18 Aprile 2005
la Repubblica

Così cresce il dialogo tra i banchi

Guido Zichichi (Studente del liceo Volta)

Gli insegnanti si sono impossessati di una forma di lotta tipicamente studentesca e ci hanno dato una lezione di vita. Dimostrando che si può protestare con intelligenza, senza lasciare spazio ai giustificatissimi attacchi di chi pensa che ogni forma di protesta a scuola sia una perdita di tempo. Con stupore ho assistito alla grande mobilitazione che ha coinvolto quaranta istituti superiori dove i professori, seriamente preoccupati per il nostro futuro oltre che per il loro, si sono inventati le lezioni in pigiama, merende e giochi per bambini, futuri fruitori di questa devastante riforma. Il tutto senza dimenticarsi di conciliare il loro ruolo di educatori, con specifici doveri nei nostri confronti, con quello di contestatori.
Gli studenti invece cadono spesso nell´errore di occupare le scuole senza un progetto davvero condiviso e le loro mobilitazioni si trasformano facilmente nel semplice impossessarsi di un luogo fisico, la scuola, per saltare lezioni e compiti in classe. Per questo noi studenti del liceo Volta abbiamo deciso di sostituire le autogestioni con una forma diversa di protesta. L´abbiamo chiamata «Ataldì», tre giorni di attività alternativa, organizzata dagli studenti ma con il sostegno dei professori, per costruire un dialogo che ci porti oltre i programmi istituzionali. Cercando di ribaltare il motto delle occupazioni «protestare per informare» nel nuovo slogan «informare per protestare». Perché la nostra paura ora non è tanto la scellerata riforma, che rischia di aumentare le differenze sociali in scuola pubblica che faticosamente cerca ogni giorno di colmare la separazione fra i giovani, quanto l´indifferenza dei nostri coetanei di fronte a quello che sta succedendo. Pochi sanno quali saranno le conseguenze della riforma, pochi si domandano quale sarà la scuola dei loro fratelli minori.
Oggi è urgente informare: l´interesse nel conoscere la riforma è altissimo tra prof e genitori, scarso tra i giovani. Perché interessarsi a qualcosa che non ci riguarderà direttamente? Eppure dovremmo prendere consapevolezza che presto la riforma verrà applicata anche ai nostri licei. Che i tagli peggioreranno la qualità della nostra scuola, che il canale della formazione professionale costringerà i ragazzini di 13 anni a scegliere fra l´università e il lavoro, che molti dei nostri professori potrebbero perdere il loro posto. Invece di occupazioni bisognerebbe intensificare le attività informative per costringere i giovani a usare la propria testa per decidere quale sia la soluzione migliore a un problema che presto o tardi avrà ripercussioni su tutti noi.

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