di Simona Olivito
Signor Presidente del Consiglio Giorgia Meloni,
mi rivolgo a Lei nella speranza che quanto mi propongo di sottoporre alla sua attenzione possa trovare modo di raggiungerla.
Come tutta Italia, ho appreso dai mezzi di comunicazione del grande Piano casa per le giovani coppie che il governo da Lei presieduto intende attuare.
Io mi chiamo Simona Olivito, sono una donna di 48 anni single e senza figli, che lavora da più di 20 anni a Roma pur non essendo originaria di questa città.
Svolgo un lavoro molto impegnativo e di responsabilità, che assorbe gran parte delle mie giornate, senza che questo mi impedisca di avere una soddisfacente vita di affetti e di aver cura della mia famiglia di origine, benché lontana.
Accade però che quando anche questo governo pianifica aiuti e incentivi per l’acquisto di una casa per giovani coppie, una persona come me si chieda come mai la fascia di età e lo stato civile a cui appartiene non rientri mai nei focus di chi governa in relazione al tema casa.
Lo stesso è stato per i precedenti governi, che hanno consentito a categorie di volta in volta definite come «giovani al di sotto dei 35 anni» e simili di poter comperare una casa a prezzi calmierati.
Ora, facendo una rapida sintesi: non sono giovane, non sono in coppia, non ho figli, ma non credo questo faccia di me una persona e una lavoratrice meno degna di avere accesso a una necessità primaria come l’avere un tetto sulla testa, proprio per poter contribuire alla vita del paese nel modo più proficuo possibile e avere una serenità personale che agevoli questo scopo.
Le possibilità economiche di chi vive solo ed esclusivamente del proprio lavoro, come nel mio caso, senza quindi l’agio di accedere a beni derivanti da eredità o comunque sostegni familiari, sono particolarmente ridotte, pur a fronte di un indefesso impegno quotidiano nel più alto rispetto dei valori sui quali il Paese è fondato.
Il fatto di svolgere onestamente questo lavoro, sostentandosi solo grazie al proprio salario, e di vivere secondo i valori della convivenza civile, avendo cura anche dei propri familiari, nei casi di donna single senza figli vicina ai cinquant’anni parrebbe però con ogni evidenza escludere dalla possibilità di avere accesso alla prima necessità che permette tutto questo: una casa. Perché?
Ciò significa che se non si è più considerate giovani (pur avendo ancora all’orizzonte molti anni di lavoro prima di accedere alla pensione) e se il proprio percorso sentimentale non ha portato a una vita di coppia, questo fa di noi automaticamente persone meno degne di accedere a questo bene primario, pur contribuendo proprio fin dalla tanto considerata giovane età alla vita economica e civile di questo paese?
Sono felicissima di sapere che in alcuni casi si guardi con occhio molto attento a precise circostanze, come appunto a progetti di vita impegnativi che vedono coinvolti partner e prole. Penso però che le condizioni di partenza che permettono di avere accesso a un supporto, a un bene come la casa nel momento in cui non si dispone di patrimoni familiari né di stipendi di alta fascia debbano essere uguali per tutte coloro che, pur non avendo né mariti né figli, allo stesso modo contribuiscono giornalmente con abnegazione e serietà alla vita civile ed economica, facendo anzi fronte da soli a impegni economici e non economici di ogni tipo.
Mi rivolgo a Lei quindi perché mi riesce molto difficile pensare che una donna mia coetanea con una storia personale di grandissima determinazione individuale e profuso impegno, attestato dalle altissime responsabilità che la vedono oggi protagonista, possa considerare del tutto trasparente a un simile provvedimento una fascia di cittadine quasi cinquantenni lavoratrici single e senza rendite diverse dal proprio salario, ma che onora quotidianamente la patria col proprio operato. Mi riesce altresì difficile pensare che non sia evidente l’apporto che queste cittadine danno al Paese.
Se è vero che senza una casa è più difficile costruirsi una famiglia, ritengo altrettanto vero che per chi non vive in un nucleo familiare tradizionale sia più complicato far fronte alle enormi sfide quotidiane nel momento in cui non si è nati in condizioni di agiatezza.
Spero di non averle sottratto troppo tempo prezioso e la ringrazio sentitamente per l’attenzione che avrà voluto dedicarmi,
Simona Olivito
(Lettera, 26 settembre 2025)

