6 Gennaio 2008
Corriere della Sera

Aborto, altolà della Bindi «No alle lacerazioni»

M. Antonietta Calabrò

ROMA – Sul tema dell’ aborto, i cattolici «debbono farsi un esame di coscienza». Parola del ministro della Famiglia, Rosy Bindi. «Se la legge 194 è stata applicata solo limitatamente agli articoli sull’ interruzione della gravidanza e non anche, come dovrebbe essere, a quelli sulla tutela della maternità – ha detto il ministro – è perché quella legge è stata combattuta e chi lo ha fatto è stato principalmente il mondo cattolico». Parlando durante una manifestazione del Pd a Jesi, Bindi ha ribadito che «bisogna dire no a un nuovo iter legislativo per la 194», anche perché «non so se ci sono oggi nel Parlamento le condizioni per una legge così equilibrata». In ogni caso secondo la Bindi, dal punto di vista scientifico «non ci sono stati cambiamenti talmente grandi da giustificare la riapertura di un iter legislativo», anche perché il «Paese non è pronto per un’ altra lacerazione così profonda». C’ è stato, però, ha aggiunto, «un cambiamento positivo nel clima culturale». «Non ho mai sentito parlare dell’ aborto come di una conquista – ha detto ancora – ma come qualcosa che bisogna fare di tutto per evitare. Su questo bisogna lavorare, creando le condizioni perché la donna sia davvero aiutata a scegliere liberamente». «Sono confortata dalle parole di Rosy Bindi. Mai le donne hanno inteso l’ aborto come una conquista» ha commentato Manuela Palermi, capogruppo dei Verdi-Pdci a Palazzo Madama. Anche per Walter Veltroni la 194 «è una legge importante che va difesa». Ma il leader del Partito democratico, in un’ intervista, tiene a precisare che «non mi spaventa una discussione di merito che tenda a rafforzare gli aspetti di prevenzione perché l’ aborto non è un diritto assoluto ma è sempre un dramma da contrastare». Quanto all’ iniziativa del direttore del Foglio, Ferrara, il ministro Bindi si è chiesta che «senso ha usare il termine moratoria per l’ aborto, appropriandosi così di un risultato importante ottenuto dall’ Italia per le esecuzioni capitali» dal momento che l’ aborto «non è uno strumento usato dagli Stati» ma è la conseguenza dell’ «applicazione di leggi che regolano l’ esercizio di una decisione individuale». All’ appello per la moratoria invece ha aderito Bologna Sette, inserto domenicale di Avvenire e voce dell’ Arcidiocesi del cardinale Carlo Caffarra. «È un’ esigenza di coerenza con la risoluzione dell’ Assemblea generale dell’ Onu sulla pena capitale – si legge – richiedere che gli Stati facciano ogni sforzo perché si giunga a una sospensione della pratica dell’ aborto: la più abominevole e ingiusta tra le pene di morte perché comminata a una vita umana innocente».

 

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