corriere della sera – Lo dico al Corriere, 16 settembre 2025)

