1 Novembre 2006

Resoconto di uno scambio tra uomini e donne attorno al tema della violenza

Sandro Bellassai, Stefano Ciccone, Marco Deriu, Massimo Michele Greco, Alberto Leiss, Jones Mannino, Claudio Vedovati.

Dopo lunga gestazione, alcune riunioni e scambi di email, pubblichiamo finalmente il resoconto dell’assemblea del 14 Ottobre sull’appello contro la violenza

Invitiamo tutti coloro che hanno partecipato al’assemblea a farci pervenire le loro considerazioni, impressioni e riflessioni sull’appello e sull’incontro e a entrare nel merito delle proposte e delle iniziative da fare.
L’indirizzo email è sempre appellouomini@libero.it

 

L’incontro promosso a Roma il 14 ottobre dai firmatari del documento “La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo parole come uomini” ha visto la partecipazione di un centinaio di uomini e di donne. Lanciato nel settembre scorso, l’appello è stato ripreso da diversi giornali nazionali e locali, da varie emittenti radio e tv e da numerosi siti web, ha raccolto circa cinquecento adesioni e suscitato interesse e dibattito.

 

Sulla scia di questo interesse, sono giunti a Roma, nella cornice del Teatro Due, uomini e donne provenienti da diverse città italiane e dalle più diverse esperienze: persone singole, oppure appartenenti a gruppi maschili e a gruppi misti; dal mondo della scuola o dell’Università; provenienti a esperienze in organizzazioni politiche o sindacali, donne attive nei Centri antiviolenza o nelle Case delle Donne, e appartenenti a gruppi storici del femminismo italiano.


Questo incontro ha avuto il primo significato di rispondere alla necessità di un’iniziativa pubblica maschile contro la violenza da cui siamo partiti nella consapevolezza che la violenza contro le donne sia qualcosa che ci riguarda come maschi, che non riguarda figure marginali e devianti, ma uomini che si muovono all’interno di categorie del maschile generalmente condivise, di cui rappresentano l’epifenomeno estremo ma non spurio; che la violenza sia un corollario di un condizionamento profondo. Avevamo quindi ben chiara l’esigenza di interrogare prima di tutto gli  uomini, dando spazio a modalità di confronto che non riproducessero i consueti schemi frontali (relatori da una parte, pubblico dall’altra) ma che invitassero a parlare partendo da sé. Abbiamo così proposto per il 14 ottobre due distinti momenti: nella mattina le persone si sarebbero confrontate in piccoli gruppi di discussione e condivisione; il pomeriggio i lavori sarebbero proseguiti in un’assemblea plenaria, dove sarebbero stati riassunti i risultati degli incontri mattutini e si sarebbe dato spazio alla discussione.

 

Un primo dato si è rivelato subito interessante, sin dai lavori della mattina: la consistente partecipazione delle donne all’evento. I conti non sono semplici da fare, ma possiamo dire per approssimazione che sia nella mattinata che nel pomeriggio il rapporto numerico fosse quasi paritario. Un altro elemento di riflessione è la constatazione, confermata nel pomeriggio, della ridotta partecipazione dei gruppi maschili di riflessione presenti in Italia: su questa questione, ci sarà l’opportunità per tutti di rilanciare la discussione sulle modalità di coinvolgimento, sulla definizione di un percorso condiviso, ma non possiamo nascondere che abbiamo sentito la mancanza delle ricchezza che avrebbero potuto portare, sul piano dell’elaborazione, dell’esperienza e della costruzione di diverse modalità di relazione tra uomini e tra donne e uomini.

 

Durante la mattina, si sono formati, man mano che le persone arrivavano, tre gruppi, che  per composizione, andamento e modalità di confronto possono essere emblematici di ciò che avviene in contesti sociali e politici più allargati. In alcuni casi si è creato infatti uno spazio di ascolto e di accoglienza: i commenti delle partecipanti e dei partecipanti sono stati positivi, di apprezzamento, di soddisfazione e di sorpresa per un’iniziativa la cui mancanza era avvertita; si è avvertita una voglia di partecipare, di fare qualcosa, di conoscere le altre realtà, di spostare la riflessione ad un livello più ampio e radicale, di agire non solo come reazione ad un’emergenza, ma interrogandosi sul piano delle relazioni, dei simboli, della vita quotidiana e dei suoi piccoli soprusi e ingiustizie. In altri casi, l’integrazione ed il confronto, (penalizzati anche da alcune difficoltà logistiche) sono stati difficili, e sono emerse tensioni conflittuali, atteggiamenti aggressivi, scollamenti e dispersioni del gruppo, spesso proprio nella dimensione del confronto fra uomini e donne.

 

L’assemblea plenaria del pomeriggio è stata aperta dai  promotori, che hanno ricordato il percorso di scambi e confronti tra reti di uomini e di donne, da cui è scaturita l’idea dell’appello. Si è insistito che gli episodi di violenza che hanno occupato le pagine dei giornali negli ultimi tempi andavano in qualche modo sottratti alla cornice della cronaca nera per essere interrogati dal punto di vista dei significati sociali, culturali e relazionali che essi presuppongono e ripropongono. Si tratta – come è stato ribadito da più parti – di non fermarsi alla violenza in sé, ma di interrogare il rapporto degli uomini con il proprio corpo, con la propria sessualità, con il proprio modo di occupare lo spazio pubblico o di costruire relazioni di potere. E’ stata anche sottolineata la necessità di luoghi culturali e politici dove la sofferenza e il disagio anche degli uomini possano essere elaborati e trovare sbocchi e soluzioni differenti.

