di Benedetta Barone
LA LIBRERIA DELLE DONNE DI MILANO COMPIE 50 ANNI.In via Pietro Calvi dal 2001, è qui che si terrà la maggior parte delle celebrazioni
Uno spazio dal quale si esce e tutto sembra improvvisamente possibile. Sono molte le giovani che oggi descrivono così la Libreria delle donne, luogo di culto del femminismo degli anni Settanta che quest’anno festeggia il cinquantesimo anniversario dalla nascita. È infatti il 15 ottobre 1975 quando quindici socie, tra cui Luisa Muraro, Lia Cigarini e Giordana Masotto, aprono la sede di via Dogana 2, concependola alla stregua di un circolo, di una vera e propria comunità femminile che traeva ispirazione dal gruppo parigino di Psychanalyse et Politique e dalla loro Librairie des femmes. Non solo di libri trattava infatti il progetto – libri rigorosamente scritti da studiose, da rivoluzionarie, da poetesse e da romanziere che avevano contribuito a tessere, a creare il pensiero femminista, a lavorarlo dall’interno; per quanto spunta ormai da tempo uno scaffale dedicato agli uomini e affettuosamente ribattezzato “amici delle donne”.
Piuttosto la teoria serviva da base – oltre che da stimolo – per una rielaborazione attiva del presente. Erano quelli i tempi in cui prendevano vita le prime autocoscienze, un modo di dibattere, di parlare di sé che ribaltava completamente le maniere fino a quel momento diffuse di occuparsi della realtà.
Riunite in un sottoscala, le donne della libreria toccano e mettono a fuoco temi che costituiscono ancora oggi la spina dorsale del movimento femminista: il concetto di madre simbolica, il cosiddetto precedente di forza e l’esigenza di una nuova soggettività, diversa e differenziata dal maschile, che rifiutava di prenderlo a modello e di considerare la sola libertà auspicabile, immaginabile come il prodotto di un’imitazione.
Un’eredità spesso oggetto di critiche, tacciata di essere poco inclusiva – non solo in seno alla comunità maschile, ma allo stesso movimento femminista – e che tuttavia prosegue fino ad oggi, non più in via Dogana, ma in via Pietro Calvi 29 dove si è spostata nel 2001; contraddicendo l’accusa di settarismo che le viene rivolta con la presenza strenua delle donne che all’epoca contribuirono a fondarla e di quelle subentrate in seguito, sedute dietro il banco della libreria oppure una di fronte all’altra, all’interno di una specie di circonferenza spontanea, quasi sempre invogliando chi entra a inserirsi, a prendervi parte.
D’altro canto sono tuttora vivaci i contesti che animano il luogo, a cominciare dal Circolo della rosa, ambiente limitrofo alla libreria dalla quale è separata da una porta soltanto a ospitare presentazioni, proiezioni di pellicole, incontri la cui eco, il riecheggiare delle voci giunge di solito fino agli scaffali. Qui si è tenuta e si terrà la maggior parte delle celebrazioni per il cinquantesimo: dagli inviti aperti alla redazione della celebre rivista chiamata come la sua collocazione delle origini – via Dogana 3 – alla riedizione di vecchi numeri o cataloghi, quello del 1982 ad esempio, che raccoglie interventi, commenti e testimonianze a partire dalla lettura di alcuni romanzi di formazione di autrici del passato e intitolato inequivocabilmente Le madri di tutti noi.
E poi la riproposizione dell’Accademia delle piccole filosofe, aperta anche ai piccoli filosofi, voluta da Luisa Muraro per introdurre alla filosofia bambini e bambine dagli otto ai dodici anni, oggi divenuti adolescenti. A proposito di Luisa Muraro: oggi si svolge, all’Università Cattolica, un’intera giornata a lei dedicata per riscoprirne l’attualità del pensiero e della prassi, simile a quella organizzata il 17 ottobre alla sala Alessi del Comune di Milano in piazza della Scala e dedicata invece a Lia Cigarini; l’evento si chiama Aprire la porta alla parola e alla libertà.
Ogni raduno si trasforma in un pretesto per uno scambio corale, partecipato, vivissimo e non è un caso, scivolando lungo la parete del Circolo della rosa, trovare donne – e uomini – talvolta molto anziane sistemate sopra i tavoli oppure sul pavimento per mancanza di spazio. Un’immagine direttamente congiunta all’idea secondo cui il dialogo tra generazioni diverse è il fulcro del dibattito politico attuale e non può sussistere un presente di lotta svincolato dallo studio e dal legame con il passato.
Un’occasione di grande festa dunque. Non solo fisica, ma spirituale e programmatica. Un racconto comunitario in divenire che sfida le correnti narrazioni su Milano, sulla città che si alza, si rende esclusiva e non è più capace di accogliere, di generare: alla Libreria delle donne, tra le altre cose, ogni giovedì sera si discute d’attualità e si reperisce materiale d’archivio per il sito, all’attivo dal 2001.
(il manifesto, 20 settembre 2025)

