di Ombretta De Biase
Dobbiamo risalire al 2005 per riannodare i fili della memoria e trovare il bandolo della matassa, cioè l’idea che dette origine alla rassegna teatrale Anima Mundi, la drammaturgia femminile. Ai tempi, come drammaturga, mi ero resa conto che non esisteva alcuna possibilità, nel senso di una semplice prassi, per proporre ad un teatro un proprio testo da mettere in scena, non perché il mio testo non fosse valido ma perché comunque non sarebbe stato valutato perché la prassi, appunto, era tutt’altra e complessa. Non volendo indagarne i motivi e quindi dare la stura alle solite sterili recriminazioni, pensai che, sic stantibus rebus, si poteva benissimo: fare da sé, ovvero fare da noi, autrici teatrali.
Mi consultai con alcune amiche drammaturghe di Milano e Roma che, come me, vivevano la frustrazione di non riuscire a rappresentare i nostri testi. Tutte accolsero l’idea con un ‘evviva!’ sincero e immediato. Organizzammo così un programma e chiedemmo al generoso Aleardo Caliari di ospitarci per due settimane nel suo Teatro della Memoria, in via Cucchiari. Ovviamente eravamo tutte ben consapevoli che non esistevano finanziamenti o sponsor di sorta, peraltro nemmeno ricercati vista la difficoltà dell’impresa. Un teatro scritto da donne? Figuriamoci!
Fu una ventata di energia collettiva, eravamo: Maria Cinzia Bauci, Maricla Boggio, Anna Ceravolo, Annabella Cerliani, Luciana Luppi, Camilla Migliori, Maura Pizzorno, Stefania Porrino e le attrici e gli attori che interpretavano le pièces, fra cui Marino Campanaro, Monica Nagy, Pierantonio Gallesi, Loredana Martinez…
Dal 12 al 24 aprile 2005, demmo così vita alla rassegna riscuotendo un buon successo di pubblico, attratto forse dalla novità e varietà delle pièces che spaziavano dal drammatico, al paradossale, al comico, alla rievocazione storica, alla satira. Ci raggiunse a Milano, da Genova, persino la musicista Barbara Petrucci che arrivò portandosi dietro il suo ingombrante, storico e delicatissimo clavicembalo per suonare un brano scritto da Maria Gaetana Agnesi nello spettacolo di Stefania Porrino, intitolato “Le sorelle Agnesi, la gloria del mondo, la gloria del cielo”.
A volte capitava che qualcuno del pubblico si fermasse dopo lo spettacolo per farci delle domande del tipo: qual era la differenzarispetto al teatro scritto da uomini? Come distinguerlo? Ovvio, rispondevamo, per il punto di vista che a volte completava quello maschile o, in altri casi, lo confutava come nelle pièces teatrali dedicate a celeberrime figure femminili della storia o della drammaturgia classica: Penelope, Antigone, Ofelia, Medea…, in ogni caso erano opere che “facevano la differenza”, come si dice, in scontata analogia con il principio basilare espresso dal cosiddetto femminismo della differenza nato negli anni ’70 alla Libreria delle donne di Milano.
Terminata con grande soddisfazione ma anche con un po’ di tristezza la rassegna, mi resi conto che il successo dell’iniziativa poteva incoraggiarmi a darle un seguito e a estenderla, con opportune modalità, a tutte le autrici teatrali, nel senso di un appuntamento annuale aperto a ogni regista e drammaturga italiana. Presentai il progetto all’Assessorato alla Cultura del Comune che, con fiducia, a partire dal 2008, mi permise di usufruire gratuitamente del chiostro ‘Nina Vinchi’ del Piccolo Teatro per la serata di presentazione della rassegna.
Concludendo, l’amore che le donne hanno per il teatro è sempre esistito anche se, com’è noto, solo negli anni ’70, le donne si “dettero il permesso” di scrivere e anche di dirigere opere teatrali, cioè di diventare autrici, non più personaggi descritti da uomini.
(www.libreriadelledonne.it, 12 dicembre 2025)