 

La discussione ed il dibattito successivo sono stati intensi, passando attraverso entusiasmi, paure, diffidenze e cautele, curiosità e provocazioni, facendo emergere anche difficoltà e conflitti, come è inevitabile che sia, ma mantenendo in generale un atteggiamento costruttivo. E’ emersa dunque l’importanza di ricostruire un modo diverso di stare insieme tra uomini come radice di una possibile trasformazione anche nei rapporti uomo-donna: a questo proposito, è emerso il collegamento fra molti degli atteggiamenti e dei comportamenti maschili e le forme di socializzazione maschile, per l’abitudine piuttosto diffusa all’uso della forza se non della violenza, o nell’incapacità di riconoscere lo spazio dell’alterità, della sua libertà e del suo desiderio autonomo, nelle proprie relazioni. Qualcuno ha insistito da questo punto di vista sulla necessità di un salto di civiltà e di un cambiamento simbolico nel rapporto tra uomini e donne, sulla necessità di capovolgere alle radici le relazioni tra i sessi: il cambiamento riguarda le pratiche, le esperienze e allo stesso tempo l’immaginario che le significa e le orienta. Da questo punto di vista alcuni interventi hanno richiamato l’importanza di affrontare il nodo cruciale del potere.

 

Altri ancora hanno sottolineato come per gli uomini essere venuti in quel luogo non significhi assumersi colpe o chiedere perdono alle donne in quanto appartenenti al genere maschile ne’ limitarsi a un gesto di denuncia o di solidarietà o a un impegno volontaristico. Questa presenza evidenzia piuttosto la consapevolezza che la lotta contro la violenza rappresenta un’occasione di libertà, di vita migliore, di relazioni più gratificanti non solo per le donne ma anche per gli uomini. La posta in gioco, si è aggiunto, è quella di poter far politica assieme ma sulla base di nuove condizioni. Si è quindi insistito sull’importanza di una pratica politica basata sul riconoscimento della differenza tra uomini e donne. Un’assunzione di responsabilità e una presa di parola autonoma degli uomini è il primo passo per un riconoscimento reciproco e per un dialogo non basato su confronto tra stereotipi ma su un’interrogazione reciproca.

 

Infine si è invocata anche la possibilità di un confronto ancora più continuativo e profondo tra uomini e donne, che vada al di là di ogni retorica positiva o negativa, e che permetta uno scambio di esperienze e sensibilità tra sessi e generazioni differenti.

 

Dall’incontro è emerso il desiderio di continuare a lavorare insieme, sia come rete di uomini, sia nello scambio con le donne, sia in rapporto con le istituzioni; con la consapevolezza che la sfida per un cambiamento di civiltà nei rapporti tra uomini e donne va affrontata sopratutto sul piano culturale ed educativo.

 

A grandi linee le proposte emerse nel, e a margine, dell’incontro sono le seguenti:

 

  • Lavorare per la costituzione di una rete di uomini disponibili a impegnarsi e attivarsi a livello locale e/o nazionale contro la violenza alle donne e per le trasformazioni delle relazioni tra i sessi. A questo fine predisporremo un repertorio di contatti relativi a gruppi, associazioni e singoli individui che hanno manifestato (o che manifesteranno) la loro disponibilità tramite le schede che abbiamo diffuso e miglioreremo le forme di comunicazione on line (www.maschileplurale.it  e www.donnealtri.it)

 

  • Promuovere una serie di iniziative locali e nazionali di contrasto alla cultura della violenza, cercando la collaborazione tra uomini e donne e tra gruppi, associazioni, centri antiviolenza e amministrazioni locali. Una prima occasione da questo punto di vista può essere il 25 novembre prossimo, giornata internazionale contro la violenza alle donne. In queste settimane sono stati promossi in tutto il paese più di 50 incontri locali che abbiamo in parte riportato sul sito www.maschileplurale.it

Come abbiamo visto il tema delle violenza ridotto a “emergenza” diventa occasione al tempo stesso per rimuovere una riflessione sulle sue radici profonde nella nostra cultura e per generare reazioni repressive, xenofobe e tese a militarizzare le relazioni e gli spazi sociali. Crediamo che la nostra iniziativa debba contrastare queste spinte. A questo fine crediamo importante:

 

  • Promuovere ogni occasione di incontro e di confronto con uomini delle diverse comunità immigrate al fine di contrastare gli stereotipi culturali che proiettano la questione della libertà femminile ad un problema che riguarderebbe solamente altre culture o religioni e non al contrario una questione trasversale a tutte le tradizioni. Promuovere a tal fine un impegno attivo e trasversale e iniziative comuni su queste tematiche.

 

  • Stimolare le istituzioni locali e nazionali ad impegnarsi e a dedicare risorse per promuovere un cambiamento culturale e sociale nelle relazioni tra i sessi e a promuovere a tal fine spazi di confronto e di elaborazione nazionali che coinvolgano rappresentanti delle realtà più attive localmente. Contrastando iniziative basate solo su un approccio repressivo ed emergenziale.

 


Nelle prossime settimane procederemo in questa direzione, affinando le proposte e cominciando ad attivare le reti e le iniziative localmente. Chiediamo a ciascuno di attivarsi e di farsi promotore di incontri e attività nei diversi territori.

I promotori
Sandro Bellassai, Stefano Ciccone, Marco Deriu, Massimo Michele Greco, Alberto Leiss, Jones Mannino, Claudio Vedovati.

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